BTCFi: cos’è e come funziona la Defi su Bitcoin

BTCFi: cos'è e come funziona la Defi su Bitcoin

Taproot ha permesso a Bitcoin di aumentare la sua competitività aprendo a nuove funzionalità: smart contract e DeFi. Nasce la BTCFi. Di cosa si tratta?

L’aggiornamento Taproot del 2021 ha permesso a Bitcoin di aumentare la sua competitività migliorando efficienza e privacy e di aprire a nuove funzionalità storicamente estranee al protocollo: smart contract e DeFi. Da quel momento, sono stati fatti numerosi passi avanti tanto che oggi si parla di BTCFi (Bitcoin + DeFi). Di cosa si tratta?

DeFi: la finanza per tutti

La DeFi, sintesi fra Decentralized e Finance (Finanza Decentralizzata) è un universo di servizi finanziari che punta ad escludere gli intermediari tradizionali – propri della finanza centralizzata – e i relativi costi. Ciò è possibile perché la DeFi è costruita su blockchain e funziona grazie agli smart contract, accordi digitali auto-eseguibili, scritti in codice e registrati su una blockchain, che si attivano automaticamente al verificarsi di condizioni predefinite, senza bisogno di mediatori. Si parla di finanza decentralizzata dal 2015, quando Ethereum ha lanciato gli smart contract che, come abbiamo visto, sono fondamentali per il suo funzionamento. Se ti interessa approfondire l’argomento, in questo articolo trovi tutto ciò che ti serve.

Oggi il TVL (Total Value Locked, indicatore che misura il valore totale degli asset depositati in un protocollo di finanza decentralizzata) complessivo nella DeFi si aggira intorno ai 90 miliardi di dollari e più del 50% risulta bloccato proprio su Ethereum. Tuttavia negli ultimi mesi qualcosa è cambiato.

Taproot: che la DeFi su BTC abbia inizio!

L’aggiornamento Taproot è considerato un upgrade significativo per il network di Bitcoin, dal momento che ne aumenta l’efficienza, la privacy e soprattutto estende le capacità degli smart contract. Ciò è reso possibile da due funzioni principali, il MAST e le firme di Schnorr, e da Tapscript, l’aggiornamento del linguaggio di programmazione di Bitcoin: ne abbiamo parlato in modo approfondito qui. Taproot ha abilitato nuove possibilità di programmabilità e privacy all’interno del protocollo e la conseguenza di queste novità riguarda naturalmente anche Bitcoin, che guadagna casi d’uso

Com’è noto, BTC rappresenta circa il 63% della Market Cap totale del mondo cripto, con un controvalore di circa 1.6 trilioni di dollari. Tuttavia, a causa dell’incompatibilità tra la sua blockchain e quella di Ethereum, risulta abbastanza complesso per gli holder trovare una soluzione sicura che permetta di far fruttare l’asset detenuto. Esistono ovviamente dei modi, come il wrapping e il bridging, processi che consentono di “trasferire” Bitcoin dalla blockchain nativa ad altre chain, come quella di Ethereum. 

Il problema principale risiede nella sicurezza delle operazioni, dal momento che ci si espone ai rischi legati alle entità che intervengono in questi processi: merchants, servizi di custody e bridge potrebbero subire attacchi ed exploit, a cui si aggiunge il rischio intrinseco delle singole piattaforme che operano nella DeFi. Ma forse il deterrente principale è uno solo e cioè il fatto che solitamente chi holda Bitcoin non vuole separarsene per nessun motivo al mondo, e queste operazioni passano per forza attraverso i wallet custodial

Da qui il bisogno di implementare qualcosa che soddisfi queste richieste: la DeFi su Bitcoin o BTCFi.

Cos’è la Bitcoin DeFi?

La BTCFi è un ecosistema di applicazioni decentralizzate (DApps) di natura finanziaria costruite su Bitcoin. Per quanto possa sembrare una definizione semplice, in realtà porta con sé conseguenze complesse, soprattutto se si fa il rapporto con le “vecchie” modalità d’uso di BTC nella DeFi. Le principali differenze:

  • Network: Se nell’ecosistema DeFi di Ethereum occorre utilizzare WBTC per operare, esponendosi ai rischi che abbiamo visto poco fa, sulla BTCFi le operazioni vengono processate direttamente con BTC.
  • Sicurezza: se nel wrappare BTC occorre fidarsi del custodian, del merchant, del bridge, delle piattaforme DeFi e dell’infrastruttura sottostante, la BTCFi si fonda sulla blockchain di Bitcoin, unica al mondo per sicurezza e decentralizzazione.
  • Uso: se WBTC su Ethereum (o su altre chain) viene usato principalmente come collaterale o mezzo di scambio nei DEX, la BTCFi apre potenzialmente a tutti i casi d’uso propri della DeFi tradizionale, come vedremo di seguito.
  • Custodia: se Bitcoin wrappato è detenuto da un custode come BitGo, che è un’entità centralizzata, la BTCFi è nativamente non custodiale poiché gestita esclusivamente da protocolli decentralizzati. 

I vantaggi di una DeFi nativa su Bitcoin sono evidenti e i bitcoiner sembrano averlo compreso bene, i grafici di Defillama parlano chiaro: da Aprile 2024, il TVL sulla chain di Bitcoin è aumentato da 490 milioni di dollari a 5 miliardi, equivalenti a 63.000 Bitcoin. 

Al momento, i protocolli che sono riusciti a catalizzare più BTC sono Babylon, Lombard e Solv Protocol, col primo dei tre a dominare la classifica con quasi 4 miliardi di dollari (su 5) di Bitcoin presenti sulla chain.

BTCFi: come si usa?

Come abbiamo detto poco fa, con Taproot Bitcoin guadagna casi d’uso simili a quelli della DeFi tradizionale, con la differenza che è tutto costruito e sviluppato sulla blockchain nativa, senza necessità di wrapping o bridging. Vediamo alcuni casi d’uso pratici introdotti da protocolli nativi della blockchain di BTC.

Babylon, per esempio, permette di mettere bloccare i BTC sulla rete Bitcoin per garantire e partecipare attivamente alla sicurezza di altre reti Proof-of-Stake. Questo meccanismo, da tempo popolare sulla mainnet di Ethereum, prende il nome di restaking e, in questo caso, sfrutta la potenza di calcolo dedicata al mining di BTC trasferendola, in modo indiretto, su network Proof-of-Stake. Tutto questo accade senza che l’utente se ne accorga, dato che è come se ricevesse ricompense mettendo in staking i suoi BTC, mentre sul fronte opposto le blockchain Proof-of-Stake possono sfruttare i Bitcoin bloccati per migliorare la loro sicurezza sistemica

Anche Lombard offre un servizio simile, ma con una caratteristica in più, il liquid staking. Una volta bloccati i propri BTC si potrà mintare LBTC, un asset collateralizzato 1:1 con Bitcoin, per generare un’ulteriore rendita. Grazie alla sua natura cross-chain è possibile usare LBTC “in giro” per la DeFi, come collaterale per lending and borrowing o anche per fornire liquidità ai DEX. Insomma LBTC è l’equivalente di stETH per la BTCFi.

Infine Solv Protocol, che allo stesso modo offre servizi di restaking, emette una versione di BTC chiamata SolvBTC. Questa rappresenta un tentativo interessante di wrapping di BTC, perchè vuole risolvere il problema della liquidità frammentata di Bitcoin: le varie versioni wrappate di BTC – WBTC, BTCB, BTC.b, ecc. – sono proprie di chain specifiche e presentano scarsa interoperabilità cross-chain, risultando di fatto “siloed”, isolate. 

SolvBTC punta ad unificare la liquidità di Bitcoin su più chain in qualità di riserva universale di BTC per gli user della DeFi, in modo da consentire un utilizzo più agile dell’asset su protocolli diversi. Inoltre Solv Protocol, come Lombard, presenta anche la funzionalità del liquid staking, poiché bloccando SolvBTC si ottengono in cambio i SolvBTC.LSTs (SolvBTC Liquid Staking Tokens). Questi, a loro volta si dividono in Pegged LSTs, ancorati 1:1 al valore di Bitcoin, e Yield-Bearing LSTs, che invece crescono di valore nel tempo perchè le revenues ottenute con lo stake vengono automaticamente reinvestite nel token.

Siamo solo all’inizio della BTCFi

Come avrai capito, si tratta di un mondo di recente sviluppo con un numero potenzialmente infinito di opportunità di rendimento: utilizzare i propri Bitcoin nella DeFi mantenendo la custodia, senza dover necessariamente utilizzare WBTC, era una possibilità attesa da tempo. Se vuoi essere partecipe del cambiamento che investirà BTC e la DeFi su BTC, clicca qui sotto!

Sono in arrivo i Bit Bond, obbligazioni governative americane con sottostante Bitcoin?

Bond su Bitcoin: arrivano i “Bit Bond”?

Il Bitcoin Policy Institute ha proposto i bond su Bitcoin, un innovativo strumento finanziario teoricamente in grado di garantire buoni rendimenti e rischio nullo. Scopri di cosa si tratta

I bond su Bitcoin potrebbero arrivare davvero. L’approccio favorevole dell’amministrazione Trump nei confronti delle crypto non è in discussione, ed è già emerso in più frangenti – soprattutto al momento dell’approvazione della riserva governativa in Bitcoin.

Tuttavia, nelle ultime settimane si discute a riguardo di un passo avanti ulteriore, che ha il sapore di un’innovazione finanziaria decisiva. È in arrivo un nuovo modo per integrare Bitcoin all’interno del sistema finanziario globale. BTC diventerà uno dei pilastri che sostiene il debito americano attraverso i Bit Bonds? Come funzionano queste obbligazioni con una marcia in più?

Il debito americano lievita e preoccupa

La proposta di introdurre dei bond su Bitcoin è nata in relazione a ciò che sta accadendo al debito pubblico statunitense, in costante crescita (in relazione al PIL) dalla pandemia. Ovviamente, quando un problema si acutizza, parte la corsa alla ricerca di una soluzione, che in questo caso potrebbe coincidere con il lancio di obbligazioni backed by BTC.

Non si tratta di bond interamente collateralizzati da BTC, ma di strumenti finanziari che contemplano un’allocazione strategica nella crypto. Se ci pensate, l’idea di fondo è piuttosto ambiziosa (e anche per questo ci piace) – “potenziare” strumenti finanziari praticamente privi di rischio con una commodity digitale per produrre un beneficio netto sia per i governi che per gli investitori.

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Come funzionano i Bit Bonds

I Bit Bonds funzionano, a prima vista, in modo simile ai classici titoli di Stato americani: sono, di fatto, Treasury – titoli di debito emessi dagli Stati per raccogliere denaro con un tasso di interesse (coupon rate) più basso rispetto alla media di mercato. Il rendimento di questi strumenti finanziari è più basso non perché siano inefficienti, ma per la necessità di creare un segmento in cui Bitcoin può inserirsi.

Detto in parole semplici: l’interesse – o il rendimento – è più basso perché parte del denaro raccolto attraverso i bond viene investita in Bitcoin, il cui aumento di valore potrebbe riflettersi positivamente sugli interessi dei bond.

Come avrete compreso, il funzionamento dei Bit Bonds – almeno a livello teorico – è molto semplice, oltre ad essere vantaggioso per le parti in gioco: lo Stato e gli investitori. Nello specifico, il primo risparmia miliardi di dollari di interessi sul debito, poiché il tasso associato ai bond è più basso, e gli investitori si espongono indirettamente a BTC, un asset che fino ad oggi si è sempre apprezzato nel lungo termine.

Perché non sono strumenti finanziari rischiosi?

La cosa più interessante dei bond su Bitcoin è che non sono affatto rischiosi. O meglio, hanno lo stesso identico grado di rischio delle obbligazioni governative. Ti chiederai come è possibile: il prezzo di Bitcoin non cresce sempre e quindi deve per forza esserci un rischio associato.

Falso! Ogni volta che viene emesso un nuovo Bit Bond, una piccola parte del capitale raccolto viene usata per comprare Bitcoin, che viene poi bloccato in una pool separata. Alla scadenza del bond, ti viene restituito tutto il capitale iniziale (principal), come accade quando acquisti una normale obbligazione. In più, se il prezzo di BTC è aumentato, ricevi anche un pagamento extra proporzionale all’aumento

Ciò significa che il tuo investimento viene spacchettato in due: una quota fissa (tipica dei titoli di Stato) e una quota variabile che segue l’andamento del prezzo di Bitcoin. Esistono già strumenti simili come come i TIPS (inflation-linked bonds) o le obbligazioni legate all’oro. 

Tuttavia, i Bit Bonds incorporano una volatilità maggiore ma anche un rendimento atteso ben superiore come evidenziato dai dati storici. Il motivo? Il prezzo di Bitcoin ha sempre, ogni ciclo di mercato, registrato movimenti rialzisti impetuosi, mentre le oscillazioni a cui è soggetto l’oro o l’inflazione sono molto più contenute.

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Questo rende i Bit Bonds più appetibili per lo Stato, che può permettersi di offrire tassi di interesse più bassi, e per l’investitore, che può potenzialmente ottenere un ritorno simile a quello garantito in media dal mercato azionario (circa il 10%) e un grado di rischio minimo.

Quanto potrebbero risparmiare gli Stati Uniti grazie ai ‘Bit Bond’?

Secondo alcune stime, rifinanziare 2 trilioni di dollari di debito con Bit Bonds al 2% invece che al 5% permetterebbe al governo USA di risparmiare circa 700 miliardi di dollari in 10 anni. Ma c’è di più, questi risparmi potrebbero essere impiegati per abbattere parte del debito stesso, finanziare programmi pubblici o investimenti infrastrutturali, senza aumentare le tasse.

Il concetto chiave dietro i Bit Bonds è noto a tutti quelli che si interessano al mondo degli investimenti: l’asimmetria tra rischio e rendimento:

  • Nella peggiore delle ipotesi, Bitcoin non sale ma il governo ha comunque pagato meno interessi.
  • Nella migliore, Bitcoin sale e lo Stato incassa guadagni extra con cui può ripagare il debito.

Questa struttura non è molto diversa da tanti prodotti strutturati già usati nella finanza tradizionale, in cui un asset a basso rischio viene combinato con uno più volatile per creare un profilo con un bilanciamento tra rischio e rendimento più favorevole.

Inoltre, chi emette fondi pensione, le assicurazioni e i fondi sovrani sono spesso restii a investire direttamente in crypto. Ma se le agenzie di rating dovessero classificare i Bit Bonds come “quasi risk-free” (perché il capitale è garantito dallo Stato), questi strumenti potrebbero entrare nei portafogli istituzionali.

Insomma, per l’investitore retail, i Bit Bonds potrebbero essere la porta d’ingresso perfetta nel mondo crypto. Senza la necessità di effettuare il setup di wallet o le magagne connesse alla custodia. Solo un titolo di Stato, ma con una marcia in più.

In un’epoca di deficit da trilioni di dollari e totale assenza di disciplina fiscale, i Bit Bonds offrono una soluzione innovativa: sfruttare la crescita di Bitcoin per alleviare il peso degli interessi e abbattere (almeno in parte) il debito pubblico. 

Prezzo Bitcoin: andamento e storia dal 2008 ad oggi

Prezzo Bitcoin: storia, valore e andamento negli anni

Il prezzo di Bitcoin è cresciuto esponenzialmente nel corso degli anni, quali sono state le tappe principali della sua storia?

La storia del prezzo di Bitcoin è stata, fino ad oggi, ricca di colpi di scena. Nonostante il valore del BTC sia oggi rialzista, nei suoi primi quindici anni di vita ha attraversato anche dei periodi bearish. E tu, conosci la storia del prezzo di Bitcoin dal 2008 ad oggi? Quali sono gli eventi che hanno influenzato maggiormente il suo valore e l’andamento della criptovaluta?

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Qual è stato il prezzo di lancio di Bitcoin?

All’inizio della sua storia, quando Bitcoin è stato creato, non esistevano ancora gli exchange di criptovalute, perciò gli utenti per vendere o comprare BTC dovevano accordarsi tra di loro per stabilirne il valore, intavolando una vera e propria trattativa. Il prezzo di una crypto è determinato dalla sua conversione in valuta fiat, e siccome all’epoca le transazioni avvenivano soltanto attraverso scambi peer-to-peer, è impossibile risalire all’esatto prezzo di Bitcoin al momento del lancio.

Sappiamo però a quanto ammontava il valore di BTC in occasione della prima conversione in dollari, avvenuta il 12 Ottobre 2009. Quel giorno un utente noto sul forum “Bitcointalk” con lo pseudonimo “New Liberty Standard” acquistò 1.309 BTC con un dollaro. Dividendo un dollaro per il numero di BTC che l’utente ha acquistato possiamo affermare che il prezzo di Bitcoin è partito da circa 0.0009$. Oggi il valore della criptovaluta è circa 100 milioni di volte superiore a quello iniziale

Analizziamo dunque le tappe principali nella storia del prezzo di Bitcoin per scoprire come si è affermato e quali difficoltà ha dovuto affrontare.

Dal Bitcoin Pizza Day alla nascita dei primi exchange (2009-2012)

Nel 2009 Bitcoin era una tecnologia di nicchia, un fenomeno legato ad una sottocultura dell’ingegneria informatica e non possedeva un vero e proprio mercato. La prima volta che è stato usato per acquistare un bene “del mondo reale” era il 22 Maggio 2010; quel giorno un utente del forum Bitcointalk ha acquistato due pizze nel fast food americano Papa John’s per 10.000 BTC. Questo avvenimento, soprannominato “Pizza Day”, è diventato una vera e propria festività che i crypto enthusiast ricordano ogni anno

Nel 2010 è nato anche BitcoinMarket.com, un rudimentale sito web che consentiva ai suoi utenti di scambiare BTC, che però ha chiuso i battenti l’anno dopo. Nel 2011 invece è stato lanciato il primo exchange del mondo crypto: Mt.Gox. La nascita di Mt.Gox ha attirato l’attenzione sulla criptovaluta rendendola anche più facile da acquistare. A Febbraio 2011 il prezzo del Bitcoin è arrivato ad 1$, mentre a Luglio dello stesso anno, un BTC valeva già 15$.

Dal 2012 al 2015: il primo bull market e l’hack di Mt.Gox

Il 2012 è stato un anno negativo per la storia del prezzo Bitcoin. Dal massimo dei 15$ toccato a Luglio 2011, il valore di BTC è crollato drasticamente fino a 3$, una zona del grafico in cui è stato ingabbiato fino all’inizio del 2013. Con l’anno nuovo però la criptovaluta ha cambiato totalmente marcia, grazie ad una grande ondata di interesse per il settore. Era iniziato il primo bull market crypto della storia!

Nel 2013 il prezzo di Bitcoin è passato da 12$ a 1.000$ spinto da alcuni investitori istituzionali cinesi e dalle aziende che hanno iniziato ad accettarlo come metodo di pagamento.

Poi, però, è arrivato anche il primo bear market crypto della storia, in concomitanza con l’attacco hacker subito da Mt.Gox, il 24 Febbraio 2014. Durante l’estate del 2015 poi, quando alcuni investitori istituzionali, come Goldman Sachs e Nasdaq si sono avvicinati a queste nuove tecnologie, il mercato è ripartito.

Il 30 Luglio 2015, attraverso una ICO viene lanciato Ethereum e per il prezzo di Bitcoin, che si trovava intorno ai 400$, è iniziata una nuova fase rialzista.

Dal 2016 al 2021: il secondo halving e il COVID-19

Il secondo halving del 9 Luglio 2016 ha restituito nuova linfa vitale al prezzo di Bitcoin, che aveva già iniziato il suo movimento a rialzo nell’estate del 2015. Il bull market del 2017 è stato esplosivo. BTC, dalla zona dei 1.000$ in cui si trovava a Gennaio, ha raggiunto i 20.000$ a fine anno. In quel periodo l’interesse dei mass media attorno alle criptovalute è cresciuto notevolmente: è stato approvato, negli Stati Uniti, il primo ETF su Bitcoin, il governo cinese ha regolamentato lo scambio di crypto e diverse aziende, tra cui Microsoft e Dell, hanno scelto di accettare BTC come metodo di pagamento.

Nel 2018 poi il valore di Bitcoin dal massimo dei 20.000$ è crollato fino ai 3.000$, stabilizzandosi intorno ai 3.700$ a fine anno. Anche il 2019, anno in cui si è celebrato il 10° anniversario della nascita della criptovaluta, non è stato positivo a causa del fallimento dell’exchange Quadriga CX e di un attacco hacker a Binance. Il prezzo di Bitcoin nel 2019 ha oscillato nel range compreso tra i 3.000$ e i 14.000$ cambiando più volte direzione. 

Con il 2020 il mercato crypto è tornato a splendere grazie soprattutto alle applicazioni di finanza decentralizzata (DeFi) nate su Ethereum. Il crollo del prezzo di Bitcoin avvenuto in concomitanza con l’inizio della pandemia di COVID-19, è stato assorbito in fretta, pochi giorni dopo è iniziato il bull market che ha portato il valore della crypto fino all time high dei 68.800$. In questo periodo si sono anche affermati gli NFT che hanno dato un’ulteriore spinta a tutto il settore.

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Il bear market del 2022: i fallimenti del settore, l’inflazione e il conflitto russo-ucraino?

Nel 2021, poi, dopo che Bitcoin ha toccato quota 68.000$, il mercato crypto è stato colpito da una serie di avvenimenti negativi interni, come il crollo dell’ecosistema Terra-Luna e il fallimento di FTX. Ma anche esterni: la crisi macroeconomica causata dal conflitto russo-ucraino e l’inflazione. 

Questi episodi hanno avuto un impatto anche sul valore della criptovaluta, che ha raggiunto, nel momento di massima crisi, il livello dei 15.000$.

Dal 2023 ad oggi: la risurrezione del mercato crypto

Con l’inizio del 2023, e quindi durante l’ultima fase della storia del prezzo di Bitcoin, le crypto sono ripartite! Nella prima parte dell’anno il movimento a rialzo di BTC è stato lento, per poi diventare più veloce con l’inizio dell’autunno e, infine, esplosivo nei primi e negli ulti mesi del 2024. Questo rally rialzista di Bitcoin si è interrotto ad aprile 2024, ed è poi ripartito nel mese di ottobre dello stesso anno  

All’inizio del 2023 il prezzo di Bitcoin si aggirava intorno al livello dei 20.000$, mentre 10 mesi dopo, ad ottobre, nella zona dei 25.000$. Da quel momento in poi, però, tutto è cambiato. Ad attrarre l’interesse sul settore sono stati gli ETF spot su Bitcoin proposti dai fondi di investimento americani, poi approvati a gennaio del 2024, e l’avvicinarsi dell’halving

Insomma, con l’inizio del 2024 è iniziato il bull market, che ha causato forti movimenti a rialzo che hanno interessato diverse crypto. Bitcoin a novembre, dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane, ha raggiunto un nuovo all-time high a 92.000$

Controlla il prezzo di Bitcoin


Potremmo oggi essere nella fase più esplosiva dell’attuale ciclo di mercato rialzista, almeno nella misura in cui questo dovrebbe rilevarsi simile a quelli del passato. Che impatto avrà Donald Trump quando, da gennaio 2025 in poi, si insedierà alla Casa Bianca? Non esiste la sfera di cristallo e quindi nessuno può sapere con certezza i target per l’attuale fase della storia del prezzo di Bitcoin. La crypto riuscirà a raggiungere lo storico livello dei 100.000$ nei prossimi giorni?

GameStop investirà in Bitcoin: come si è mosso il prezzo delle azioni?

Le azioni di GameStop cresceranno dopo l’annuncio dell’investimento in Bitcoin

Il prezzo delle azioni GameStop si muoverà a rialzo dopo l’annuncio dell’investimento in Bitcoin. L’azienda vuole seguire le orme di MicroStrategy

A Wall Street si è tornato a parlare delle azioni di GameStop (GME) e questa volta è merito di Bitcoin e non dei pump & dump di quella che molti considerano una meme stock. Il celebre rivenditore di videogiochi ha annunciato di voler seguire le orme di MicroStrategy e quindi investire parte delle sue riserve di liquidità in Bitcoin. 

L’annuncio arriva in un momento complicato per l’azienda, che ha appena registrato un calo del 28% per quanto riguarda i ricavi trimestrali, scesi a 1,28 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo del 2023. Nonostante ciò, gli investitori sembrano entusiasti della nuova decisione strategica, il cui annuncio presuppone una crescita a rialzo delle azioni di GameStop. Martedì il prezzo di GME ha chiuso a 25,5$, mentre ieri ha raggiunto il livello dei 30$ per poi crollare a 24,8$ nelle ultime ore.

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GameStop e Bitcoin: è arrivata la conferma!

Già a febbraio 2025 alcune indiscrezioni avevano provocato un rialzo delle azioni di GameStop del 10%, dopo che CNBC aveva riportato che l’azienda che si occupa di vendite retail di videogiochi fisici e gadget stava valutando l’ingresso nel mondo delle criptovalute. Il motivo? Un’ingente quantità di denaro “liquido” a disposizione e la volontà di seguire esempi virtuosi come MicroStrategy e Tesla, oltre che una crisi strutturale che dura da diversi anni.

Circa un mese dopo è arrivata la conferma ufficiale! Il consiglio di amministrazione ha deciso, accettando all’unanimità una proposta che prevede la possibilità di investire in Bitcoin. Attenzione, si tratta di una possibilità e i piani operativi degli investimenti devono essere ancora annunciati, mentre è già stato inviato alla Security and Exchange Commission (SEC) il form 10-K.

Ad oggi la società ha immesso sul mercato delle obbligazioni convertibili per un controvalore di $1.3 miliardi di dollari per l’acquisto di Bitcoin, oltre a $200 milioni in liquidità per gli investitori interessanti entro i primi 13 giorni dalla vendita.

Il CEO Ryan Cohen aveva lasciato intuire questa mossa già a inizio febbraio. In che modo? Attraverso la pubblicazione su X (ex Twitter) di una foto insieme a Michael Saylor, cofondatore di MicroStrategy, una delle aziende quotate che detiene più Bitcoin a livello globale.

Come hanno reagito le azioni di GameStop

Analizzando i grafici ci si accorge che la notizia ha inizialmente influito positivamente sul prezzo delle azioni di GameStop. Come anticipato nell’intro, il titolo ha aperto la sessione di ieri (mercoledì 26 marzo) a circa 30$, mentre ora si attesta sul livello dei 24,8$.

Analizzando, invece, l’accaduto in termini più generali, possiamo affermare che la strategia dell’azienda riflette una visione che ultimamente condividono molti investitori istituzionali: le aziende che possiedono una quantità di Bitcoin a bilancio sono viste (non sta a noi giudicare se legittimamente o meno) come alternative “indirette” al mondo crypto

Sicuramente, però, non è un caso che la decisione ufficiale arrivi poche settimane dopo che Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, ha firmato un ordine esecutivo per creare una riserva strategica di criptovalute, utilizzando quelle già in possesso del governo.

Azioni GameStop: mai più meme stock?

L’investimento in Bitcoin rappresenta un nuovo capitolo nella storia di GameStop e delle sue azioni che dal 2021 sono diventate il simbolo più noto del fenomeno delle meme stock

Quanto abbiamo anticipato ti incuriosisce? Trovi la storia completa delle azioni di GameStop in questo articolo.

Quello che possiamo anticiparti è che il rally epico che ha interessato GME, partito dall’app Robinhood e alimentato da una community Reddit di investitori, ha provocato una crescita del prezzo del titolo di oltre 2.200% negli ultimi cinque anni. Tuttavia, il 2025 non è iniziato nel migliore dei modi per le azioni GameStop che hanno perso, ad oggi, circa il 19%.

In conclusione qual è lo status quo di GameStop e delle sue azioni e come si colloca la sua volontà di acquistare Bitcoin? Oggi l’azienda si trova in una fase di transizione: le vendite di giochi fisici sono in calo e il settore videoludico si sposta sempre più verso il digitale. L’investimento in BTC potrebbe essere una leva per restare rilevanti nel nuovo contesto tecnologico e finanziario.

Le nuove stablecoin di Fidelity e Donald Trump

Le stablecoin di Fidelity e della famiglia Trump

Fidelity Investments e World Liberty Financial, il progetto di finanza decentralizzata (DeFi) sostenuto dalla famiglia Trump, hanno annunciato il lancio di due nuove stablecoin.

Due importanti news riguardanti le stablecoin hanno attirato l’attenzione del mercato crypto nelle ultime ore. La prima è connessa a Fidelity Investments, uno dei fondi di investimento più importanti d’America nonché emittente degli ETF spot su Bitcoin. 

La seconda stablecoin, invece, si chiama USD1, ed è promossa da World Liberty Financial (WLFI), il progetto di finanza decentralizzata (DeFi) sostenuto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Scopri di più sulle nuove due stablecoin del mercato crypto!

Fidelity Investments si prepara al lancio di una stablecoin

Fidelity Investments, uno dei principali gestori di asset a livello globale, è in procinto di lanciare la sua stablecoin, che dovrebbe arrivare entro la fine di maggio 2025. Il fondo di investimento di Boston vuole creare la sua versione di contante digitale, dopo aver esplorato per la prima volta il settore crypto con il lancio dei suoi ETF spot su Bitcoin e Ethereum avvenuto nel 2024.

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Il lancio della stablecoin rientra all’interno della recente proposta di Fidelity alla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti di introdurre una versione tokenizzata del suo fondo Treasury Digital Fund, composto da liquidità e treasury USA (titoli di stato), attualmente disponibile soltanto per investitori istituzionali e hedge fund

Questa iniziativa è probabilmente stata facilitata dall’elezione di Donald Trump, un evento che ha segnato una svolta rispetto all’amministrazione precedente per quanto riguarda il settore crypto. Il tycoon ha promosso politiche favorevoli alle criptovalute e sostenuto la crescita delle stablecoin fin dalle prime battute della sua campagna elettorale.

World Liberty Financial introduce USD1

Per dimostrare quanto abbiamo anticipato nel paragrafo precedente, ovvero dell’appoggio alle stablecoin da parte di Donald Trump, vi presentiamo le ultime news riguardanti World Liberty Financial. Il progetto DeFi della famiglia Trump ha annunciato il lancio di una stablecoin denominata USD1

Anche questa stablecoin, come il fondo che Fidelity intende portare su blockchain grazie alla “magia” della tokenizzazione, sarà completamente supportata da titoli del Tesoro statunitensi, liquidità o asset equivalenti. Non si sa ancora molto su USD1 a parte le blockchain sulle quali sarà, almeno inizialmente, disponibile: Ethereum e la blockchain EVM compatibile creata da Binance, la Binance Smart Chain.

In conclusione le ultime news dal mondo crypto ci dicono che Fidelity Investments ha deciso di lanciare la sua stablecoin per prepararsi al lancio pubblico del suo Treasury Digital Fund. Questo prodotto che sicuramente rientra nella categoria dei Real World Asset (RWA) ha le carte in regola per accrescere notevolmente l’adozione del mondo crypto. 

D’altra parte, il presidente Donald Trump sta da tempo manifestando un crescente interesse per le criptovalute, promuovendo iniziative volte a posizionare gli Stati Uniti come leader nel settore. La creazione di World Liberty Financial e il lancio di USD1 sono esempi concreti di questo impegno.



Fuori Tesla, dentro Bitcoin: Standard Chartered rivoluziona l’indice Mag 7

Standard Chartered sostituisce le azioni Tesla con Bitcoin

Standard Chartered rimpiazza Tesla con Bitcoin nel suo indice Mag 7B: rendimento più alto e volatilità più bassa. Scopri come la crypto è entrata nell’olimpo degli asset?

Il colosso bancario Standard Chartered ha pubblicato un nuovo report in cui propone una variante del celebre paniere delle “Magnifiche 7”, le sette big tech che guidano il mercato azionario globale. In questa nuova versione, chiamata Mag 7B, le azioni Tesla sono state sostituite da Bitcoin.

L’obiettivo? Verificare se la criptovaluta può essere considerata un’alternativa valida – se non migliore – rispetto a una delle aziende più iconiche del settore tecnologico. In parte i risultati sono già chiari: più rendimenti e meno volatilità, Tesla sembra non riuscire dalla profonda crisi che l’ha colpita dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca.

Azioni Tesla e Bitcoin: cos’è l’indice Mag 7B e l’information ratio

Sostituendo Bitcoin alle azioni Tesla nell’indice Mag 7, che replica il comportamento dei migliori asset tecnologici globali, viene fuori il Mag 7B. No, non ci siamo inventati noi questo esperimento, bensì è opera di Standard Chartered, una delle banche più importanti del Regno Unito. La cosa più interessante è che Geoffrey Kendrick, Head of Digital Assets Research dell’istituto di credito, ha dichiarato che questa nuova composizione avrebbe generato rendimenti superiori di circa il 5% dal 2017 a oggi, riducendo al contempo la volatilità media annua di quasi il 2%

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Il risultato di quanto affermato da Kendrick risulta particolarmente visibile se si analizza l’information ratio. Questo indicatore mette in evidenza il rapporto tra extra rendimento rispetto al benchmark di mercato e la tracking error volatility (volatilità dei rendimenti differenziali del portafoglio rispetto ad un indice di riferimento). Senza entrare troppo nel tecnico possiamo dire che è utile per valutare le performance di un determinato asset mettendole in relazione con il rischio ad esso associato.

Il risultato della sostituzione delle azioni Tesla con Bitcoin all’interno dell’indice Mag 7? Un information ratio più elevato (e quindi performance migliori): 1,13 contro 1,04. La scelta di inserire Bitcoin al posto delle azioni Tesla nasce da un’osservazione precisa: secondo Kendrick, BTC si comporta sempre più come un titolo tech che come una riserva di valore, di conseguenza è più correlato al Nasdaq 100, un indice che traccia l’andamento delle 100 aziende tecnologiche americane più capitalizzate, che all’oro. 

In ogni caso i dati ci dicono che da gennaio 2025, ovvero da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca,  le performance di prezzo di BTC sono più simili a quelle di Nvidia, mentre quelle di Tesla appaiono più vicine a quelle di Ethereum, almeno in termini di volatilità.

Bitcoin nei portafogli istituzionali diventerà la normalità?

L’inclusione di Bitcoin a discapito delle azioni Tesla nell’indice Mag 7B non è solo un esperimento accademico. Riflette un cambiamento più ampio nel mondo degli investimenti: sempre più fondi, anche sovrani, stanno valutando di esporsi direttamente a BTC, come ribadisce anche Larry Fink, il CEO di BlackRock, da due anni a questa parte. E con il lancio dell’ETF Bitcoin di BlackRock anche in Europa (notizia di oggi), la possibilità che gli investitori istituzionali allochino capitali su BTC è diventata ancora più concreta. Inoltre, l’Europa è un continente di ricchi risparmiatori i quali potrebbero scegliere di esporsi ad un asset nuovo ma decisamente solido.

In sintesi l’analisi di Kendrick va oltre il rendimento: la minore volatilità che si potrebbe ottenere sostituendo le azioni Tesla con Bitcoin suggerisce che l’asset crypto può persino ribilanciare il rischio complessivo di un portafoglio tech. Il messaggio è chiaro: Bitcoin non è più un outsider, ma può essere considerato un componente a tutti gli effetti all’interno dei portafogli orientati all’innovazione.

Sbarca in Europa l’ETF Bitcoin di BlackRock: è il più economico sul mercato?

L’ETF Bitcoin di BlackRock sbarca in Europa

BlackRock lancia il suo ETF Bitcoin anche in Europa, con commissioni tra le più basse del mercato. Scopri come funziona l’ETF Spot già quotato su Euronext.

L’ETF su Bitcoin di BlackRock è finalmente disponibile anche per gli investitori europei. Dopo il clamoroso successo negli Stati Uniti nell’ultimo anno, il colosso finanziario americano ha deciso di espandere la propria offerta nel vecchio continente, lanciando il proprio prodotto su Euronext Amsterdam.

Si tratta di un ETF Spot, proprio come quello lanciato in America a gennaio 2024: questo significa che detiene come sottostante direttamente e fisicamente Bitcoin e non solo strumenti derivati. Ma a colpire è soprattutto un aspetto: le commissioni, tra le più basse del settore. Scopri tutto sull’ETF su Bitcoin lanciato in Europa da BlackRock.

ETF Bitcoin BlackRock: le caratteristiche principali

Il nuovo ETF Bitcoin di BlackRock sarà accessibile sia in dollari americani (USD) su Euronext Amsterdam, il più grande mercato azionario paneuropeo e una dei principali exchange al mondo per quanto riguarda i prodotti derivati, sia in Euro (EUR) tramite Nyse Euronext Paris e Cetra. L’ISIN di questo strumento finanziario, il codice internazionale che lo identifica in modo univoco è XS2940466316.

Il prodotto verrà gestito da iShares, il brand ETF di BlackRock, e prevede il seguente TER (Total Expense Ratio), ovvero la quota delle spese di esercizio o l’ammontare dei costi annuali applicabili:

  • 0,15% per il primo anno;
  • 0,25% dal secondo anno in poi.

Questi costi rendono l’ETF di Blackrock estremamente competitivo, anche rispetto ad altri ETP o ETN europei già presenti sul mercato e scambiabili. Secondo Rachel Aguirre, responsabile dei prodotti iShares in America, l’arrivo dell’ETF Bitcoin in Europa è una risposta alla crescente domanda di accesso regolamentato agli asset digitali. Le parole della responsabile, riportate da Bloomberg, confermano l’intento di BlackRock di consolidare la propria leadership anche fuori dagli Stati Uniti. C’è da dire che già a febbraio 2025 circolavano indiscrezioni sul lancio europeo di questo prodotto, ma l’azienda non aveva confermato ufficialmente la notizia fino ad oggi.

Quale sarà l’impatto sul mercato europeo?

Sebbene l’Europa abbia già visto nascere diversi prodotti basati su Bitcoin, la credibilità e la rete di clienti istituzionali di BlackRock potrebbero fare la differenza. Soprattutto alla luce del volume di trading generato dagli strumenti finanziari equivalenti negli Stati Uniti. 

Dal loro lancio ad oggi solo i prodotti emessi da BlackRock stessa hanno registrato 39 miliardi di dollari di inflow e detengono circa 50 miliardi di Bitcoin in controvalore. Il mercato europeo degli ETF, tuttavia, è molto più piccolo rispetto a quello americano, e difficilmente si raggiungeranno volumi simili nel breve termine. 

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Cosa cambia per chi investe in Europa?

Il lancio europeo degli ETF su Bitcoin arriva in un momento strategico. Negli ultimi giorni gli strumenti finanziari americani stanno registrando nuovamente afflussi di capitale, dopo un periodo, durato circa 1 mese, dominato da forti outflow. Quello di BlackRock, in particolare, ha chiuso sei sessioni consecutive in positivo, segnalando un rinnovato interesse da parte degli investitori.

Con la quotazione su Euronext, l’ETF Bitcoin BlackRock sarà accessibile a un numero crescente di investitori europei. La semplicità di accesso, la reputazione dell’emittente, che è il più importante fondo di investimento al mondo con in gestione 11 trilioni di dollari e i costi di gestione contenuti potrebbero rendere questo prodotto il punto di riferimento per chi vuole esporsi a Bitcoin attraverso strumenti regolamentati.

È, però, importante ricordare che questi strumenti finanziari sono utili solo nel caso in cui un investitore voglia esporsi alla volatilità di Bitcoin. Infatti, investendo in Bitcoin attraverso un prodotto finanziario regolamentato, come un ETF, ETP o ETC, non è possibile spostare i propri Bitcoin in un wallet self-custody (o non custodial), a differenza di quando lo si acquista direttamente e fisicamente attraverso un exchange di criptovalute regolamentati come Young Platform.

Intesa Sanpaolo ha comprato 11 Bitcoin per 1 milione di euro

Bitcoin: Intesa Sanpaolo compra 1 milione di euro

Intesa Sanpaolo compra 11 Bitcoin. È la prima volta che una banca italiana acquista crypto

Durante la mattinata di ieri, lunedì 13 gennaio 2025, Intesa Sanpaolo ha acquistato Bitcoin. La più grande banca italiana, che secondo i dati del 2022 gestisce più di 400 miliardi di euro di asset, è la prima a processare ufficialmente un’operazione in criptovalute nel nostro Paese.

Quali sono le motivazioni che hanno portato l’istituto di credito a processare questo acquisto e perché (e come) è stato reso pubblico?

Perché l’istituto di credito ha deciso di acquistare BTC?

Le ragioni di questa scelta non sono state ancora chiarite nel dettaglio: la banca non ha rilasciato commenti pubblici approfonditi, limitandosi a confermare la notizia. È comunque ragionevole ipotizzare che l’operazione rientri in una strategia di diversificazione delle riserve o che sia parte di un futuro ampliamento dei servizi legati alle criptovalute.

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Le dinamiche dell’acquisto

Stando alle informazioni trapelate, Intesa Sanpaolo avrebbe acquistato 11 Bitcoin per un controvalore di circa 1 milione di euro. La notizia è stata inizialmente divulgata da uno screenshot pubblicato su 4Chan e attribuito a una conversazione interna firmata da Niccolò Bardoscia, Head of Digital Assets Trading & Investments di Intesa Sanpaolo. Il messaggio recitava:

“A oggi 13/01/2025, Intesa Sanpaolo possiede 11 Bitcoin. Grazie a tutti per il lavoro di squadra.”

Nella giornata di lunedì 13 gennaio, Bitcoin ha registrato un elevato livello di volatilità e il suo prezzo ha oscillato nel range compreso tra i 93.130€ e 88.500€. Il prezzo effettivo di acquisto da parte dell’istituto non è stato reso noto; tuttavia, dal contenuto dello screenshot si evince che la transazione sarebbe avvenuta nelle prime ore della mattinata, presumibilmente ad un prezzo di circa 90.000€.

Dopo la pubblicazione del leak, alcune testate giornalistiche italiane hanno contattato Intesa Sanpaolo per avere conferme. L’istituto ha ammesso di aver perfezionato l’acquisto, senza fornire ulteriori dettagli sulle motivazioni o sulle finalità a lungo termine.

Che cosa cambierà nel panorama bancario italiano?

Questa mossa di Intesa Sanpaolo rappresenta un precedente importante: è la prima banca italiana a dichiarare di possedere Bitcoin in portafoglio. In un contesto internazionale in cui crescono gli investimenti in criptovalute da parte di grandi fondi istituzionali, l’interesse di un attore bancario di primo piano potrebbe anticipare ulteriori aperture o sperimentazioni anche da parte di altri istituti di credito.

Resta da capire ancora la finalità dell’acquisto. Questo si colloca all’interno di una mera strategia di diversificazione di portafoglio, con i BTC che dovranno svolgere un ruolo di riserva all’interno della banca. O, al contrario, Intesa Sanpaolo ha intenzione di lanciare servizi crypto per i propri clienti. Magari una piattaforma per la custodia o persino un exchange.

In quest’ultimo caso, sarebbe necessario ottenere tutte le licenze e i permessi previsti dalle normative vigenti in materia di servizi finanziari e criptovalute.

L’acquisto di 11 Bitcoin da parte di Intesa Sanpaolo rappresenta un segnale di svolta nel rapporto fra il sistema bancario tradizionale italiano e il mondo delle criptovalute. Soprattutto perché sia Banca d’Italia che diverse istituzioni unitarie, su tutte la Banca Centrale Europea, si sono espresse più volte in modo contrario nei confronti di questa tecnologia. Mentre oltreoceano, soprattutto dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA, le crypto giocano ormai un ruolo centrale dal punto di vista economico.

La FED ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base

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La riunione della FED del 18 dicembre: la banca centrale americana ha tagliato i tassi di 25 punti base. Come ha reagito il mercato?

La Federal Reserve si è riunita il 18 dicembre 2024 per decidere in merito ai tassi di interesse. Cosa è successo da ottobre ad oggi. E come ha reagito il prezzo di Bitcoin alla decisione della banca centrale americana?

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Prima di analizzare cosa è successo durante la riunione della FED del 18 dicembre 2024 è bene elencare gli indicatori economici che la Banca Centrale americana valuta prima di decidere in merito ai tassi di interesse.

Uno dei principali obiettivi delle politica monetarie della FED è contenere l’inflazione. Quando i prezzi crescono eccessivamente, la banca centrale alza i tassi di interesse per frenare e stabilizzare la domanda. Da agosto a dicembre l’indice dei prezzi al consumo (CPI), il principale indicatore utilizzato per stimare l’inflazione, è prima sceso di 50 punti base, per poi risalire di 30 e raggiungere oggi un tasso annuale del 2,7%.

Questo rallentamento dell’inflazione, che ora sembra esseri parzialmente interrotto, è stato possibile grazie alle politiche monetarie restrittive attuate dalla maggior parte dei paesi occidentali del biennio passato. Dato che negli scorsi mesi la situazione è tornata sotto controllo, le banche centrali stanno procedendo con tagli dei tassi di interesse progressivi, in modo da stimolare l’economia dopo averla, in precedenza, raffreddata. Dal prossimo mese potrebbe cambiare tutto però, proprio perché l’inflazione è tornata a crescere negli USA nell’ultimo periodo.

Occupazione e crescita

Anche l’occupazione e, quindi, lo stato di salute del mercato del lavoro gioca un ruolo importante nelle decisioni della FED. Negli ultimi mesi l’unemployment rate è stato stabile introno al 4,2%, ma se fosse cresciuta sarebbe stato necessario intervenire con un più serrato piano di tagli dei tassi di interesse. Tuttavia, visto che ciò non è successo, la FED ha potuto, e probabilmente potrà, procedere gradualmente. Per riprendere le parole di POwell: “il mercato del lavoro non è, ad oggi, fonte di pressioni inflazionistiche”, che è come dire che si sta raffreddando rispetto al passato.

Infine, quando la FED decide sui tassi di interesse, tiene conto anche del Prodotto Interno Lordo (PIL). Una crescita economica eccessivamente rapida può alimentare l’inflazione, mentre una crescita debole potrebbe suggerire la necessità di stimoli economici come i tagli ai tassi. A novembre la crescita economica negli Stati Uniti è rimasta stabile, ma la FED ha comunque deciso di effettuare un taglio dei tassi di 25 punti base. Forse perché si prevede, per il prossimo anno un rallentamento della crescita al 2,1%, tasso che dovrebbe rimanere stabile anche nel 2026.

Riunione FED dicembre 2024: l’impatto sul mercato

È molto difficile stimare il possibile impatto del taglio dei tassi durante la riunione della FED del 18 dicembre 2024, principalmente perché è impossibile imputare con certezza all’evento la forte volatilità che ha interessato il mercato ieri sera. Bitcoin dal livello dei 105.000$ è arrivato a sfiorare i 98.000$, registrando quasi un -7%. Anche Ethereum sembrerebbe aver subito l’evento, dato che è passato da 3.900$ a 3.600$. Il leggero crollo di questa notte potrebbe essere un’opportunità di acquistare BTC ad un prezzo più basso prima che riparta seguendo il sentiero del bull market che sembra già tracciato?

Guarda il grafico di BTC

Da un lato, però, la correzione del mercato di ieri potrebbe essere connessa alle preoccupazioni in merito all’inflazione. La Banca Centrale americana si aspetta un tasso leggermente in crescita per il 2025 e un rallentamento, poi, nel 2026, anche se è difficile fare previsioni accurate dato l’imminente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.


Microsoft boccia la proposta per introdurre Bitcoin all’interno del suo bilancio

Microsoft acquisterà Bitcoin?

Microsoft ha deciso che non introdurrà Bitcoin all’interno della sua tesoreria? Cos’è successo al suo prezzo?

Microsoft non acquisterà Bitcoin, almeno per ora, nonostante l’ultimo trimestre del 2024 sia stato incredibili per BTC, che ha e superato lo storico traguardo dei $100.000. 

La società tech fondata da Bill Gates ha deciso, ieri sera, di non aggiungere Bitcoin all’interno del bilancio societario, attraverso una votazione del consiglio di amministrazione. Cosa è successo al prezzo di Bitcoin dopo il “no” di Microsoft?

La proposta di Microsoft su Bitcoin

Ieri, 10 dicembre 2024, gli azionisti di Microsoft hanno votato su una proposta per valutare l’allocazione una parte delle sue riserve finanziarie su Bitcoin. Questa era riassunto in un documento presentato dal National Center for Public Policy Research (NCPPR), un think tank statunitense, sostiene che la crypto rappresenta una protezione efficace e solida contro l’inflazione. Per think tank si intende un gruppo o un’organizzazione composta da esperti che si impegna nell’analisi e nella risoluzione di problemi complessi, in particolare in campo economico-finanziario, politico e militare.

La soluzione è stata presentata, attraverso una presentazione preregistrata, da Michael Saylor, uno dei bitcoiner più famosi al mondo nonché CEO e fondatore di MicroStrategy, l’azienda che detiene più BTC a livello globale. Il punto focale della proposta veicolata da Saylor sono stati i rendimenti generati da BTC negli ultimi anni sono stati fortemente positivi, in media del 100% all’anno dal 2011 ad oggi, mentre non si può dire lo stesso degli asset da cui è composta la treasury di Microsoft. L’azienda detiene attualmente 78,42 miliardi di dollari, divisi principalmente tra liquidità e obbligazioni.

Guarda il grafico di BTC

Nonostante ciò, il consiglio di amministrazione di Microsoft non ha approvato la proposta. Nel razionale pubblicato dalla società a supporto del verdetto si legge che: “quanto presentato NCPPR richiede che il Consiglio conduca una valutazione superflua, poiché il management di Microsoft già considera attentamente questo tema. L’azienda monitora costantemente un’ampia gamma di asset, tra i quali compare anche Bitcoin. La volatilità è un fattore da considerare nella valutazione degli investimenti in criptovalute per applicazioni aziendali, che richiedono investimenti stabili e prevedibili per garantire liquidità e finanziamento operativo.”

Anche Amazon boccerà la proposta?

Il National Center for Public Policy Research, già citato nel primo paragrafo di questo articolo, ha, coerentemente con il volere di diversi azionisti, proposto la stessa inziativa anche per Amazon, la quarta azienda più capitalizzata al mondo.

All’interno del documento redatto dal National Center for Public Policy Research si legge che “anche se attualmente Bitcoin è un asset volatile – così come lo sono state le azioni Amazon in diversi momenti della sua storia – le aziende hanno la responsabilità di massimizzare il valore per gli azionisti sia a breve che a lungo termine. Diversificare il bilancio societario includendo una quota di Bitcoin potrebbe risolvere questo problema limitando i rischi connessi alla volatilità. Amazon dovrebbe almeno valutare i benefici di detenere una parte, anche solo il 5%, dei suoi asset in Bitcoin.”

Ovviamente, non può esistere una proposta per l’introduzione di Bitcoin all’interno delle riserve aziendali che non prenda, almeno un minimo, spunto da MicroStrategy. Ma all’interno della proposta vengono nominati anche Tesla e Block, per dimostrare la tesi secondo cui Amazon dovrebbe guardare al lungo termine, fregandosene della volatilità di Bitcoin nel breve.

Il possibile impatto sul mercato della news

Ieri sera, dopo che si è diffusa la notizia della bocciatura da parte del CDA di Microsoft, il prezzo di Bitcoin ha iniziato a ritracciare. Tuttavia, il lasso di tempo in cui Bitcoin è stato vittima di forte volatilità è stato breve, recuperato piuttosto in fretta da BTC. Il prezzo di Bitcoin è passato dal livello dei 96.500$ a quello dei 94.500$, per poi recuperare il livelli persi nelle quattro ore successive. Attualmente, dopo aver mostrato una discreta forza questa mattina, si trova sul livello dei 98.000$.

Il ritracciamento che ha colpito tutto ll mercato durante la giornata di ieri, in particolare le altcoin, sembra una correzione in classico stile bull market. Il prezzo di Solana (SOL), per esempio, ha perso il 15% negli ultimi due giorni, per poi recuperare il 10% circa nelle ultime ore. Anche Ethereum (ETH), è stato vittima di un movimento simile e sta recuperando più lentamente rispetto a SOL.

Insomma, nonostante ieri sia stata una giornata relativamente negativa a causa della news riguardante Microsoft, che ha deciso di non introdurre Bitcoin all’interno della sua tesoreria, il mercato sembra aver recuperato. Dobbiamo attenderci nuovi massimi storici o la fase di ritracciamento non si è ancora conclusa?