Kamala Harris parla di criptovalute, le opzioni su BTC di BlackRock e Franklin Templeton lancia un fondo su Solana

Kamala Harris parla di crypto, BlackRock, Franklin Templeton e Solana

Kamala Harris si esprime per la prima volta sul tema delle criptovalute. La SEC approva le opzioni su ETF Bitcoin di BlackRock, mentre Franklin Templeton lancia un fondo monetario sulla blockchain di Solana

Le criptovalute sono, ormai da tempo, un tema centrale anche nel panorama politico statunitense. Kamala Harris, negli ultimi giorni, ha finalmente rotto il silenzio sul tema, affermando che le crypto sono un elemento chiave per l’economia USA. Nel frattempo, la SEC ha approvato le opzioni sugli ETF Bitcoin di BlackRock e Franklin Templeton ha annunciato il lancio di un fondo monetario sulla blockchain di Solana, a dimostrazione di come la tecnologia blockchain si stia insinuando in ogni aspetto riguardante gli strumenti finanziari più tradizionali.

Kamala Harris rompe il silenzio sulle criptovalute

È successo: finalmente Kamala Harris ha parlato di criptovalute! Dopo mesi in cui il suo avversario, Donald Trump, ha dominato il dibattito su questo tema, la candidata democratica ha rotto il silenzio durante un comizio a New York, organizzato in onore di alcuni donatori. L’evento era particolarmente significativo, non solo per il pubblico presente, ma per il messaggio politico che Harris ha voluto trasmettere. 

Dopo un lungo periodo in cui i Democratici si erano mantenuti piuttosto distanti e critici nei confronti dell’industria crypto, le dichiarazioni della Harris rappresentano un punto di svolta. Finora, esponenti di rilievo del partito, come Gary Gensler, presidente della SEC, si erano distinti per un atteggiamento restrittivo verso le criptovalute, ostacolando l’avanzamento di molte aziende del settore. Il contesto era comunque in evoluzione: con l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin a gennaio e su Ethereum a maggio, si iniziavano a vedere i primi segnali di cambiamento.

Il panorama politico USA ha subito una svolta quando Donald Trump ha cominciato a cavalcare il tema delle criptovalute, cercando di attrarre gli investitori di questo mercato verso la sua campagna. In un video di maggio, Trump ha ironizzato sul fatto che Joe Biden non sapesse neanche cosa fossero le criptovalute, segnalando la chiara volontà dell’ex presidente di differenziarsi dalla narrativa democratica.

Le parole della Harris invece, seppur caute, dimostrano che il settore è ormai un tema centrale anche nella corsa dei democratici verso Capitol Hill. Durante il discorso, Harris ha dichiarato che riunirà lavoratori, piccole imprese, innovatori e grandi aziende per investire nelle tecnologie del futuro, tra cui le criptovalute e l’intelligenza artificiale, senza dimenticare la necessità di proteggere consumatori e investitori. Nonostante non sia stata troppo esplicita nel suo supporto, il semplice fatto che abbia menzionato le criptovalute è un segnale importante per il futuro politico degli Stati Uniti e potrebbe influenzare la decisione di molti degli oltre 50 milioni di americani che investono in questo mercato.

BlackRock ottiene l’approvazione della SEC per le opzioni sugli ETF su Bitcoin

Il secondo sviluppo significativo di questa settimana riguarda sempre la SEC, che ha approvato le opzioni sugli ETF di Bitcoin del gigante degli investimenti BlackRock. Questo evento segna un passo in avanti per l’integrazione delle criptovalute nei mercati finanziari tradizionali.

Le opzioni sono uno strumento finanziario che concede agli investitori il diritto, ma non l’obbligo, di comprare (Call) o vendere (Put) un asset, come gli ETF su Bitcoin, a un prezzo prestabilito entro una data di scadenza. In questo caso specifico, le opzioni approvate dalla SEC si basano su Bitcoin spot, il che significa che ogni volta che viene stipulato un contratto, questo si riflette direttamente sul portafoglio fisico di Bitcoin detenuto da BlackRock. 

Questo passaggio apre nuove possibilità agli investitori istituzionali, permettendo loro di gestire meglio il rischio e aumentare la loro esposizione al mercato delle criptovalute. Inoltre, le opzioni sono spesso utilizzate come strumenti di leva finanziaria, per scommettere sulla crescita o proteggersi da eventuali cali dei prezzi, rendendo il mercato più dinamico e flessibile. Per il mondo finanziario, l’approvazione di questi strumenti rappresenta un ulteriore passo verso l’integrazione delle criptovalute nei circuiti economici tradizionali, consolidando il loro ruolo all’interno del sistema.

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Franklin Templeton lancia un fondo monetario sulla blockchain di Solana

In un altro sviluppo di rilievo per l’ecosistema crypto, Franklin Templeton ha annunciato il lancio di un nuovo money market fund sulla blockchain di Solana. Questo segna un cambiamento significativo per un fondo di investimento che gestisce circa 1,5 trilioni di dollari di asset, e spiana la strada all’utilizzo della tecnologia blockchain per migliorare l’efficienza operativa sui mercati. 

Ma cosa sono esattamente i money market fund? Si tratta di fondi comuni d’investimento che puntano alla conservazione del capitale e alla liquidità, investendo in strumenti finanziari a basso rischio come obbligazioni governative o certificati di deposito. Tradizionalmente considerati strumenti “noiosi” per investitori avversi al rischio, questi fondi hanno un volume di transazioni molto alto, specialmente per operazioni come l’emissione di assegni o carte di debito. La scelta di Franklin Templeton di utilizzare la blockchain di Solana per questo tipo di prodotto si basa sui vantaggi offerti dalla tecnologia, come l’economicità e la velocità delle transazioni. Il responsabile dello sviluppo delle partnership, Mike Reed, ha spiegato che dopo aver valutato possibili collaborazioni esterne, il fondo ha deciso di costruire internamente il proprio team di sviluppo per gestire l’integrazione della blockchain nel processo.Anche se Franklin Templeton aveva già tentato in passato di lanciare un fondo simile su blockchain, l’interesse allora era scarso, principalmente a causa dei tassi di interesse bassi.

Tuttavia, le circostanze sono cambiate: i tassi di interesse più elevati e un rinnovato interesse da parte di fondi di venture capital e aziende web3 per migliorare la gestione delle loro tesorerie potrebbero far decollare questa nuova iniziativa. La scelta di una blockchain veloce e scalabile come Solana potrebbe rappresentare una svolta per il settore finanziario tradizionale, dimostrando come anche strumenti apparentemente “datati” come le obbligazioni possano trovare nuova vita grazie alla tecnologia decentralizzata. Con sempre più fondi di investimento che esplorano il potenziale della blockchain, questo potrebbe essere solo l’inizio di una più ampia integrazione tra finanza tradizionale e tecnologia decentralizzata.

I libri più venduti in Italia nel 2024

I libri più venduti in italia nel 2024 la classifica

Quali sono i libri più venduti in italia nel 2024. Scopri la classifica aggiornata

L’estate, il periodo in cui generalmente si legge di più, si è ufficialmente conclusa. E quindi per tirare le somme e analizzare quali sono stati i contenuti preferiti dagli italiani. Per farlo ci possiamo basare sui dati di Feltrinelli, una delle principali catene di librerie del bel paese.

Quali sono dunque i libri più venduti in Italia nel 2024? Scoprilo in questo articolo!

10. Una conquista fuori menù di Felicia Kingsley

Una commedia romantica divertente e scorrevole, con dialoghi scoppiettanti e personaggi ben caratterizzati. La storia segue le vicende di una chef indipendente e di un magnate della ristorazione, entrambi ambiziosi e testardi. In questo scontro tra mondi diversi, l’amore si mescola con la rivalità professionale. Felicia Kingsley riesce a bilanciare humor e tenerezza in modo accattivante, creando situazioni comiche e al tempo stesso dolci. Questo libro si lascia leggere tutto d’un fiato, ideale per chi ama le commedie romantiche.

9. La neve in fondo al mare di Matteo Bussola


Un romanzo toccante che esplora i temi del lutto, della memoria e della riconciliazione. Matteo Bussola intreccia storie personali e familiari con grande delicatezza, creando una narrazione profonda e introspettiva. La trama segue le vite di persone diverse, tutte connesse da un filo invisibile di emozioni e ricordi. Lo stile poetico e ricco di immagini dell’autore rende l’atmosfera intima e nostalgica, ma mai pesante. Le descrizioni paesaggistiche evocano una natura che diventa quasi protagonista della storia. Un libro che invita alla riflessione sulla vita, sulla perdita e sulle seconde possibilità.

8. Cuore nero di Silvia Avallone


Un viaggio profondo nell’animo umano, attraverso una storia che affronta i legami familiari, le dinamiche di genere e il senso di appartenenza. Silvia Avallone crea personaggi complessi, carichi di emozioni e in lotta con il proprio passato. Il romanzo indaga con precisione le difficoltà del crescere e del trovare il proprio posto nel mondo. La prosa è densa e coinvolgente, e tocca temi universali come l’amore, la rabbia e la ricerca di sé. La scrittura di Avallone è appassionata, capace di rendere vivide le emozioni dei protagonisti. Un libro che lascia il segno per la sua forza narrativa.

7. Il cognome delle donne di Aurora Tamigio


Questo romanzo è un inno alla forza delle donne e al loro legame con la storia e la famiglia. Aurora Tamigio narra con intensità la storia di generazioni di donne, esplorando la trasmissione del sapere femminile e delle esperienze tra madre e figlia. L’ambientazione è ricca di dettagli che evocano un senso di tradizione e appartenenza, pur rimanendo attuale e rilevante per il presente. La voce narrante è autentica e piena di sfumature emotive, rendendo la lettura coinvolgente. Il romanzo riflette sul peso dei nomi e delle identità, e su come le donne si costruiscono e si riappropriano di sé. Un libro che parla al cuore e alla mente.

6. I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa


Una storia dolce e malinconica che ruota attorno alla magia dei libri e alla ricerca di sé stessi. Il protagonista, attraverso la vita in una piccola libreria, riscopre il piacere della lettura e della connessione umana. Satoshi Yagisawa dipinge con delicatezza un ritratto di solitudine e rinascita, con personaggi autentici e situazioni semplici, ma cariche di significato. Il romanzo è un omaggio ai libri come strumento di guarigione e trasformazione personale. Con una scrittura lineare ma poetica, l’autore riesce a catturare il cuore dei lettori. Un libro perfetto per gli amanti della lettura e delle storie intime.

5. Come l’arancio amaro di Milena Palminteri

Un romanzo che parla di amore, perdita e rinascita, con uno sguardo attento alle sfumature emotive dei personaggi. La storia si sviluppa attorno a una protagonista che deve affrontare una difficile scelta, tra passato e futuro, tra ciò che ha perso e ciò che potrebbe ancora avere. Milena Palminteri scrive con intensità, offrendo ai lettori un racconto ricco di colpi di scena emotivi. La prosa è fluida, con descrizioni vivide e dialoghi ben costruiti. Il tema dell’arancio amaro, simbolo di speranza e dolore, permea tutto il romanzo, donandogli una forte connotazione simbolica. Una storia che tocca corde profonde e invita alla riflessione.

4. La regina dei sentieri di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone


Al quarto posto della classifica dei libri più venduti in Italia troviamo un giallo intrigante che unisce avventura e mistero in un’ambientazione naturale mozzafiato. I protagonisti si trovano coinvolti in un caso che mette alla prova la loro capacità investigativa e le loro relazioni personali. Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone costruiscono una trama avvincente, ricca di colpi di scena, mantenendo un tono ironico e leggero. Le descrizioni dei paesaggi montani sono vivide e creano un’atmosfera suggestiva che accompagna il lettore durante tutto il libro. I personaggi sono ben caratterizzati, e il ritmo narrativo è sostenuto. Un romanzo che riesce a coniugare giallo e commedia in modo brillante.

3. Due di Enrico Brizzi


Una storia che esplora le sfide della vita moderna, le difficoltà delle relazioni e la complessità dell’essere adulti. Enrico Brizzi racconta con ironia e realismo le vicende di una coppia che cerca di sopravvivere alle pressioni esterne e interne. Il romanzo è ricco di dialoghi pungenti e momenti di riflessione, alternando momenti di leggerezza a passaggi più profondi. La scrittura di Brizzi è vivace, capace di tenere alta l’attenzione del lettore. “Due” è un libro che si presta a essere letto in maniera veloce, ma lascia spazio a riflessioni più ampie sulle dinamiche di coppia e sulla società contemporanea. Un ritratto fresco e attuale delle relazioni umane.

2. Il canto dei cuori ribelli di Thrity Umrigar

Thrity Umrigar regala ai lettori una storia di speranza, lotta e amicizia, in un contesto storico e culturale ricco di sfaccettature. Il romanzo segue un gruppo di personaggi che si trovano a fare i conti con le proprie convinzioni e con il mondo che li circonda. La scrittura è poetica e piena di emozioni, capace di far emergere le contraddizioni interne di ogni protagonista. Il libro si muove tra temi universali come la libertà, l’amore e il sacrificio, con una forte attenzione al ruolo delle donne. Un racconto che tocca il cuore e l’anima, portando il lettore a riflettere sul potere del cambiamento.

1. L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio

Al primo posto della classifica dei libri più venduti in Italia c’è un romanzo che affronta con grande delicatezza il tema della fragilità umana e delle relazioni familiari. Donatella Di Pietrantonio descrive con maestria il complesso rapporto tra genitori e figli, esplorando le difficoltà della crescita e della ricerca di un equilibrio tra indipendenza e affetto. La sua scrittura è intima e coinvolgente, capace di trasportare il lettore nelle vite dei personaggi, rendendoli estremamente reali. La narrazione è fluida, con un ritmo che alterna momenti di riflessione a passaggi più intensi. Un libro che invita a guardare dentro di sé e a comprendere l’importanza dei legami umani, anche quando sembrano più fragili.

Le 10 auto giapponesi più famose

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Le 10 auto giapponesi più famose al mondo. Ecco la classifica dei modelli che hanno conquistato il cuore degli appassionati

Il mondo delle auto giapponesi ha affascinato gli appassionati di motori per decenni, grazie a una combinazione di innovazione tecnologica, affidabilità e prestazioni impressionanti. Fin dagli anni ’60, questi grandi marchi hanno stabilito nuovi standard nel settore automobilistico, offrendo veicoli che vanno dalle compatte efficienti alle supercar dalle prestazioni mozzafiato. Ecco la classifica delle 10 auto giapponesi più famose e iconiche al mondo, che hanno segnato la storia dell’automobilismo e continuano ad essere oggetti del desiderio per molti appassionati.

10. Honda Civic Type R

La Honda Civic Type R è uno dei modelli più amati dagli appassionati di hot hatch. Con questo termine ci si riferisce alle compatte sportive, dotate di dimensioni e aspetto simile a quello delle utilitarie ma con un motore quasi da supercar.

La Honda Civic Type R è, infatti, dotata di un motore turbo da 2.0 litri VTEC che eroga oltre 300 CV e dal suo debutto, nel 1998, è diventata un punto di riferimento per le auto sportive compatte, grazie al suo telaio agile e alla potenza erogata dal suo motore.

9. Mazda MX-5 Miata

La Mazda MX-5 Miata è un’icona delle roadster leggere. Con il suo design elegante, la maneggevolezza eccezionale e il motore a trazione posteriore, offre un’esperienza di guida pura e coinvolgente.

Lanciata nel 1989, la MX-5 ha riportato in auge il concetto di roadster accessibile, vendendo oltre un milione di unità in tutto il mondo e guadagnandosi un posto nel Guinness dei Primati tutto italiano. Nel 2022 si sono radunate all’autodromo di Monza ben 707 Mazda MX-5.

8. Toyota Supra

La Toyota Supra, soprattutto nella sua quarta generazione (A80) uscita nel 1994, è diventata una leggenda grazie al suo potente motore 2JZ-GTE da 3.0 litri biturbo e al design senza tempo.

Questa automobile è una vera e propria ‘icona tra gli appassionati di tuning e corse, grazie alla sua enorme potenzialità di elaborazione, che le permette di raggiungere una potenza superiore ai 1000 CV.

7. Nissan GT-R

Tra le auto giapponesi più famose al mondo c’è sicuramente la Nissan GT-R 35, conosciuta anche come “Godzilla”, è una supercar con prestazioni incredibili grazie al suo motore V6 biturbo da 3.8 litri e al sofisticato sistema di trazione integrale.

Dal suo lancio nel 2007, la GT-R ha sfidato le supercar europee a una frazione del prezzo, guadagnando un seguito di culto per le sue capacità e la sua tecnologia avanzata.

Come non citare poi il modello precedente, l’R 34 Skyline forse ancora più iconica anche grazie al fenomenale motore, un 6 cilindri in linea da 2.6 litri nome in codice RB26DETT da 280 CV (reali invece sono 340 CV abbinati a 364 Nm di coppia).

6. Subaru Impreza WRX STI

La Subaru Impreza WRX STI è diventata famosa grazie al suo successo nei rally e al suo motore boxer turbo da 2.5 litri abbinato a un sistema di trazione integrale avanzato.

La WRX STI ha portato le prestazioni da rally su strada, offrendo agli appassionati una vettura capace di affrontare sia circuiti che terreni accidentati.

5. Lexus LFA

La Lexus LFA è una supercar in edizione limitata con un motore V10 da 4.8 litri sviluppato in collaborazione con Yamaha. La sua struttura in fibra di carbonio e il sound del motore sono stati elogiati da critici e appassionati.

Nonostante il prezzo elevato, la LFA è stata acclamata come una delle migliori supercar del 21° secolo, grazie alla sua esclusività e alle sue prestazioni.

4. Mitsubishi Lancer Evolution

La Mitsubishi Lancer Evolution, o “Evo”, è una berlina sportiva ad alte prestazioni con un motore turbo e trazione integrale. Con numerosi successi nei rally, l’Evo è diventata una leggenda tra gli appassionati di auto sportive.

Prodotta in varie generazioni fino al 2016, la Lancer Evolution è stata un simbolo di prestazioni accessibili e un’alternativa diretta alla Subaru WRX STI.

3. Nissan 350Z/370Z

Le Nissan Z sono note per il loro design aggressivo e il motore V6 potente. La 350Z e la successiva 370Z hanno continuato la tradizione delle Z-car offrendo prestazioni sportive a un prezzo accessibile.

Queste auto hanno mantenuto vivo lo spirito delle auto sportive a due posti, diventando popolari sia tra i puristi della guida che tra gli appassionati di tuning.

2. Honda NSX

La Honda NSX, lanciata nel 1990, è stata la prima supercar giapponese. Con un motore V6 montato centralmente e un telaio in alluminio, la NSX ha rivoluzionato il concetto di supercar, offrendo prestazioni di alto livello con affidabilità e facilità di guida.

La NSX è stata sviluppata con l’aiuto di Ayrton Senna e ha stabilito nuovi standard per le supercar, influenzando il design e l’ingegneria di molte altre vetture sportive.

1. Toyota 2000GT

La Toyota 2000GT è considerata la prima auto sportiva giapponese di livello mondiale. Prodotta in quantità limitata tra il 1967 e il 1970, questa coupé presentava un design elegante e un motore a sei cilindri in linea.

La 2000GT ha messo il Giappone sulla mappa delle auto sportive, diventando un oggetto da collezione estremamente raro e prezioso.

Perché le auto giapponesi sono così apprezzate?

Le auto giapponesi sono famose per la loro affidabilità e la capacità di offrire prestazioni eccezionali a prezzi competitivi. Modelli come la Toyota Supra e la Nissan GT-R hanno definito nuove generazioni di auto sportive, mentre vetture come la Honda NSX e la Lexus LFA hanno sfidato le supercar europee sul loro terreno. La continua ricerca della perfezione e l’attenzione ai dettagli rendono queste auto non solo mezzi di trasporto, ma veri e propri capolavori dell’ingegneria automobilistica.

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Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 


Come funziona il Liquid Staking? 

Come funziona il Liquid Staking

Tra i casi d’uso più popolari della DeFi troviamo una particolare forma di staking. Scopri come funziona il Liquid Staking!

Dopo l’aggiornamento The Merge di Ethereum il Proof-of-Stake (PoS) è diventanto lo standard. È il meccanismo di consenso più diffuso anche se ogni network però ne propone una sua variante. I vari PoS si distinguono per le modalità in cui selezionano i validatori dei blocchi ma tutti hanno in comune il procedimento di base, lo staking. Proprio in questo contesto si colloca il Liquid Staking, un modo di fare staking, che soddisfa i bisogni degli utenti della DeFi più attivi, oltre a quelli dei network PoS. In questo articolo puoi scoprire come funziona il Liquid Staking, uno dei servizi finanziari su blockchain più apprezzati e diffusi.

Staking e liquidità

Prima di capire cos’è e come funziona il Liquid Staking, rivediamo cosa significa fare staking. Mettere delle criptovalute in staking equivale a bloccare una quantità di token con un programma apposito per ottenere delle ricompense, il diritto a partecipare alla validazione dei blocchi e spesso il diritto di voto per la governance del network della blockchain di riferimento. Questo sistema sostituisce il mining, infatti i blocchi vengono validati dai validatori scelti tra tutti i nodi che hanno in staking delle crypto, non in base a chi ha maggiore potenza computazionale. L’importo complessivo di criptovalute bloccate si chiama stake e non può essere trasferito o usato mentre è bloccato nello smart contract, garantendo così le buone intenzioni del validatore nei confronti del network. Dal momento che tutti i token coinvolti nello staking sono bloccati, il meccanismo dietro al PoS dà vita a un problema di liquidità. 

Il numero dei token bloccati in staking varia a seconda del network che si considera. Il 29% della fornitura circolante di ETH è in staking, circa 82 miliardi di dollari. Per quanto riguarda Solana (SOL) questa percentuale arriva al 66%, per un controvalore monetario totale di 35 miliardi di dollari, per SUI e TIA è, addirittura, più alta del 70%.

Questo da un lato significa che una parte sostanziale di fornitura non verrà venduta nel breve termine, ammortizzando spinte al ribasso del prezzo. Dall’altro, questi token sono anche esclusi da potenziali transazioni, utilizzi in dapp e in generale dal generare volumi che costituiscono importanti KPI per le blockchain e casi d’uso per gli utenti.

Ma non dev’essere per forza così.

Cos’è e come funziona il Liquid Staking?

Per risolvere questi ostacoli alla liquidità, sempre più network e piattaforme DeFi propongono agli utenti il Liquid Staking. Nel Liquid Staking quando blocchi delle criptovalute in staking e/o le deleghi ai nodi validatori ricevi una quantità proporzionale di token “derivati” con rapporto 1:1, anche chiamati liquid derivate, un derivato liquido. Questa versione del token iniziale mantiene uno stretto legame con il prezzo del token sottostante. Questi derivati sono asset commerciabili e pienamente utilizzabili in altri servizi DeFi. Dal 2021 i servizi e le piattaforme che propongono il Liquid Staking sono cresciuti esponenzialmente, tra questi c’è Lido Finance il più famoso su Ethereum di cui parleremo più avanti, ma anche anche Jito e Marinade, i più utilizzati su Solana.

I vantaggi del Liquid Staking per gli utenti

Il Liquid Staking sembra essere particolarmente vantaggioso per gli utenti e tutti coloro che vogliono mettere in staking i loro token senza però lasciarli bloccati e quindi inutilizzabili. I liquid derivative ricevuti corrispondono alla controparte liquida delle criptovalute in staking. Questi asset possono essere usati all’interno della rete, nell’economia interna all’ecosistema, oppure anche al di fuori della chain di partenza. Il Liquid Staking quindi permette agli utenti di partecipare al meccanismo di consenso delle blockchain e allo stesso tempo di non rinunciare alla liquidità. Dal punto di vista di un utente infatti avere un patrimonio bloccato è sconveniente, il Liquid Staking aumenta la capital efficiency, ovvero il rapporto tra le risorse economiche impiegate nello staking (o in qualsiasi altro servizio finanziario o business) e quanto si riceve. 

Immagina di avere 100 SOL nel tuo wallet. Invece di lasciarli lì a prendere polvere puoi impiegarli in un protocollo per il Liquid Staking, per esempio Marinade, riceverai così 100 token derivati chiamati ad esempio mSOL, che rappresentano quelli che vengono depositati. Questi mSOL sono pienamente utilizzabili e puoi decidere di metterli in staking a loro volta o di fornire liquidità a delle liquidity pool dei DEX come Jupiter, ad esempio. In questo modo le ricompense e i premi derivanti da queste tre distinte operazioni finanziarie si sommano e invece di ricevere solo le ricompense per il tuo stake iniziale, avrai anche quelle derivanti dall’utilizzo dei tuoi staking derivative e, nel caso delle liquidity pool, una parte delle commissioni di trading di Jupiter

In poche parole, il Liquid Staking ti permette di utilizzare i tuoi derivati tokenizzati mentre gli asset sottostanti sono al sicuro on chain e generano ricompense.  Al di là dell’entusiasmo, come in tutte le funzionalità emergenti, non è saggio lanciarsi a capofitto nel Liquid Staking senza le dovute precauzioni. È opportuno infatti considerare che alcune piattaforme dedicate al Liquid Staking spesso sono in versione beta e quindi ancora in fase di test, anche la presenza o meno di audit può servire a farci un’idea su quanto un progetto sia affidabile. 

Un altro aspetto da considerare quando si ha intenzione di fornire liquidità è l’impermanent loss, ossia un mancato guadagno dovuto al cambiamento di prezzo del token dal momento in cui è stato depositato.  Ciò accade soltanto nel caso in cui di decida di fornire liquidità attraverso meccanismi di liquidity providing (LP). Questi consistono nell’unione di due o più token diversi, che vengono poi bloccati su un exchange decentralizzato e permettono di ricevere le ricompense derivanti dalle commissioni di transazioni pagate dagli utenti che lo utilizzano. Per esempio, supponiamo che il prezzo di ETH sia, in questo momento, di 3.000$. Se si depositano in una liquidity pool 0,5 ETH e 1.500 USDC (il valore monetario dei componenti deve, per forza, essere lo stesso) e, successivamente, il prezzo di Ethereum sale, la pool dovrà convertire degli ETH in USDC in modo che il loro rapporto col prezzo rimanga costante secondo l’algoritmo del DEX. Se questo dovesse accadere si perderebbero degli ETH.

I vantaggi per i nodi validatori e per i network 

Se gli utenti sono più incentivati a mettere le proprie criptovalute in staking e delegare così i nodi validatori, lo stake di questi sarà sempre maggiore. Di conseguenza aumenterà anche la probabilità di essere scelti come validatori di un blocco e quindi la quantità di block reward. Il Liquid Staking può anche avere un impatto sulla DeFi in termini di componibilità e interoperabilità, ovvero la capacità di un sistema di comunicare e scambiare informazioni con un altro.

Lo sviluppo del Liquid Staking comporta la creazione di protocolli e token compatibili con più blockchain possibili, in quanto devono poter essere utilizzati facilmente in più dapp. 

I token derivati 1:1 (o wrapped token) sono la stessa soluzione utilizzata per i cross-chain swap, ossia scambi di token tra una blockchain e un’altra. Quindi sviluppando staking derivative si favorisce l’interoperabilità perché si incoraggia lo scambio di valore tra diverse blockchain. A sua volta l’interoperabilità facilita la componibilità. In che modo? Se un token è compatibile con diversi protocolli, un programmatore DeFi può sfruttarlo per sviluppare nuove dapp senza dover creare un token apposito da zero.

Quali sono i principali network che utilizzano il Liquid Staking?

Il Liquid Staking è un servizio offerto da piattaforme DeFi come Lido Finance e Osmosis, Jito, Marinade, Jupiter e molte altre. Queste piattaforme supportano il Liquid Staking per diverse criptovalute e token, su Lido ad esempio puoi mettere in staking ETH e MATIC e ricevere i tuoi derivative chiamati stETH, e così via. Al momento su Lido Finance il valore di ETH in staking supera i 22 miliardi di dollari iSOL, il token di Solana, come già anticipato, viene usato per il Liquid Staking sulle dapp native Jito, Marinade e Jupiter i quali garantiscono APY che oscillano dal 7,3% al 7,5%. AVAX invece, il token di Avalanche, viene usato per il Liquid Staking sulla dapp nativa Benqui con il nome sAVAX. Queste piattaforme sono tutte molto simili tra loro e le APY variano dal 2% all’8%. 


Dopo aver visto come funziona il Liquid Staking e come viene sfruttato dai vari network, tiriamo le somme. I vantaggi del Liquid Staking sono legati alle opportunità che derivano dal combinare insieme più asset DeFi. Avere criptovalute in staking non dovrebbe impedire di scegliere altre strategie di yield farming e contribuire alla crescita di tutto il network. Fornendo la possibilità di fare Liquid Staking, i network favoriscono quindi i loro utenti. Tuttavia non bisogna dimenticare che gli staking derivative sono di natura sintetica, dunque non condividono tutti i casi d’uso delle criptovalute. Ad esempio gli stETH non possono essere usati per pagare il gas o le commissioni su Ethereum.

Crollo criptovalute: cosa fare quando succede?

Crollo criptovalute: cosa fare?

Crollo delle criptovalute: perché succede e come mettersi al riparo. Scopri tutti i consigli utili e le contromisure da adottare. 

Se hai mai affrontato un crollo delle criptovalute sai cosa significa provare paura e sconforto. Quando tutti i prezzi scendono rapidamente, scenario che si verifica più frequentemente nel nostro settore rispetto ad altri mercati più longevi e solidi, è difficile non farsi prendere dall’emozione. Quando le crypto crollano, se non sei preparato, ci si sente un po’ Wendy in Shining: ogni movimento di mercato diventa un colpo d’ascia che ti rincorre lungo i corridoi dell’Overlook Hotel, con Jack Torrance (Jack Nicholson) alle calcagna, pronto a terrorizzarti ad ogni angolo.

Tuttavia, se si lasciano da parte le emozioni e affronti la situazione in modo razionale, il crollo delle criptovalute può trasformarsi in  un’opportunità. Non serve avere la “luccicanza”, quella capacità quasi magica di prevedere il futuro come nel film di Kubrick. Quello che ti serve davvero è un piano solido e una strategia ben strutturata, che ti permettano di navigare con sicurezza anche nei momenti più turbolenti.

Perché le crypto sono volatili?

La prima volta che si assiste ad un crollo delle criptovalute (e forse anche la seconda e la terza) è normale farsi prendere dal panico. Al contrario, dopo che si acquisisce un po’ di esperienza nel settore, ci si abitua ai saliscendi del mercato o addirittura si attende con fermento e impazienza la volatilità, perché rende il mercato crypto più avvincente rispetto ad altri periodi spesso statici

Ma come mai i crolli sono più frequenti nel mondo crypto? Principalmente perché le criptovalute sono “giovani” e meno capitalizzate dei rivali della finanza tradizionale. Basti pensare che Wall Street, cuore pulsante del mercato azionario americano (sicuramente il più famoso e frequentato dagli investitori) è nato l’8 marzo del 1817. Il New York Stock Exchange è stato fondato più di duecento anni fa, mentre il mercato crypto circa dieci, se si considera come punto d’origine la nascita dei primi exchange.

Se il paragone sulla longevità dei due settori è efficace, quello che riguarda la capitalizzazione dei rispettivi mercati non lascia scampo ad equivoci. La capitalizzazione totale del mercato crypto, ovvero il valore monetario complessivo degli asset che lo compongono, è di 2,13 trilioni di dollari, 2.130 miliardi. Quello di Apple, invece, che è l’azienda più capitalizzata al mondo è, al momento della scrittura, di 3,2 trilioni, il 66% in più. Una sola azienda, anche se è la più grande in questo momento, vale di più (in termini monetari) dell’intero mercato delle criptovalute.

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Focus sulla capitalizzazione di mercato

Per spiegare in termini semplici qual è la relazione tra la capitalizzazione di mercato e la volatilità di un asset possiamo paragonare la prima ad una folla di persone. Quando questa è contenuta e succede qualcosa di insolito l’intero gruppo reagisce spesso in modo drastico. Immaginate cosa succederebbe se urlaste a squarciagola in un bar poco affollato. Al contrario, non susciterebbe nessuna reazione lo stesso comportamento durante una manifestazione con migliaia di persone.

Allo stesso modo, in un mercato altamente capitalizzato, partecipato da molti investitori e caratterizzato da scambi che muovono enormi quantità di denaro, influenzare il prezzo degli asset è molto difficile e dispendioso in termini di volumi. Mentre sono sufficienti somme più contenute per influenzare la capitalizzazione di un mercato più piccolo, dove le news o i grossi speculatori possono definirne il l’andamento di breve termine.

Crollo delle criptovalute correlato a una notizia economica

Alcune notizie economiche hanno la capacità di influenzare l’andamento del mercato azionario e quindi possono anche causare indirettamente il crollo delle criptovalute. Per esempio, eventi come la decisione della Federal Reserve in merito ai tassi di interessi, o la pubblicazione dei dati sull’inflazione e di quelli del mercato del lavoro, condizionano fortemente gli investitori, sia istituzionali che retail. Questi fattori influenzano le azioni sui mercati e, di conseguenza, i prezzi degli asset. 

Se hai assistito a un sell the news collegato ad uno degli eventi sopracitati, o ad un crollo preventivo derivante dalla preoccupazione di dati poco favorevoli per l’economia, non è il caso di preoccuparsi. Solitamente si tratta di movimento di prezzo passeggeri, che si concludono in un breve lasso di tempo.

Eventi di mercato gravi

Il discorso cambia quando si analizza il crollo delle criptovalute derivante da un evento grave e interno a questo specifico settore, come il fallimento di un player molto importante. In passato abbiamo assistito a crollo dell’ecosistema Terra-Luna, che ha causato un buco di 60 miliardi di dollari, ma anche alla bancarotta di FTX, che ha sollevato dubbi sulla legittimità delle aziende centralizzate che operano nel settore.

Quando eventi del genere colpiscono il mercato anche gli investitori più esperti provano paura e sgomento. Tuttavia, con il passare del tempo e con la crescita della capitalizzazione delle principali crypto, l’impatto sull’intero mercato di eventuali eventi di questo tipo dovrebbe gradualmente decrescere. In ogni caso, farsi prendere dal panico e agire d’impulso, come sempre quando si parla di investimenti, potrebbe peggiorare ulteriormente la nostra posizione. Al contrario, se si sta agendo seguendo un piano strutturato, è fondamentale continuare sulla propria strada e non applicare ad esso modifiche che derivano dal disagio emotivo che si sta provando. Questo, se consideriamo il “caso studio” crollo dell’ecosistema Terra Luna, avrebbe potuto voler dire allocare al progetto una percentuale del portafoglio crypto molto limitata accompagnata da un ribilanciamento costante in modo da ridurre progressivamente l’esposizione.

Come ci si può proteggere dal crollo delle crypto?

La prima risposta a questa domanda può essere estrapolata dal paragrafo precedente. Perché la realtà è, almeno in questo caso, molto semplice: chi non ha una strategia si troverà sempre a fare i conti con la paura o la rabbia durante un crollo delle criptovalute. Tuttavia, ci sono alcuni passaggi preliminari che possono aiutare chi è alle prime armi a prescindere dalla tipologia di piano che sta seguendo:

  • Svolgere un’analisi dei fondamentali: con questo termine ci si riferisce alla tecnologia che sostiene il token o la crypto in cui si vorrebbe investire. Prima di aggiungere un nuovo asset al nostro portafoglio è importante conoscerlo, comprendere se ha un’utilità, quali benefici garantisce a chi lo detiene e gli obiettivi di medio e lungo termine di chi lo emette. Conoscere tutto delle criptovalute che possediamo ci può aiutare ad affrontare con tranquillità e ottimismo i crolli di mercato. Insomma, nel lungo termine sono i fondamentali a fare la differenza e l’approccio cambia a seconda della solidità del progetto che si prende in considerazione. La strategia che seguirà l’acquisto di Polygon (POL), un progetto con tantissimi sviluppatori nel mondo che ha raccolto quasi 500 milioni di dollari, sarà diversa da quella da adottare nel caso in cui si compra una meme coin.

Scopri Polygon

  • Conoscere le basi dell’analisi tecnica: non per prevedere o anticipare i movimenti di mercato, ma per comprendere il contesto di un crollo dei prezzi. Se, ad esempio, la crypto in esame proviene da un periodo estremamente positivo, il ribasso dei prezzi potrebbe essere fisiologico. Oppure, se tale movimento è stato repentino e, almeno in parte, riassorbito, potrebbe trattarsi di un flash crash che la crypto non farà fatica a recuperare.
  • Possedere un portafoglio bilanciato: la differenza tra la capitalizzazione di mercato delle crypto e quella del mercato azionario è, ad oggi, ancora abissale. Ma lo stesso discorso vale anche per il divario tra BTC e la maggior parte delle altcoin. Come si evince dal grafico della dominance, il 58% del “peso” del mercato delle criptovalute è attribuibile a Bitcoin, che è la crypto su cui puntare se si vuole massimizzare la stabilità del proprio portafoglio. Al contrario, andrebbe al più possibile limitata l’esposizione alle meme coin o le “gemme” semisconosciute, che possono perdere gran parte del loro valore in pochissimo tempo. Inoltre può essere utile possedere un “piano b” strutturato, che implichi decisioni ben definite al verificarsi di alcune condizioni. I più esperti potrebbero servirsi dell’analisi tecnica, per pianificare una strategia d’uscita nel caso in cui una crypto scenda al di sotto di un determinato livello di prezzo (stop loss).

Questi sono solo tre metodi per proteggersi, almeno in parte, dal possibile crollo delle criptovalute. Tuttavia, non è possibile identificare strategie evergreen che funzionino a prescindere, ma vanno sempre adattate alla propensione al rischio di ogni individuo. In ogni caso, se intendi conoscere le cinque più popolari del 2024, puoi leggere questo articolo!

Young Platform: iniezione di capitale “on top” di altri 2,65 milioni da Azimut

Iniezione di capitale di 2,65 milioni da Azimut

L’iniezione di capitale “on top” di altri 2,65 milioni da parte di Azimut e la nomina del nuovo presidente Nicolas Bertrand, dirigente senior di Borsa Italiana e London Stock Exchange

Milano, 16 settembre 2024 – il gruppo Azimut, uno dei principali operatori indipendenti nel risparmio gestito in Europa con oltre 95 miliardi di euro in gestione, ha rinnovato la fiducia in Young Platform, attraverso una nuova iniezione di capitale. Questa si aggiunge all’investimento di 11 milioni di euro effettuato nel giugno 2022, quando Azimut guidò un round di finanziamento da 16 milioni di euro.

Young Platform, la scale up fintech italiana nata per semplificare l’accesso al mondo delle criptovalute è leader nel nostro paese grazie all’ampio ventaglio di servizi crypto offerti e alla dimensione della community, che conta più di 2 milioni di iscritti. Oggi, dopo la rinnovata fiducia da parte di Azimut, già tra i suoi più grandi investitori, è pronta ad affrontare nuove sfide e sviluppare nuovi prodotti e servizi innovativi.

Ma le novità non finiscono qui. Nicholas Bertrand ex responsabile dei titoli azionari e derivati di London Stock Exchange Group (LSEG) e dirigente senior in Borsa Italiana è il nuovo presidente delle società. Questo cambio di leadership non è l’unica novità sul fronte dirigenziale: Alexandru Stefan Gheban uno dei sei fondatori nonché CFO, diventa Amministratore delegato con, al suo fianco, Andrea Ferrero, co-CEO della società.

“Dal 2018 a oggi ogni fase di finanziamento ha progressivamente rafforzato le capacità operative e la presenza di mercato di Young Platform, spianando la strada per continue innovazioni ed espansioni” – ha ricordato Andrea Ferrero. Con questa nuova operazione finanziaria siamo lieti di ottenere rinnovata fiducia da parte di un partner importante come Azimut, in vista del rilascio di nuovi prodotti e di servizi che porteranno Young Platform a costruire la prima piattaforma bancaria 3.0. La nostra piattaforma sarà senza confini e fonderà perfettamente elementi di finanza tradizionale (TradFi) con le funzionalità innovative della finanza decentralizzata (DeFi), contribuendo a rendere l’attività bancaria globale più veloce, economica e semplice”

In relazione a ciò come non citare l’impegno che Young Platform ha orientato al fine di operare in modo coerente con la compliance normativa, una caratteristica fondante della società. La sua piattaforma è registrata presso l’OAM (Organismo Agenti e mediatori creditizi) e ha ricevuto l’autorizzazione dall’organo regolatore finanziario francese, l’AMF (Autorité des marchés financiers). Inoltre, possiede un dipartimento di Antiriciclaggio interno e si sta adattando in modo tempestivo alle regolamentazioni stabilite dal regolamento dell’Unione Europea Market in Crypto-Asset (MiCA) che entreranno in vigore in modo graduale nei prossimi mesi.

“L’investimento in Young Platform è pienamente in linea con le nostre attività di Venture Capital volte a selezionare i migliori progetti innovativi in trend emergenti. Il panorama delle criptovalute è in continua evoluzione e nonostante non sia ancora accessibile direttamente da tutti gli investitori, è comunque essenziale affrontarlo con competenze, spirito critico e serietà. Queste qualità contraddistinguono l’exchange di Young Platform e siamo certi che il team, unendo tecnologia e visione, saprà sviluppare nuovi prodotti e servizi innovativi che potranno influenzare positivamente l’industria finanziaria.” Ha commentato Giorgio Medda, Amministratore Delegato di Azimut Holding.

Energia nucleare: è in arrivo la svolta per gli States?

L’energia nucleare negli Stati Uniti: un approfondimento

È in arrivo una svolta per l’energia nucleare negli Stati Uniti, dato che si ipotizza la riapertura di impianti chiusi in passato? Scopri il progetto sulla fusione finanziato da Bill Gates

L’energia nucleare sta vivendo un momento di rinascita, in particolare negli Stati Uniti, dove si sta puntando a riaprire centrali dismesse e a sviluppare nuove tecnologie. Questo interesse rinnovato nasce dalla sempre più crescente consapevolezza della necessità di ridurre le emissioni di carbonio e dalla crescente domanda di energia pulita per sostenere settori come i data center, l’intelligenza artificiale e la mobilità elettrica. 

Due esempi significativi di questo trend sono la riapertura della centrale nucleare di Palisades, chiusa nel 2022, e lo sviluppo di reattori nucleari avanzati come quello della start-up TerraPower, finanziata dal miliardario Bill Gates. Scopri le ultime news relative all’energia nucleare negli Stati Uniti in questo articolo.

Riaprire vecchie centrali: il caso della centrale nucleare di Palisades

La centrale nucleare di Palisades, situata a Covert, nel Michigan, è stata chiusa a maggio 2022, dopo 40 anni di attività per via della competizione con un’altra fonte di energia pulita, il gas naturale, più economico da estrarre. Tuttavia, la crescente pressione per decarbonizzare l’economia ha spinto il governo statunitense a riconsiderare il ruolo del nucleare nel mix energetico del Paese.

Negli ultimi anni, diversi impianti nucleari negli Stati Uniti sono stati chiusi. Poi però il governo ha cambiato rotta, principalmente grazie al Inflation Reduction Act (IRA), una misura del 2022 che tra le altre cose promuove lla produzione di energia pulita. Il risultato? Un piano per la riapertura di alcune di queste strutture. 

Il caso di Palisades è emblematico in questo senso. Grazie a circa 1,5 miliardi di dollari di finanziamenti emessi dal Dipartimento dell’Energia e un contributo di 300 milioni di dollari del governo federale del Michigan, la centrale potrebbe essere riaperta entro il 2025.

Perché riaprire una centrale chiusa?

La riapertura della centrale di Palisades potrebbe essere una mossa strategica per aumentare rapidamente la capacità di produzione di energia nucleare negli Stati Uniti senza dover costruire nuovi impianti da zero. Insomma, è un modo per ottenere, lo stesso, un risultato senza affrontate un processo che richiede anni e ingenti investimenti. L’energia nucleare ha contribuito a circa il 20% della produzione di elettricità negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni, quota che è gradualmente diminuita, principalmente a causa dell’elevato costo di gestione delle centrali e del timore generale che suscitano le centrali.

Un’eccessiva preoccupazione che possano verificarsi incidenti è, almeno dal punto di vista statistico, sbagliato. Oggi il nucleare negli Stati Uniti è una delle fonti di energia più sicure, pulite e affidabili, soprattutto alla luce degli avanzamenti tecnologici che permettono uno smaltimento più efficace dei rifiuti. Sebbene la percezione pubblica del nucleare sia ancora influenzata da disastri passati come Chernobyl e Fukushima, diversi sondaggi indicano un graduale cambiamento dell’opinione pubblica a favore del nucleare, visto come un alleato fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

La centrale di Palisades potrebbe non essere l’unico impianto a riaprire. Se l’operazione avrà successo, altre centrali chiuse potrebbero seguire lo stesso percorso, come Three Mile Island in Pennsylvania, contribuendo così a ridurre la dipendenza del paese dai combustibili fossili.

L’innovazione nel nucleare: TerraPower e il nuovo reattore di Bill Gates

Mentre alcuni progetti si concentrano sul recupero di vecchie centrali, altri guardano al futuro, con la creazione di reattori nucleari più piccoli, economici e sicuri. Uno dei progetti più ambiziosi in questo campo è quello di TerraPower, una start-up sostenuta da Bill Gates, che sta costruendo un nuovo tipo di reattore nucleare nella città di Kemmerer, nel Wyoming. TerraPower sta sviluppando un reattore raffreddato a sodio liquido, una grande novità rispetto a quelli tradizionali, che utilizzano acqua pressurizzata per raffreddare il nucleo.

La scelta del sodio liquido permette di operare a pressioni più basse, riducendo così la necessità di costose misure di sicurezza. Questo rende il reattore più semplice da costruire e più economico rispetto ai modelli tradizionali. Il primo reattore di TerraPower sarà di dimensioni più ridotte rispetto ai tradizionali reattori nucleari: produrrà 345 megawatt, un terzo della potenza dei reattori convenzionali, e sarà pronto non prima del 2030.

Una delle caratteristiche innovative del reattore di TerraPower è la capacità di immagazzinare energia in una batteria a sali fusi, che permette al reattore di modulare la sua produzione di energia a seconda delle necessità. Questo è particolarmente utile quando si integra l’energia nucleare con fonti rinnovabili, come l’energia solare e quella eolica, che sono caratterizzate da una produzione intermittente.

Energia nucleare negli Stati Uniti: le sfide per il futuro

Nonostante i progressi tecnologici e il sostegno politico, le sfide che l’energia nucleare deve affrontare sono ancora tantissime. Il costo per costruire nuovi impianti è elevato, e spesso i progetti sono soggetti a ritardi e hanno bisogno di fondi aggiuntivi per essere ultimati. Un esempio è rappresentato dai reattori 3 e 4 dell’impianto di Vogtle, in Georgia, che sono stati costruiti con sette anni di ritardo e sono costati più del doppio delle stime iniziali.

Anche il progetto di TerraPower non è immune a queste difficoltà. Ad esempio, la società ha dovuto ritardare di due anni l’inizio dei lavori a causa della crisi globale delle forniture di uranio arricchito, causata dallo scoppio del conflitto Russo-Ucraino.

Infine, per concludere questa panoramica sull’energia nucleare negli stati uniti, non si può non analizzare la fusione, da sempre interpretata come possibile soluzione a lungo termine per ottenere energia pulita e illimitata. Per intenderci, la fusione nucleare è il processo che alimenta il sole: gli isotopi dell’idrogeno si fondono, rilasciando enormi quantità di energia senza produrre scorie. Tuttavia, la tecnologia per contenere l’enorme quantità di energia scaturita da questo processo è ancora in fase di sviluppo e non ci sono certezze su quando e se potrà essere commercializzata.

Una start-up cinese, Energy Singularity, sta lavorando su un reattore a fusione e spera di commercializzare questa tecnologia entro il 2035. L’azienda sta sviluppando un dispositivo chiamato tokamak, che utilizza potenti magneti per contenere un plasma riscaldato a temperature estremamente elevate.

Sebbene la fusione nucleare offra enormi promesse, gli esperti avvertono che ci sono ancora numerose sfide tecniche da superare.Il nucleare, sia nella sua forma tradizionale che nelle sue versioni più avanzate, rappresenta una delle opzioni più promettenti per risolvere il problema della transizione energetica. La riapertura di centrali dismesse come Palisades potrebbe aiutare a colmare il divario energetico nel breve termine, mentre progetti come quello di TerraPower e lo sviluppo della fusione nucleare potrebbero rivoluzionare il settore nei prossimi decenni.

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Crisi economica cinese: l’impatto sui paesi legati alla Cina

Crisi economica cinese e i paesi colpiti

La crisi economica cinese è arrivata? Quale sarà l’influenza sui Paesi che hanno legato il loro futuro alla Cina?

Dopo due decenni di crescita economica senza precedenti e prosperità, la Cina sta ora mostrando segni di rallentamento che suscitano preoccupazione a livello globale. Come si è giunti a questo punto? Il miracolo economico cinese, che per anni ha alimentato la crescita mondiale, era forse un’illusione? I segnali di difficoltà sono molteplici: il crollo delle esportazioni di Paesi come il Venezuela, che aveva puntato gran parte del suo futuro economico sui prestiti cinesi in cambio di petrolio, e il fallimento di grandi progetti infrastrutturali finanziati da Pechino, come la linea ferroviaria ad alta velocità Cina-Laos, rivelatasi insostenibile.

Il rallentamento della domanda cinese di materie prime ha messo in crisi economie emergenti e consolidate, con effetti devastanti anche su partner economici di lunga data come la Germania. Di fronte a una Cina che ha progressivamente tagliato i prestiti all’estero e imposto una concorrenza sleale sui mercati globali, molte economie si trovano oggi in difficoltà, sollevando interrogativi sulla sostenibilità del modello di crescita cinese.

L’accordo economico tra Cina e Venezuela

Negli anni 2000, il Venezuela, guidato dal presidente Hugo Chávez, ha puntato tutto sulla Cina, in quanto rappresentava la soluzione ideale per i problemi venezuelani. In che modo? Offrendo miliardi di dollari in investimenti e prestiti in cambio di una preziosissima merce: l’oro nero, il petrolio. A prima vista, la scommessa di Chavez può sembrare vincente. La Cina, in piena espansione economica, era affamata di risorse energetiche e utilizzava il petrolio venezuelano per alimentare la sua crescita, mentre finanziava ambiziosi progetti infrastrutturali in Venezuela.

Tuttavia, durante il decennio scorso, la situazione è peggiorata, principalmente a causa del calo della domanda di petrolio e quindi del suo prezzo. I ricavi delle esportazioni venezuelane sono scesi vertiginosamente, mettendo in crisi un’economia già afflitta da malgoverno e problemi interni, che nel 2014 è definitivamente rollata. Le conseguenze di ciò le conosciamo tutti: scarsità di cibo, ospedali privi di medicine e tasso di criminalità al limite del surreale. Per questi motivi milioni di venezuelani sono stati costretti a emigrare, e la Cina ha progressivamente ridotto i finanziamenti al Paese. Insomma, la scommessa del Venezuela sulla Cina si è rivelata un disastro economico.

Questa crisi rappresenta solo uno dei primi segnali di allarme ignorati dalla comunità internazionale. Decine di altri Paesi, che hanno legato il proprio destino economico alla crescita cinese, oggi si trovano in una situazione di grave difficoltà finanziaria. Questa situazione è dovuta principalmente al rallentamento dell’economia cinese.

Il “miracolo” economico cinese: un’illusione?

Dopo la crisi finanziaria del 2008, innnescata dal crollo del mercato immobiliare statunitense, la Cina ha sostenuto l’economia globale iniettando ingenti quantità di denaro nel sistema economico, stimolando la domanda interna e investendo. In meno di un decennio, ha speso circa 29.000 miliardi di dollari, un importo equivalente a un terzo del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale. Gli effetti benefici di questa politica espansiva si sono fatti sentire in tutto il mondo, tanto che si pensa che l’economia cinese abbia contribuito a circa il 40% della crescita globale dal 2008 al 2021.

Per molti Paesi in via di sviluppo, la Cina era il migliore degli alleati. Il suo boom economico, avvenuto un secolo dopo rispetto all’occidente, apriva all’improvviso nuovi mercati per le esportazioni di materie prime, mentre il governo cinese offriva prestiti generosi per progetti infrastrutturali attraverso la Belt and Road Initiative (BRI). Tuttavia, dietro questo apparente miracolo economico, si nascondevano profondi squilibri e problemi strutturali.

Il boom cinese, alimentato da investimenti inefficienti e politiche di stimolo a breve termine, apare oggi insostenibile. E la situazione risulta ancora più grave se si analizzano le mosse del presidente Xi Jinping, al potere dal 2012, ha inasprito il controllo statale sull’economia e resistito a importanti riforme economiche. Il risultato? La crescita economica sta rallentando drammaticamente, tanto che alcuni esperti sono convinti che questa oggi sia praticamente nulla.

L’impatto globale del rallentamento cinese

Il rallentamento della crescita cinese sta avendo ripercussioni significative a livello globale, in particolare nei Paesi che hanno scelto la Cina come principale partner commerciale. La diminuzione della domanda cinese di materie prime ha portato a un crollo delle esportazioni per molte economie emergenti. Situazione che continua a peggiorare dato che il governo cinese continua a sovvenzionare le proprie imprese e a inondare i mercati globali di prodotti a basso costo, mettendo in difficoltà i produttori locali in altre parti del mondo.

In particolare, i prestiti esteri della Cina si sono ridotti drasticamente negli ultimi anni. Se nel 2016 la Cina prestava annualmente circa 90 miliardi di dollari all’estero, oggi questa cifra è scesa a soli 4 miliardi. Questa riduzione dei finanziamenti sta mettendo sotto pressione numerosi Paesi che dipendono dai prestiti cinesi per i propri progetti infrastrutturali. Molte nazioni, infatti, si trovano a dover affrontare il pagamento di enormi debiti senza poter contare su nuovi prestiti.

Le crisi di Zambia, Sri Lanka e Pakistan

Per comprendere la portata del problema basta analizzare la situazione in cui vertono, ad esempio, lo Zambia e lo Sri Lanka. Entrambi hanno dichiarato default per via di miliardi di dollari di debiti nei confronti della Cina, che non riescono a ripagare. Oppure il Pakistan, dove le fabbriche chiudono e il sistema energetico fatica a funzionare.

Anche le economie più sviluppate non sono immuni. La Germania ha visto le sue esportazioni verso la Cina diminuire del 9% nel 2023, il calo più significativo da quando la Cina è entrata nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001. Altri Paesi ricchi di materie prime, come l’Australia, il Brasile e l’Arabia Saudita, stanno vedendo diminuire la domanda di energia e risorse naturali.

L’ombra della crisi del debito degli anni ‘80

La situazione attuale presenta inquietanti parallelismi con la crisi del debito che colpì numerosi Paesi in via di sviluppo negli anni ‘80. All’epoca, molte nazioni, in particolare in America Latina e in Africa, furono travolte da debiti enormi contratti con banche commerciali occidentali e istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale. Di fronte all’impennata dei tassi di interesse e al crollo dei prezzi delle materie prime, molti Paesi, tra cui Messico, Brasile e Argentina, finirono in default, innescando anni di stagnazione economica e crisi politiche.

Oggi, la Cina ha assunto il ruolo che un tempo era delle banche occidentali. La sua crescente influenza economica ha portato numerosi Paesi in via di sviluppo a contrarre debiti enormi per finanziare progetti infrastrutturali e industriali. Tuttavia, come dimostrano i casi del Venezuela, dello Zambia e dello Sri Lanka, il prezzo di questa dipendenza dalla Cina può essere devastante.

Un futuro incerto

La crisi economica cinese non riguarda solo la Cina, ma ha implicazioni globali. Decine di Paesi si trovano a rischio di insolvenza, e le prospettive economiche globali sono incerte. Se la Cina non adotterà misure per ristrutturare il proprio debito estero e modificare le sue pratiche commerciali protezionistiche, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Anche perché, la Cina deve anche fare in conti con una grave crisi del mercato immobiliare, caratterizzata ad esempio dal crollo di Evergrande, una delle più grandi aziende al mondo in questo settore.

La comunità internazionale dovrà affrontare una sfida complessa: trovare un equilibrio tra la necessità di coinvolgere la Cina nella risoluzione della crisi e l’esigenza di proteggere le proprie economie dalle conseguenze del rallentamento cinese. L’esempio del Venezuela ci mostra quanto possa essere alto il costo di una scommessa economica mal calibrata.

Il mondo ha bisogno di una soluzione collettiva per affrontare le conseguenze del rallentamento economico cinese, ma trovare un accordo globale non sarà facile.

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I migliori 7 film sui soldi che devi guardare

Film sui soldi: i 7 che devi guardare

Quali sono i migliori film sui soldi che devi, per forza, guardare? Ovviamente è impossibile dare un giudizio oggettivo, ma te ne consigliamo 7!

I migliori film che parlano di soldi non sono quasi mai a lieto fine. Principalmente perché raccontano le gesta di personaggi che sono ossessionati dal denaro, e affrontano temi come l’avidità e le diseguaglianze che il capitalismo genera. 

Ovviamente, ci sono anche pellicole che si concentrano prevalentemente sulla costruzione di ricchezza, ma anche questi finiscono per trasmettere anche angoscia e disagio, nonostante spesso i protagonisti raggiungano il loro obiettivo. Si potrebbero scrivere libri o trattati sul rapporto degli esseri umani con il denaro e sulla sua contradditoria natura. È indispensabile per vivere nella società odierna, ma viene spesso associato alla depressione o ad altri disturbi quando il suo ruolo diventa troppo rilevante nella vita degli essere umani.

In ogni caso, non siamo qui per analizzare questo concetto dal punto di vista filosofico, bensì per elencarti sette film sui soldi che devi guardare. Al loro interno potrai trovare tantissimi spunti di riflessione e strumenti per affrontar al meglio questo spinoso argomento.

1. The Wolf of Wall Street (2013)

Regia: Martin Scorsese

Probabilmente tutti vi avrete già guardato questo film sui soldi. “The Wolf of Wall Street” racconta la vera storia di Jordan Belfort, un ambizioso broker di Wall Street che accumula enormi ricchezze truffando i suoi clienti. Nello specifico “rifilando” loro azioni praticamente prive di valore o “penny stocks”, convincendoli del loro potenziale al rialzo.

https://www.youtube.com/watch?v=vzRWSR1-_J4

Con Leonardo Di Caprio che ha interpretato il ruolo di protagonista in modo magistrale, ricevendo anche una candidatura agli Oscar,  la pellicola è una satira sfrenata sull’avidità, il potere e gli eccessi del capitalismo moderno. “The Wolf of Wall Street” mostra come il denaro possa corrompere e distorcere la moralità, riflettendo il lato più sregolato del sistema finanziario.

2. The Big Short (2015)

Regia: Adam McKay

Il secondo film sui soldi che devi guardare è una sorta di masterclass a tema finanza sulla crisi del 2008. Il cast stellare si sposa benissimo con l’accuratezza delle nozioni presenti all’interno di questo documentario. “The Big Short” è la vera storia della crisi senza precendenti innescata dal crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti.

La pellicola segue un gruppo di investitori, tra cui Michael Bury (interpretato da Christian Bale), che si posizionano short (vendendo allo scoperto) e traggono grandi profitti dal crollo dell’intera sistema economico. Con ironia e intelligenza, il film smaschera le responsabilità delle banche e l’incapacità delle istituzioni di prevenire la crisi, offrendo uno sguardo critico sul capitalismo selvaggio.

MICHAEL BURRY: la GRANDE SCOMMESSA contro il MERCATO

Se segui il mercato delle criptovalute ma, soprattutto, se sei un fan di Bitcoin, saprai che Bitcoin è nato proprio in seguito a quella crisi. L’idea del suo fondatore Satoshi Nakamoto era quella di creare una moneta che non venisse influenzata dai bailout delle banche centrali, azioni che implicano l’emissione di moneta che viene utilizzata per salvare i colossi economici che si trovano in difficolta a causa di comportamenti irresponsabili guidati dall’avidità.

Compra Bitcoin!


3. Triangle of Sadness (2022)

Regia: Ruben Östlund

Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, questo film è una satira tagliente sulle dinamiche di potere e la vacuità della ricchezza. La trama segue un gruppo di ricchi passeggeri su un lussuoso yacht, le cui vite vengono sconvolte da una tempesta. Le dinamiche di classe e il ruolo del denaro vengono completamente ribaltati in questa commedia noir, che svela le ipocrisie delle élite e il fragile equilibrio su cui si basa la loro posizione privilegiata.

4. The Founder (2016)

Regia: John Lee Hancock

Il quarto dei film sui soldi che devi assolutamente guardare è “The Founder”. Questa pellicola racconta la storia di Ray Kroc, l’uomo che ha trasformato McDonald’s in una delle catene di fast food più grandi al mondo. Interpretato da Michael Keaton, Kroc è presentato come un ambizioso venditore che, sfruttando l’idea dei fratelli McDonald, costruisce un impero globale. 

Il film mette in evidenza l’avidità e la spietatezza che caratterizzano il capitalismo moderno, mostrando come l’innovazione possa essere affiancata da etica discutibile e una volontà inarrestabile di espandersi a qualsiasi costo.

5. Parasite (2019)

Regia: Bong Joon-ho

Questo capolavoro sudcoreano racconta la storia di una famiglia povera che entra a gamba tesa nella vita di una molto ricca. Man mano che i due nuclei familiari si avvicinano, le disuguaglianze di classe emergono in tutta la loro brutalità.

“Parasite” esplora il divario tra ricchi e poveri, mostrando come le persone più emarginate siano spesso costrette a ricorrere a misure estreme per sopravvivere in un sistema che favorisce solo pochi eletti.

6. Sorry We Missed You (2019)

Regia: Ken Loach

Il film di Ken Loach è un ritratto crudo della gig economy e delle sue conseguenze sulle famiglie lavoratrici. La storia segue Ricky, un autista che cerca di garantire un futuro migliore alla sua famiglia, ma che finisce schiacciato dalle pressioni di un sistema economico che sfrutta i lavoratori con contratti precari. “Sorry We Missed You” è una critica al moderno mondo del lavoro, dove la sicurezza economica è sempre più difficile da raggiungere.

7. Il petroliere (There Will Be Blood, 2007)

Regia: Paul Thomas Anderson

Daniel Plainview, un imprenditore petrolifero, è il protagonista di questo film che esplora l’avidità e la corruzione nel nascente settore petrolifero degli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Interpretato da Daniel Day-Lewis, Plainview è disposto a tutto pur di accumulare ricchezza e potere. “Il petroliere” è un ritratto spietato del capitalismo selvaggio, dove l’avidità e l’ambizione distruggono qualsiasi legame umano e morale.

Ora che hai letto questo articolo non ti resta che guardare questi sette film sui soldi! Aldilà di quanto siano godibili o avvincenti

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Riunione BCE settembre 2024: decisioni e prospettive

Riunione BCE settembre 2024: le previsioni sui tassi di interesse

Cosa deciderà la BCE nella riunione del 12 settembre? Taglierà i tassi di 25 punti base come previsto o li lascerà, a sorpresa, invariati?

Quali sono le previsioni per la prossima riunione BCE di settembre 2024? A pochi giorni dal meeting in calendario per il 12 del mese, le ipotesi sul possibile taglio dei tassi di interesse sono al centro dell’attenzione. A luglio, durante l’ultima riunione, la Banca Centrale Europea li aveva lasciati invariati al 4,25% dopo il taglio di giugno. Mentre quelli di deposito sono fermi al 3,75%.

Da allora sono entrati in gioco nuovi scenari, in particolare un drastico calo dell’inflazione, almeno a quanto ci dice il dato preliminare, che è scesa dal 2,6% al 2,2%. Inoltre, la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, è pronta a ridurre i tassi per la prima volta dal 2022. Cosa succederà? La conferenza stampa di Lagarde chiarirà tutti i dubbi.

Riunione BCE settembre 2024: previsioni sul taglio dei tassi d’interesse

Le previsioni più accreditate sulla riunione BCE di settembre 2024 e sul taglio dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea ci dicono che è molto probabile che assisteremo ad un taglio di 25 punti base. Quest’intervento sarebbe giustificato dal rallentamento dell’inflazione che ora è molto vicina all’obiettivo del 2%, ma anche dalla preoccupante frenata della crescita. Se così dovesse essere, sarebbe la seconda riduzione del costo del denaro per quest’anno dopo il taglio di giugno.

Il panorama macroeconomico europeo

Per andare più a fondo sulla questione possiamo citare le parole di Carsten Brzeski, responsabile globale della macroeconomia di ING, che ha dichiarato in occasione dell’uscita degli ultimi dati sull’inflazione: “con gli ultimi dati sull’inflazione dell’Eurozona, un taglio dei tassi alla riunione della Banca Centrale Europea è diventato quasi un affare fatto”

Perciò i fattori da considerare secondo gli economisti, soprattutto in vista dell’imminente riunione BCE di settembre, sono due: il rallentamento dell’inflazione e la preoccupante situazione degli indicatori di crescita.

Per esempio il prodotto interno lordo (PIL) dell’eurozona è cresciuto solo dello 0,2% nel secondo trimestre del 2024, una revisione al ribasso rispetto alla precedente stima dello 0,3%. Nel corso della riunione della BCE ci sarà anche il tempo di analizzare le proiezioni macroeconomiche dato che le ha modificate a giugno. 

All’epoca, la crescita economica annuale dell’Eurozona era prevista allo 0,9% nel 2024, con un ulteriore rafforzamento all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026. L’inflazione, invece, era prevista in calo dal 5,4% nel 2023 al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.

Proseguiamo poi con le previsioni di Pacific Investment Management Company (PIMCO) che ritiene che nella riunione del 12 settembre 2024 la BCE taglierà il tasso sui depositi di 25 punti base, portandolo dal 3,75% al 3,5%. L’azienda statunitense ritiene che il Consiglio direttivo fornirà molte indicazioni che vadano oltre settembre e si aspetta invece che ribadisca una strategia dipendente dai dati.

Quanti tagli dei tassi di interesse ci aspettano nei prossimi mesi?

Nello scenario attuale, nonostante il calo drastico dell’inflazione, i principali esperti del settore continuano ad aspettarsi due tagli dei tassi di interesse per il 2024, entrambi di 25 punti base. In particolare è di quest’idea Fidelity, fondo di investimento statunitense titolare anche di un ETF su Bitcoin. Se le previsioni di Fidelity dovessero avverarsi il tasso di deposito si attesterebbe al 3,25% entro la fine dell’anno. Per il 2025, invece, si attendono altri tre tagli che porterebbero i tassi di interesse al 3% e quello sui depositi al 2,50%.

Anche DWS Group, uno dei principali gestori patrimoniali al mondo, è più o meno della stessa idea: nel 2025 i tassi verranno ridotti di 25 punti base ogni trimestre fino a raggiungere il 2,50% a settembre 2025.

Ulrike Kastens, Senior Analyst di DWS ha dichiarato, in un’intervista del 5 settembre, che il Consiglio Direttivo della BCE vorrà sicuramente evitare di abbassare i tassi d’interesse troppo rapidamente, per prevenire un nuovo aumento dell’inflazione. Secondo Kastens, gli elementi a favore di un ulteriore taglio dei tassi d’interesse in ottobre sarebbe, principalmente, due:

  •  un crollo della crescita più ingente rispetto alle aspettative;
  •  un taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve più corposo rispetto alle previsioni, che si aspettano una riduzione di 25 punti base.

Non è della stessa idea Bastian Freitag, dirigente della banca d’investimento franco-britannica  Rothschild & Co, che si aspetta un piano di tagli regolari di 25 punti base da settembre a dicembre, oltre a ulteriori riduzioni trimestrali nel 2025.

Cosa ci dobbiamo aspettare per la prossima riunione BCE di settembre? Le previsioni sul nuovo taglio dei tassi di interesse si avvereranno? Come si comporterà la  Federal Reserve nel suo meeting del 17 e 18 settembre?

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