Cosa prevede la riforma pensioni del governo Meloni? Le news

Riforma pensioni governo Meloni: le ultime news

Da più di un anno si parla di una possibile riforma delle pensioni del governo Meloni? Arriverà il prossimo anno?

Che fine ha fatto la riforma pensioni del governo Meloni e quali le ultime news in merito? Uno dei temi centrali della campagna elettorale del centrodestra ha avuto un ruolo marginale all’interno dell’ultimo documento Documento di matrice finanziaria (DEF), firmato ad aprile dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Gli ultimi cambiamenti in merito alle pensioni sono stati attuati della Legge di Bilancio 2023 (approvata a dicembre 2022). Cosa ci aspetta per i prossimi mesi? La riforma pensioni del governo Meloni si farà? Le news in tal senso saranno monitorate costantemente. 

Riforma pensioni governo Meloni e Legge di Bilancio: news

La riforma pensioni del governo Meloni, ad oggi, non è ancora arrivata, al contrario di quanto si pensava a dicembre 2022, quando è stata firmata la legge di bilancio per quest’anno.

In quell’occasione erano stati approvati tre interventi in materia pensionistica:

  • L’introduzione di un bonus temporaneo destinato alle pensioni minime dell’1,5% per i pensionati con età inferiore ai 75 anni e un +6,40% di quelli con età superiore (solo per il 2023 e il 2024).
  • La revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni, quel sistema che si occupa di proporzionare queste ultime all’aumento dei prezzi e quindi all’inflazione. A causa di questo intervento le pensioni più alte verranno aumentate in misura minore rispetto al passato.
  • Quota 103, una manovra che consentirà l’accesso alla pensione ai lavoratori con un’età superiore a 62 anni e che hanno versato contributi per almeno 41 anni.

Le promesse del governo in campagna elettorale

Perché tutti si aspettano una riforma pensioni dal governo Meloni, e cosa avrebbe dovuto prevedere? Per capirlo dobbiamo abbandorare le news, fare un passo indietro e tornare a prima che l’attuale esecutivo si insediasse a Palazzo Chigi.

Durante la campagna elettorale il centrodestra, in particolare la Lega Nord, aveva puntato molto sulle pensioni. Le principali proposte? L’abolizione della Legge Fornero e una misura chiamata Quota 41. Un norma che, se attuata, avrebbe consentito, ai lavoratori con almeno 41 anni di contributi di andare in pensione. Questa proposta di legge è stata poi rimpiazzata da quota 103, che ha aggiunto un requisito: il raggiungimento del 62esimo anno di età.

Fratelli d’Italia invece, per la riforma pensioni, aveva più cautamente spinto sul rinnovo di Opzione Donna, una forma di pensionamento anticipato che permette alle donne lavoratrici dipendenti e autonome che hanno versato almeno 35 anni di contributi di andare in pensione a 60 anni (in alcuni casi eccezionali anche 58 o 59).

Le ultime news sulla riforma pensioni: cosa dicono il DEF e il documento del lavoro?

Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni? Presumibilmente niente visto che stando alle ultime news la riforma pensioni del governo Meloni sembra essere stata messa in stand by. Il 13 aprile è stato pubblicato il Documento di economia finanza (DEF), uno degli atti più importanti nell’attività economica di un governo. All’interno del documento, di più di 400 pagine, l’argomento è stato a malapena citato. L’ipotetica riforma pensioni del governo Meloni è presente in una sola pagina dell’atto, alla quale si legge “Interventi in materia di disciplina pensionistica saranno proposti da qui al 2025”.

Il ministro del Lavoro Marina Calderone ha commentato: “abbiamo sempre detto che gli interventi sulle pensioni dovranno essere contemplati con le disponibilità di bilancio”, e “gli interventi devono essere progressivi”, ma “confido che subito dopo l’estate ci sia la possibilità di aprire invece un primo approccio di una riforma che vedrà la luce in tempi più lunghi”.

A riguardo invece della pensione di cittadinanza, l’ultima decisione del Consiglio dei Ministri è stata inserita all’interno del decreto lavoro. Inizialmente, attraverso l’approvazione della legge di bilancio, il governo aveva deciso di abrogare sia la pensione che il reddito di cittadinanza. Negli ultimi mesi però ha fatto marcia indietro.
Dunque, almeno per ora, non si intravede nessuna riforma pensioni del governo Meloni all’orizzonte. Se la situazione rimarrà quella odierna e le news non comunicheranno nulla di nuovo, gli ultimi cambiamenti disposti dell’esecutivo dalla Legge di Bilancio resteranno in vigore anche per il 2024.

Come risparmiare energia elettrica con questi 7 trucchi

Come risparmiare energia elettrica? 7 consigli pratici

Come risparmiare energia elettrica? 7 trucchi per ridurre le spese e il tuo impatto ambientale

Come risparmiare energia elettrica? Attraverso quali mosse possiamo parsimoniare questa risorsa così importante, contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale e limitare le spese mensili?

Esistono tantissimi espedienti per limitare l’utilizzo e gli sprechi di corrente elettrica; alcuni di questi richiedono uno sforzo pressoché nullo ma recano grandi benefici sia all’ambiente, che al proprio portafoglio. Scopri come risparmiare energia elettrica attraverso 7 semplicissimi “trucchi”.

1. Misura quanto consumi

Una buona abitudine se vuoi capire come risparmiare energia elettrica è quella di farti un’idea di quanta corrente consumi mensilmente e in che modo. Una volta che saprai quali sono gli elettrodomestici o i dispositivi che consumano di più potrai agire in modo consapevole.

2. Spegni i dispositivi che non usi

Probabilmente hai già incontrato questo espediente. È senza dubbio il consiglio più ovvio, ma spesso viene dato per scontato. La maggioranza dei consumatori oculati si ricorda, e intima, spesso anche bruscamente ai coinquilini, di spegnere le luci. Ma presta poca attenzione ai dispositivi elettronici in standby, i quali consumano costantemente energia. Perciò per ridurre il costo della bolletta della luce spegnili completamente durante la notte o quando sei fuori casa. 

3. Utilizza in modo efficiente il frigorifero

A meno che tu non ti voglia nutrirti con alimenti “andati a male”, non puoi seguire il consiglio precedente per ridurre i consumi del tuo frigorifero. Ma se ti stai chiedendo come come risparmiare l’energia elettrica impiegata per far funzionare il frigo e il congelatore qualche trucchetto c’è. Assicurati che la temperatura si mantenga tra i 4° e i 6°, cerca di aprire lo sportello il meno possibile e non riempirli eccessivamente.

4. Limita l’utilizzo di condizionatore, del forno e del ferro da stiro

Questi tre elettrodomestici sono sicuramente quelli che impattano di più sia per quanto riguarda la tua bolletta e sia a livello ambientale. Perciò è bene utilizzarli nel modo più efficiente possibile. Ma come risparmiare energia elettrica utilizzando in misura minore questi utilissimi strumenti? 

  • Accendi il condizionatore solo quando è veramente necessario e mantieni uno scarto di massimo 6° tra la temperatura dentro le tue mura domestiche e quella esterna;
  • Stendi con massima cura i tuoi panni, ad esempio posizionando in basso la parte più pesante;
  • Non aprire continuamente lo sportello del forno e limita il suo utilizzo.

5. Sostituisci le lampadine

Un’altra risposta alla domanda come risparmiare energia elettrica ha a che fare con le lampadine che illuminano la tua abitazione. Un ottimo espediente è quello di sostituire tutte quelle vecchie e ormai obsolete con delle lampade fluorescenti compatte (CFL) o, ancora meglio, con luci a diodi emittenti (LED). Sebbene queste siano leggermente più costose in meno di un anno dal loro acquisto avrai compensato il costo grazie al risparmio di corrente elettrica.

6. Monitora il tuo consumo d’acqua

Tenere sotto controllo i consumi di acqua è fondamentale. Sia perché è una risorsa scarsa e importantissima ma anche perché è il secondo fattore che pesa di più sulla bolletta della luce. Come si fa a risparmiare energia elettrica riducendo i consumi di acqua?

  • Ripara eventuali rubinetti guasti;
  • fai docce più brevi;
  • Riduci la temperatura della caldaia. Di solito è impostata a 60° (una temperatura molto più alta di quella che serve per doccia calda);
  • Se devi cambiare la testina della doccia opta per una a risparmio energetico.

7. Scegli elettrodomestici ad alta classe energetica

Quando stai per acquistare un nuovo elettrodomestico tieni conto anche della classe energetica e non basarti soltanto sul prezzo. Spesso è meglio investire in uno di classe A (la categoria meno impattante a livello energetico) piuttosto che comprarne uno di classe G. In questo modo spenderai di più al momento dell’acquisto ma ridurrai i costi della bolletta e il tuo impatto ambientale.


Come risparmiare energia elettrica dunque? Utilizza questi espedienti con costanza, la sfida tra te e il caro bollette è una maratona e non uno sprint. Inizia misurando i tuoi consumi energetici, sostituendo le lampadine e poi applica gli altri semplici “trucchetti” quotidianamente. Se riuscirai ad essere costante sia il tuo portafoglio che l’ambiente ne gioveranno!

Quanto si guadagna in Italia? Gli stipendi medi per categoria

Stipendi medi in Italia: quanto guadagna ogni categoria

Quanto si guadagna nel nostro paese? Scopri gli stipendi medi in Italia e il reddito percepito da alcune categorie di lavoratori

Quali sono gli stipendi medi in Italia e quanto si guadagna davvero nel Belpaese? Conoscere lo stipendio per età e per categoria può essere utile per comprendere le opportunità di crescita che offre uno Stato. Il reddito medio mensile è influenzato da diversi fattori, come il tipo di lavoro svolto, il settore di impiego e l’esperienza accumulata nel corso degli anni. Sapere a quanto ammontano gli stipendi medi in italia è importante non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche per gli imprenditori e per la classe dirigente. Il salario medio che percepiscono i cittadini condiziona i consumi a livello nazionale, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari e le opportunità di risparmio e investimento

In questo articolo, oltre a scoprire quanto si guadagna in media in Italia, analizzeremo il reddito di alcune categorie di lavoratori. Risponderemo a domande del tipo: qual è lo stipendio medio di un insegnante? Quanto guadagna un medico? 

Stipendi medi in Italia: gli ultimi dati

Quanto si guadagna nel nostro paese? Gli ultimi dati sugli stipendi medi in Italia (relativi al 2022), resi pubblici ad aprile 2023 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ci dicono che, in generale, il reddito degli italiani è aumentato rispetto al 2020.

Lo stipendio medio dei lavoratori dipendenti è di circa 21.500€, mentre quello dei lavoratori autonomi si aggira ai 60.000€ all’anno. Gli italiani che fanno parte di questa categoria sono quelli che hanno percepito un maggior incremento del salario medio dal 2020 al 2022, addirittura superiore al 15%, mentre il reddito dei lavoratori dipendenti ha subito un incremento del 4%

Nel nostro paese la fascia di età che percepisce compensi più alti è quella che va dai 45 ai 64 anni. A seguire ci sono i lavoratori con un’età superiore ai 64 anni con uno stipendio annuo medio di circa 22.700€ e poi quelli tra i 25 e 44 anni con un reddito di 19.000€. Sotto i 25 anni invece gli stipendi medi in Italia ammontano a 6.800€.

Per quanto riguarda invece la disparità salariale tra uomini e donne, la situazione non è delle migliori. Il cosiddetto gender pay gap nel nostro paese è del 48%, molto al di sopra della media europea del 15%. Questo dato si traduce in una retribuzione media di circa 27.000€ per gli uomini e di 18.000€ per le donne, in aumento dal 2020 rispettivamente del 4,9% e del 3,8%.

Gli stipendi medi in Italia per alcune categorie

Ora che sai quanto si guadagna in media nel nostro Paese, e dunque a quanto ammontano gli stipendi medi in Italia, è arrivato il momento di conoscere i redditi mensili di alcune specifiche categorie di lavoratori.

  • Stipendio insegnanti: quanto si guadagna?

Lo stipendio degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria va dai 1.302 ai 1.789€ al mese. Mentre quello di un professore universitario varia da un minimo di 27.000€ all’anno ad un massimo di 131.000€. Gli stipendi di insegnanti e professori dipendono dal grado di anzianità e dal tipo di contratto (a tempo pieno o part time) che essi hanno sottoscritto.

  • Quanto guadagna un medico?

Sicuramente ti sei chies*, almeno una volta nella vita qual è lo stipendio di un medico di base o più in generale quanto guadagna un medico in Italia. Anche per questa categoria professionale la risposta dipende molto dal tipo di ruolo che il lavoratore ricopre. I medici con poca esperienza percepiscono uno stipendio di 30.000€, mentre quelli più esperti arrivano a guadagnare fino a 78.000€ all’anno. Il salario medio di questa categoria professionale è di circa 2.500€ al mese

  • Quanto guadagna un ingegnere in Italia?

Gli stipendi medi degli ingegneri sono di circa 35.000€ all’anno. Il reddito mensile dei laureati in ingegneria varia da quello “base” che ammonta a 27.000€ annui fino ai 90.000€ per i ruoli più specializzati.

  • Quanto guadagna un operaio?

Lo stipendio medio per un operaio in Italia è invece di circa 21.000€ all’anno. Le posizioni entry level percepiscono circa 19.800€ all’anno mentre i lavoratori con più esperienza arrivano a guadagnare fino a 30.000€ all’anno.

  • Quanto guadagna un impiegato in Italia?

In Italia, gli stipendi medi degli impiegati sono di 20.000€ all’anno. Il reddito annuale varia da 10.000€ per individui con poca esperienza fino ad un massimo di 30.000€ per i più esperti.

  • Quanto guadagna un avvocato?

Anche lo stipendio mensile di un avvocato varia molto a seconda del suo grado di specializzazione. I dipendenti di uno studio legale guadagnano circa 2.000€ al mese, mentre gli avvocati aziendali ricevono compensi che vanno da 2.000€ fino a 10.000€ al mese.

Ora che sai quanto si guadagna e quali sono gli stipendi medi in Italia, non ti resta che valutare dove si colloca quello che percepisci tu. Se il tuo salario è inferiore alla media nazionale, potrebbe essere arrivato il momento di chiedere un aumento al tuo datore di lavoro.

Come leggere la busta paga?

Come leggere la busta paga?

Come leggere la busta paga? Ecco la guida per interpretare il documento che ricevi ogni mese il tuo datore di lavoro

Sai come leggere la tua busta paga o ti sembra solo una accozzaglia di numeri e acronimi incomprensibili? Saper interpretare il documento che, ogni mese, ricevi dal tuo datore di lavoro è importante per gestire in modo efficace le proprie finanze e per capire dove finisce il denaro che viene trattenuto dallo stipendio netto. Se non sai da dove iniziare leggi questa guida. Scoprirai come leggere la busta paga e quali sono le voci più importanti del documento.

Come leggere la busta paga: le voci principali

Per sapere come leggere la busta paga è necessario conoscere le sue sezioni principali. Per convezione essa si divide in tre parti e ognuna di queste contiene informazioni di diverso tipo. Nella prima parte della busta paga troviamo i dati del dipendente e dell’azienda per la quale lavora, mentre nella seconda tutte le voci relative alla retribuzione. Infine nell’ultima sezione troverai i dati previdenziali, i contributi che versa mensilmente, le detrazioni fiscali e il trattamento di fine rapporto (TFR).

Vediamo ora nel dettaglio tutte le informazioni contenute in ciascuna sezione e impariamo dunque come leggere la busta paga.

Intestazione: i dati del lavoratore e dell’azienda

La prima parte di questa guida su come leggere la busta paga si concentra sull’intestazione del documento che contiene le informazioni del lavoratore e dell’impresa per cui lavora. Leggendo la busta paga dall’alto verso il basso ci troveremo davanti, in ordine:

  • Il mese di retribuzione, ossia la mensilità per la quale viene erogato lo stipendio al lavoratore;
  • I dati dell’azienda, in particolare il ovvero il codice identificativo univoco e il numero di posizione INAIL e INPS;
  • Nome, cognome e posizione INAIL e INPS del lavoratore;
  • Numero di matricola aziendale;
  • Data di assunzione;
  • Tipo di CCNL “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”: il documento che determina i parametri che influenzano il calcolo dello stipendio del lavoratore. Ogni settore o categoria professionale ha il suo CCNL; 
  • Qualifica o funzione lavorativa;
  • Mansione;
  • La paga base (o minimo tabellare) che è determinata dal contratto collettivo in base alla categoria, alla qualifica del lavoratore e agli scatti di anzianità.

Corpo: retribuzione effettiva

Nella seconda sezione della busta paga sono riportate varie voci riguardo allo stipendio percepito dal lavoratore, ovvero la retribuzione effettiva.

In questa sezione compaiono in ordine:

  • Le ore ordinarie lavorate;
  • I premi ricevuti;
  • Le ore di straordinari;
  • Le indennità, ovvero: i giorni di ferie goduti, i permessi, le festività, le ore passate in malattia, eventuali infortuni o maternità;
  • In periodi particolari possono essere riportate anche la tredicesima o la quattordicesima, eventuali anticipi del TFR o premi di produttività “speciali”; 

Parte finale: riepilogo contributi

Un ultimo sforzo e saprai come leggere la tua busta paga per intero. L’ultima sezione è riservata alle voci che “trasformano” la retribuzione lorda del lavoratore nello stipendio netto che poi effettivamente percepisce alla fine del mese.

Nell’ultima parte della busta paga compaiono:

  • I contributi previdenziali e assistenziali che in parte il lavoratore e in parte il datore di lavoratore devono obbligatoriamente versare all’INPS e all’INAIL per la pensione di vecchiaia, invalidità, cassa integrazione e maternità;
  • L’imponibile fiscale: ovvero la parte dello stipendio che verrà tassata;
  • Le detrazioni fiscali: agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione;
  • Le addizionali IRPEF, quote tributarie aggiuntive applicate a livello comunale e regionale;
  • Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la sua tassazione;
  • Lo stipendio netto, ovvero la somma di denaro che viene effettivamente percepita dal lavoratore dipendente e versata sul conto corrente.

Speriamo che questa guida su come leggere la busta paga ti sia stata utile. Puoi metterti e metterci alla prova recuperando l’ultima che hai ricevuto e provando ad interpretarla.

Pensione di cittadinanza 2023: requisiti e ultime notizie

Pensione di cittadinanza 2023: requisiti e ultime notizie

Chi ha diritto alla pensione di cittadinanza nel 2023 e quali sono i requisiti per ottenerla? Il governo Meloni la abolirà? Le ultime notizie

Sai cos’è la pensione di cittadinanza, i suoi requisiti e le ultime notizie in merito? Questa importante misura di sostegno sociale è rivolta ai cittadini italiani che vivono una situazione economica difficile. 

È un’iniziativa di welfare ovvero l’insieme delle politiche, degli interventi, dei programmi e dei servizi erogati dalle istituzioni pubbliche per garantire il benessere sociale e tutelare i cittadini, specialmente in termini di sicurezza economica, assistenza sanitaria e istruzione. 

Scopri quali sono i requisiti per ricevere la pensione di cittadinanza e le ultime notizie che hanno fatto seguito al nuovo decreto legge siglato dal governo Meloni.

Pensione di cittadinanza: che cos’è e a quanto ammonta? 

Prima di sottolineare i requisiti della pensione di cittadinanza e le ultime notizie in merito è necessario fare alcune precisazioni. In altre parole vale la pena rispondere alla domanda: cos’è la pensione di cittadinanza? Questa è una forma di sostegno monetario destinata ai cittadini anziani o ai nuclei familiari composti da individui con disabilità gravi e perciò non autosufficienti.

L’ammontare di denaro destinato alle famiglie in difficoltà varia da un minimo di 480€ all’anno ad un massimo di 9.630€. La pensione di cittadinanza varia in base ad alcune caratteristiche del nucleo familiare dell’individuo che la richiede. 

Nello specifico l’importo di base aumenta:

  • dello 0,4% per ogni componente della famiglia che abbia più di 18 anni;
  • dello 0,2% per ogni componente minorenne;
  • fino a un massimo del 2,2% per le famiglie con uno o più individui affetti da disabilità gravi e quindi non autosufficienti;
  • è previsto poi un incremento del sussidio fino a 5.000€ per ogni soggetto con disabilità, e di 7.500€ per ogni membro della famiglia che viva una condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.

Questo sussidio è destinato alle persone che hanno superato i 67 anni di età e si trovano in condizioni economiche precarie. Ma vediamo nel dettaglio tutti i requisiti per ricevere la pensione di cittadinanza nel 2023.

Pensione di cittadinanza: requisiti 2023

I requisiti per la pensione di cittadinanza sono essenzialmente due: uno anagrafico e uno economico. La misura infatti spetta ai pensionati o agli individui con età pensionabile che percepiscono un reddito mensile inferiore ai 780€. L’indicatore di riferimento utilizzato per stabilire se un cittadino ha diritto o meno a questo sussidio è l’ISEE. 

Quest’ultimo deve essere inferiore ai 7.560€ annui per chi è solo e ha una casa di proprietà mentre può arrivare fino a 9.360€ nel caso in cui il nucleo familiare preso in esame abiti in una casa in affitto. 

Non basta però rientrare in questi parametri, ci sono altri requisiti per la pensione di cittadinanza: 

  • il valore del patrimonio immobiliare non deve essere superiore a 30.000€;
  • il patrimonio mobiliare, che comprende carte, conti, titoli, libretti, non deve superare i 6.000€. Questa soglia cresce di 2.000€ per ogni componente del nucleo familiare, fino a una cifra massima di 10.000€, e di 1.000€ per ogni figlio successivo al secondo;
  • non si devono possedere veicoli immatricolati da meno di 6 mesi;
  • né veicoli con cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli con cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti;
  • o ancora navi o imbarcazioni da diporto, comprate nei 2 anni precedenti alla richiesta.

Pensione di cittadinanza, ultime notizie: sarà abolita?

Se ti stai chiedendo quali sono le ultime notizie sulla pensione di cittadinanza, e in particolare se il governo Meloni la abolirà, La risposta è “no”. Inizialmente il nuovo esecutivo, attraverso l’approvazione della Legge di Bilancio 2023, aveva deciso di abrogare sia la pensione che il reddito di cittadinanza. Negli ultimi mesi però ha fatto marcia indietro. La pensione di cittadinanza continuerà ad esistere anche nel 2024 grazie al Decreto del Lavoro approvato ad inizio mese.


I requisiti e le modalità in cui verrà erogata il prossimo anno non cambiano, ad eccezione della percentuale aggiuntiva percepita da coloro i quali hanno individui con disabilità gravi a carico, che passa dal 2,2% al 2,3% e dal valore degli immobili che si possiedono. Se fino al 2023 si potevano possedere immobili per un valore complessivo di 30.000€ ora il limite è fissato a 10.000€. Ecco dunque quali sono i requisiti per ricevere la pensione di cittadinanza e le ultime notizie su questo importante strumento di welfare.

Il significato di “Open Source” per le blockchain: decentralizzazione e trasparenza

Open Source: il significato nella blockchain

Chi dice “blockchain” dice “open source”. Ma qual è il significato di questo termine che descrive uno degli ideali più importanti del mondo crypto?

Qual è il significato di “open source” e perché viene associato alla blockchain? Il termine in informatica descrive un metodo di sviluppo dei software, in cui il codice sorgente (che contiene tutte le istruzioni di un programma) è “aperto” ovvero consultabile e riutilizzabile da chiunque. 

Le blockchain e le dapp costruite sopra sono quasi sempre open source. Questa caratteristica rende i prodotti del mondo crypto trasparenti, liberi, decentralizzati e modificabili da tutti e perciò coerenti con i principi di “partecipazione” che il Web3 intende rappresentare. Scopri il significato di open source nella blockchain e la storia del termine in questo articolo.

Che cosa significa open source? Il significato e la storia del termine

Per comprendere a pieno il significato di open source nella tecnologia blockchain è necessario prima dare una definizione generale. Un programma open source non è altro che un codice informatico progettato per essere accessibile pubblicamente.

Non è un concetto o un termine nuovo; già dagli anni ‘50 i primi che hanno  gettato le fondamenta di internet e costruito i primi protocolli per le telecomunicazioni lo hanno fatto con l’idea di aprire le proprie ricerche a chi voleva contribuire. 

L’Advanced Research Projects Agency Network (ARPANET), diventata in seguito la base di internet che tutti conosciamo e utilizziamo, sosteneva un processo di lavoro libero, che promuove  la condivisione di revisioni e feedback tra sviluppatori e utenti. Così “open source” è diventato un termine che indica un vero e proprio metodo di lavoro

Perciò il significato di open source nella tecnologia blockchain (e non solo) è proprio questo: un approccio allo sviluppo di software decentralizzato e collaborativo che si basa sul meccanismo della peer review. Ovvero su revisioni condotte da altri sviluppatori o dagli utenti. Questo metodo di lavoro promuove la trasparenza perché tutti possono vedere con i propri occhi il lavoro svolto, nonché la collaborazione per un obiettivo comune dato che chiunque può accedere e suggerire modifiche al codice sorgente.

Alcuni esempi di programmi open source nella blockchain

Il codice open source è uno dei principi cardine della blockchain, e senza questa caratteristica, l’intera tecnologia perderebbe di significato. Fin dalla sua nascita la blockchain e di conseguenza le criptovalute hanno condiviso l’ideale che questo metodo di lavoro incarna. 

Lo stesso codice di Bitcoin, è open source. Ethereum ha introdotto gli smart contract, e quindi la possibilità di creare applicazioni decentralizzate (dapp), consentendo a tutti gli utenti di accedere al suo codice. Anche le dapp che potresti aver già utilizzato sono spesso copie di altre applicazioni alle quali vengono apportate alcune modifiche, attraverso il codice. L’esempio più lampante in questo senso è Sushiswap, un’exchange decentralizzato costruito modificando il codice sorgente di quello che è oggi il suo principale competitor: Uniswap. E infine i fork, che sono per definizione delle copie di altre blockchain, non esisterebbero se il mondo crypto non si basasse su programmi open source.

Ecco dunque il significato di open source nella tecnologia blockchain. Un aggettivo che descrive progetti, prodotti e applicazioni costruite secondo i principi di scambio aperto, partecipazione collaborativa, trasparenza e sviluppo orientato alla comunità. Questo metodo di sviluppo condivide gran parte dei principi cardine della tecnologia blockchain, in particolare quello della trasparenza e della decentralizzazione.

Chi sono i campioni europei del risparmio? La classifica dei paesi

Chi risparmia di più in Europa? La classifica dei paesi

Scopri la classifica dei paesi dove si risparmia di più in Europa

Chi risparmia di più in Europa? Tra la maggior parte degli abitanti del “vecchio continente” c’è la convinzione che i cittadini dei paesi del nord Europa, tra i quali spicca la Germania, siano più propensi al risparmio rispetto a quelli della parte meridionale del continente. Sarà davvero così? Ecco la classifica dei 6 paesi europei in cui si risparmia di più redatta utilizzando i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

6° – Austria

Al sesto posto della classifica dei paesi europei in cui si risparmia di più troviamo l’Austria. Uno studio del Vienna Institute for International Economic ha dimostrato come gli austriaci spendono per i loro bisogni primari (casa, trasporti, educazione e salute) soltanto il 30% del loro reddito mensile. Un dato considerevolmente inferiore rispetto alla media europea, che si attesta attorno al 50%. Al contempo però probabilmente si concedono qualche lusso in più dato che mettono da parte, ogni mese, “solo” l’8% circa del loro stipendio.

5° – Belgio

La propensione al risparmio degli abitanti del Belgio è in parte dovuta agli elevati salari percepiti. Il salario medio in questo paese è di circa 1.600€, superiore a quello della maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, compresa la Germania. Inoltre in Belgio vi è un elevato grado di consapevolezza finanziaria e un sistema fiscale che offre importanti vantaggi ai contribuenti e attua politiche che incentivano il risparmio a lungo termine. Secondo i dati dell’OCSE, in Belgio le famiglie riescono a risparmiare il 5% di quello che guadagnano al mese. 

I dati della ricerca però non si concentrano soltanto sulla quantità di denaro che le famiglie riescono a mettere da parte. Ma analizzano tanti altri fattori come i debiti che i cittadini contraggono con le istituzioni finanziarie (mutui e finanziamenti), il costo della vita e dei generi alimentari e quanto attentamente le famiglie valutino ogni spesa.

4° – Norvegia

Al quarto posto della classifica dei paesi più risparmiatori d’Europa troviamo la Norvegia. Un paese in cui il reddito pro capite medio è di circa 69.600€ all’anno. La ricchezza dei Norvegesi deriva principalmente dai giacimenti petroliferi presenti sul suo territorio e dalla produzione di energia rinnovabile.

La Norvegia ha un efficiente sistema di previdenza sociale che offre servizi e sussidi generosi per la popolazione. Le famiglie norvegesi riescono a risparmiare circa l’8% del reddito che percepiscono mensilmente.

3° – Germania

La Germania è nota per la sua stabilità economica e anche per la cultura del risparmio condivisa da tutti i suoi cittadini. Al Museo di Storia Tedesca di Berlino dal 2018 è possibile assistere ad una mostra dal titolo “Il risparmio – storia di una virtù tedesca”. Oltre a essere spunto di auto-riflessione per i tedeschi in visita, la mostra offre anche una finestra sulle radici storiche della prudenza finanziaria che caratterizza la nazione. 

Secondo i dati dell’OCSE, negli ultimi due decenni le famiglie tedesche hanno risparmiato costantemente più dell’8% del loro reddito fino a riuscire a mettere da parte circa il 10% delle loro entrate negli ultimi anni.

2° – Irlanda

Gli irlandesi stanno scalando la classifica dei paesi che risparmiano di più in Europa, in particolare dopo la pandemia di COVID-19. Secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica gli abitanti dell’Irlanda mettono da parte il 25% di quello che guadagnano, nel 2021 hanno risparmiato quasi 3,9 miliardi di euro, circa il 20% del reddito totale del paese. Prima della pandemia le famiglie irlandesi mettevano da parte in media il 10% del loro salario.

1° – Francia

Siamo arrivati in vetta alla classifica dei paesi che risparmiano di più in Europa, dove troviamo la Francia. Come già anticipato, la classifica stilata dall’OCSE non si concentra soltanto sulla quantità di denaro che le famiglie riescono ad accumulare. Se si guarda soltanto quel dato la Francia occuperebbe una posizione inferiore rispetto alla Germania, dato che i francesi riescono a risparmiare il 9% del loro reddito mentre i tedeschi l’11%.

Tuttavia l’OCSE ha considerato anche che il 94% dei francesi pondera attentamente ogni acquisto ed è alla costante ricerca di offerte e sconti soprattutto per quanto riguarda il denaro speso in generi alimentari. Il che fa di loro un popolo risparmiatore. 

E l’Italia?

Che posizione occupa l’Italia nella classifica dei paesi che risparmiano di più in Europa? Secondo la ricerca dell’OCSE il nostro paese occupa la 12° posizione.

I cittadini italiani riescono a mettere da parte, in media, il 4% del loro reddito mensile e solamente il 68% delle famiglie ha dichiarato di effettuare un’attenta valutazione prima di acquistare un prodotto.

E tu rifletti attentamente e analizzi tutte le offerte prima di comprare qualcosa o spendi i tuoi risparmi senza farti troppi problemi? 

Pianificare le spese mensili e accumulare qualcosa è una vera e propria arte che richiede costanza e forza di volontà. Il risparmio ha diverse sfaccettature, se vuoi mettere da parte anche i tuoi asset digitali, dai un’occhiata alla nuovissima funzione Salvadanaio! Che ti aiuta ad acquistare in maniera automatica e ricorrente le tue criptovalute preferite.

Cos’è il Lipstick effect? Ecco perché nelle crisi economiche si vendono più rossetti

Lipstick effect: cos’è

Diminuisce il potere d’acquisto dei cittadini e schizzano alle stelle le vendite dei rossetti. Ecco cos’è lipstick effect, un fenomeno paradossale che si verifica durante le crisi economiche

Che cos’è il lipstick effect e cosa ha a che vedere con le crisi economiche? Sembra un paradosso ma quando il potere di acquisto si riduce, cresce il consumo di cosmetici e di altri beni economici ma non necessari.

L’origine del lipstick effect risale ad Alan Lauder, figlio degli imprenditori del marchio cosmetico Estée Lauder e primo a parlare di questo effetto. Per corroborare la sua tesi sulle impennate delle vendite dei rossetti, ha creato anche un indice borsistico ad hoc per analizzare il movimento del prezzo dei cosmetici: il lipstick index o “l’indice del rossetto”. Scopri che cos’è il lipstick effect in tempo di crisi, quando è stato teorizzato e i fattori psicologici che lo causano.

Cos’è il lipstick effect e qual è l’origine 

Per capire che cos’è il lipstick effect dobbiamo fare un salto indietro alle origini e tornare ad uno degli anni più difficili della recente storia statunitense, il 2001. Il termine “lipstick effect” infatti è stato coniato durante la crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti d’America dopo l’attentato delle torri gemelle e lo scoppio della guerra in Afghanistan. In quel periodo Alan Lauder notò che le vendite dei suoi prodotti aumentavano nei periodi di crisi. La cosa lo stupì perché non si trattava di articoli di necessità. Insomma quando tutti gli altri settori dell’economia vacillavano, le vendite di trucchi e in particolare di rossetti non risentivano del crollo della domanda causato dall’inflazione.

Nonostante Lauder sia stato il primo ad aver spiegato che cos’è il lipstick effect, Winston Churchill probabilmente lo aveva già individuato tempo prima. Durante la Seconda Guerra Mondiale trovandosi costretto a razionare diversi prodotti, escluse categoricamente i cosmetici, secondo lui necessari per tenere alto il morale della popolazione.

Perché i rossetti sono beni “a prova di crisi economica”?

Chiarito che cos’è il lipstick effect e qual è l’origine della teoria possiamo provare a delineare le motivazioni psicologiche e sociologiche che lo provocano. Cosa spinge le persone ad acquistare beni non necessari  il cui simbolo principale è il rossetto? La chiave del fenomeno sta nel la gratificazione che si prova nei momenti successivi all’acquisto di qualcosa che soddisfa qualche nostra vanità. 

In periodi di crisi economica può capitare che il morale sia più basso, fiaccato da continue preoccupazioni per lo stato dei propri risparmi. Così l’acquisto di un prodotto che rimanda alla sfera estetica contribuisce a migliorare nettamente il proprio stato d’animo. 

In questi frangenti comprare rossetti, cosmetici o accessori che per quanto poco costosi non sono davvero necessari, diventa una strategia per sentirsi meglio. Può anche capitare che invece di acquistare il solito lucidalabbra, o lo stesso shampoo di sempre, si opti per un cosmetico di una marca più costosa; In altre parole un rossetto è un lusso accessibile che ci tira su di morale, in periodi in cui si “tira la cinghia” per tutte le altre spese. 

Anche le relazioni sociali contribuiscono ad alimentare il lipstick effect. Durante una crisi economica, le persone possono cercare di mantenere alta la propria autostima attraverso piccoli gesti, come l’acquisto di prodotti di bellezza. 

Infine il lipstick effect è anche un effetto del consumo compensativo, una pratica che spinge le persone a comprare oggetti per la cura personale per compensare l’insoddisfazione che deriva da rinunce più grandi. Durante i periodi più difficili i consumatori riducono nettamente le spese per i beni di alto valore. Non si compra un’abitazione o una macchina o un elettrodomestico, ma oggetti molto più economici ma gratificanti 

Il lipstick effect nel 2023

Perciò il boom delle vendite di cosmetici a cui assistiamo dal 2020 può essere spiegato dal lipstick effect. Secondo una ricerca di mercato di Circana le vendite dei prodotti di bellezza negli Stati Uniti hanno raggiunto i 30 miliardi di dollari lo scorso anno registrando un aumento del 4% rispetto al 2021. Anche i cosmetici di lusso non sono stati da meno, le vendite dei prodotti per la cura personale di Armani e Charlotte Tilbury sono aumentate del 15% rispetto ad un anno fa.

Ora dovresti avere ben chiaro cos’è il lipstick effect e come questo fenomeno porti le persone a farsi dei piccoli regali per sentirsi meglio nei momenti di crisi più duri.
Il lipstick effect racconta quanto le nostre emozioni influenzino il modo in cui gestiamo il denaro. Anche quando la situazione economica ci porta a risparmiare il più possibile, sentiamo il richiamo a concederci un regalo. Bilanciare i nostri desideri alla necessità di mettere da parte qualcosa non è sempre una passeggiata, ma ci sono degli strumenti e delle strategie che ci possono aiutare in questa missione.

Come si effettua il calcolo dello stipendio netto? Ecco la guida pratica

Calcolo stipendio netto: ecco come fare

Quanto guadagni davvero? Scopri come fare il calcolo dello stipendio al netto delle detrazioni fiscali e delle imposte sul reddito

Sai come effettuare il calcolo dello stipendio netto? Molto probabilmente conosci la tua retribuzione annua lorda, ovvero la RAL, ma sai realmente quanto guadagni, ovvero quanto denaro riceverai nel corso dell’anno? 

Conoscere il tuo stipendio netto è molto importante dato che parte del tuo salario verrà trattenuto dallo Stato attraverso le imposte sul reddito e le contribuzioni previdenziali. Questo calcolo ti permette di conoscere il denaro che hai a disposizione per affrontare le spese quotidiane e quanti soldi puoi dedicare ai tuoi investimenti. Scopri come si esegue il calcolo dello stipendio netto in questa guida!

Che cos’è lo stipendio netto?

Per scoprire come svolgere l’esatto calcolo dello stipendio netto è innanzitutto necessario capire di cosa stiamo parlando. Si tratta dell’importo effettivo che viene accreditato sul conto bancario di un lavoratore. Spesso il valore netto può discostarsi significativamente da quello lordo, che viene indicato sul contratto di lavoro o sulla lettera di assunzione. Per essere in grado di effettuare il calcolo è quindi indispensabile conoscere i fattori che influiscono sul suo valore finale, come spese e agevolazioni. 

Cosa influisce sul tuo stipendio?

Vediamo ora quali sono i principali fattori che influenzano il valore dello stipendio e impongono il calcolo del netto dal lordo: imposte sul reddito, contribuzioni previdenziali e le detrazioni fiscali.

  • Le detrazioni fiscali sono agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione.
  • Le imposte sul reddito rappresentano l’importo che ogni lavoratore deve versare allo Stato in base alle aliquote fiscali stabilite. L’imposta sul reddito che devono pagare le persone fisiche si chiama IRPEF ed è progressiva, ovvero la sua aliquota varia in relazione all’ammontare del reddito imponibile. Ad esempio se il reddito imponibile di un lavoratore è inferiore a 15.000€ esso pagherà un’aliquota del 23% mentre se è compreso tra i 15.000€ e i 28.000 pagherà il 25% e così via.
  • Le contribuzioni previdenziali sono invece gli importi che il lavoratore deve obbligatoriamente versare all’INPS e che verranno, in parte, restituiti al lavoratore attraverso la pensione. Queste contribuzioni vengono solitamente trattenute direttamente dallo stipendio lordo prima del calcolo dello stipendio netto. Le percentuali delle contribuzioni previdenziali possono variare a seconda del paese e del regime previdenziale adottato, in italia, per i lavoratori dipendenti sono del 9,19%.

La procedura per calcolare lo stipendio netto

Ora che sai quali fattori devi considerare per il calcolo del proprio stipendio netto,  vediamo il procedimento “passo dopo passo”:

  1. Calcolare lo stipendio lordo: ovvero l’importo totale dello stipendio prima delle detrazioni fiscali e delle contribuzioni previdenziali. Questa è la RAL (retribuzione annua lorda) che hai concordato con il tuo datore di lavoro quando hai firmato il contratto.
  1. Determinare le contribuzioni previdenziali che devi pagare: ad esempio le assicurazioni sociali e i contributi pensionistici obbligatori e trovare di conseguenza il reddito imponibile.
  1. Calcolare l’imposta sul reddito (IRPEF) moltiplicando il reddito imponibile per l’aliquota: attraverso questa operazione si trovano le imposte lorde, a cui andranno poi sottratte le detrazioni fiscali. Ci sono anche altre imposte sul reddito sempre di questo tipo come l’IRPEF regionale e quello comunale. In questo articolo li tralasceremo per semplificare il procedimento.
  1. Identificare le detrazioni fiscali: è necessario raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le detrazioni fiscali a cui hai diritto. Queste possono includere detrazioni per i figli a carico, spese mediche, interessi sui mutui o altre più specifiche previste dalla legislazione fiscale in vigore. Sottraendo l’ammontare totale di questi benefici dalle imposte lorde si individuano le imposte nette.
  1. Ricavare la retribuzione netta: sottraendo al reddito imponibile l’imposta netta e sommando eventuali bonus (ad esempio l’ex bonus Renzi di 100€ per i lavoratori che percepiscono un reddito inferiore ai 28.000€ ).

Calcolo stipendio netto: esempio pratico

Se non hai ancora compreso a pieno come effettuare il calcolo dello stipendio netto potrebbe essere utile un esempio pratico. Quanto denaro riceve effettivamente  un lavoratore che percepisce una RAL di 20.000 € e che possiede due figli a carico che gli garantiscono delle detrazioni fiscali per 2.000€ all’anno?

  1. Calcolo del reddito imponibile

Reddito imponibile = retribuzione lorda – contributi INPS a carico del dipendente (9,19%)

20.000€ – (9,19% x 20.000€) = 

20.000€ – 1.838€ = 18.162€

  1. Calcolo dell’imposta lorda (IRPEF)

25% di 18.162€ = 4.540,5€

  1. Calcolo dell’imposta netta = IRPEF – detrazioni fiscali

4.540,5€ – 2.000€ = 2.540,5€

  1. Stipendio netto = reddito imponibile – imposta netta + eventuali bonus

18.162€ – 2.540,5€ = 15.621,5€

Ora che sai quali sono i passaggi principali per effettuare il calcolo dello stipendio netto non ti resta che provare tu stesso in modo da assimilare bene il procedimento da svolgere. In questo modo, nel caso tu debba valutare un’offerta di lavoro, potrai sapere con esattezza quanto denaro riceverai sul tuo conto corrente.

Avalanche Summit 2023: cosa è successo alla conferenza crypto di Barcellona

Avalanche Summit 2023: le news sulla conferenza crypto di Barcellona

L’Avalanche Summit 2023 è stata un successo! Scopri cosa è accaduto durante l’evento più importante dell’anno per la blockchain della crypto AVAX 

L’Avalanche Summit è la principale conferenza annuale della blockchain della crypto AVAX, dedicata a tutti coloro che la sviluppano e la utilizzano. È l’evento in cui vengono presentati gli ultimi aggiornamenti e le novità della blockchain fondata da Emin Gün Sirer e dove incontrare sviluppatori e manager della sedicesima criptovaluta più capitalizzata del mercato e di altri interessanti progetti Web3

Avalanche Summit 2023: cos’è la conferenza crypto di Barcellona?

L’Avalanche Summit è l’evento IRL (“In real life”) più importante dell’anno per la blockchain della crypto AVAX. Dal 3 al 5 maggio si è svolta la seconda edizione, che come l’anno scorso si è dimostrata molto di più di una semplice conferenza. Oltre agli speech di tanti protagonisti del Web3, come quello del CEO e fondatore di Avalanche, Emin Gün Siren, ci sono stati anche workshop e presentazioni interattive.

L’evento si è tenuto dal 3 al 5 maggio nel suggestivo quartiere Poble Espanyol, a Barcellona. Una sorta di museo a cielo aperto situato su una delle colline della città: Montjuïc. Tra i partner della conferenza tanti grandi nomi dell’industria blockchain come Cricle, Chainlink e The Graph

Gli speech dei personaggi più attesi

Durante l’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona sono intervenuti più di 300 speakers, sui diversi palcoscenici dell’evento: Eco-Dome, Mainnet Stage, Teather Stage, Subnet Stage, Auditorium e Monastery.

Quali sono stati gli speech più importanti dell’evento? Scopri le funzionalità, le collaborazioni e le novità annunciate all’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona.

Mercoledì 3 Maggio:

  • La cerimonia di apertura della conferenza crypto di Barcellona ha visto protagonisti il CEO e fondatore di Avalanche, Emin Gün Sirer, e il presidente di Ava Labs, John Wu;
  • David Palmer, il responsabile dell’area blockchain di Vodafone, ha presentato all’Avalanche Summit 2023 le possibili applicazioni della tecnologia blockchain nel settore delle reti telefoniche mobili e in quello dell’Internet of Things (IoT);
  • All’Avalance summit di Barcellona è stato intervistato  Stani Kulechov, fondatore e CEO di Aave, da Jacquelyn Melinek una giornalista di TechCrunch, sul futuro delle stablecoin. In particolare di quella di Aave ,GHO, che verrà rilasciata nei prossimi mesi;
  • Bryan Pellegrino CEO e co-fondatore di Layer 0, ha presentato questa blockchain basata sulla tecnologia Zero Knowledge. Layer Zero è stata anche sponsor del party dell’exchange decentralizzato TraderJoe di mercoledì 3 maggio;
  • La prima giornata dell’Avalanche Summit 2023 si è chiusa in bellezza con l’annuncio del metaverso di Alibaba Cloud (Cloudverse) presentate da Raymond Xiao, l’head of international Web3 solutions dell’azienda cinese;

Giovedì 4 Maggio:

  • Il secondo giorno ha avuto luogo la conferenza di Defi Kingdoms, uno dei giochi play-to-earn che ha riscosso più successo nel settore. Il presidente, noto con lo pseudonimo di Dreamer –, ha presentato la sua visione del futuro del gaming su blockchain annunciando una nuova versione del gioco play-to-earn;
  • Il presidente di Ava Labs, John Wu e Jeff Hasselman, Web3 global head di Amazon Web Service hanno descritto come AWS e Ava Labs stanno lavorando per rendere più scalabili le infrastrutture tecnologiche di governi e imprese grazie alla blockchain;
  • Emin Gün Sirer ha annunciato la tecnologia Coin Operated Agents (COA), in arrivo a breve sulla blockchain della crypto Avax. Questa nuova funzionalità si servirà dell’ intelligenza artificiale per permettere agli utenti di scrivere il codice degli smart contract e di pubblicarli sulla rete di Avalanche formulando richieste in linguaggio umano. 

Venerdì 5 Maggio:

  • Uno degli eventi salienti della terza giornata dell’Avalanche Summit 2023 è stato quello condotto da Thodoris Karakostas, blockchain partnership manager, e Max Melcher, product manager di Chainlink, che hanno spiegato gli ultimi aggiornamenti dell’oracolo più famoso e utilizzato e annunciato i dettagli di una funzionalità disponibile per ora sulla testnet di Avalanche: Chainlink Functions. Uno strumento che permetterà di importare gli API delle applicazioni e dei siti web tradizionali sulle dapp Web3;

Come già anticipato l’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona, è stato molto di più di un semplice convegno. Oltre al grande numero di presentazioni e speech “frontali” ci sono stati anche tantissimi workshop dedicati agli sviluppatori ma non solo. 

Dei veri e propri laboratori dove acquisire tantissime nozioni, sia teoriche che pratiche sulla tecnologia blockchain e le sue applicazioni. Chi ha assistito all’Avalanche Summit ha imparato ad ottimizzare il suo portafoglio DeFi grazie alla lezione di Jesus Rodriguez CEO di IntoTheBlock, e ha scoperto come il Web3 sta ridisegnando la cultura degli esports (gaming) grazie al workshop dedicato del 3 maggio.

Inoltre, alla fine di ogni giornata ci sono state feste e eventi dove i partecipanti all’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona hanno potuto conoscersi e divertirsi insieme dal vivo in modo da rendere la community della crypto AVAX ancora più coesa.