Chi sono i campioni europei del risparmio? La classifica dei paesi

Chi risparmia di più in Europa? La classifica dei paesi

Scopri la classifica dei paesi dove si risparmia di più in Europa

Chi risparmia di più in Europa? Tra la maggior parte degli abitanti del “vecchio continente” c’è la convinzione che i cittadini dei paesi del nord Europa, tra i quali spicca la Germania, siano più propensi al risparmio rispetto a quelli della parte meridionale del continente. Sarà davvero così? Ecco la classifica dei 6 paesi europei in cui si risparmia di più redatta utilizzando i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

6° – Austria

Al sesto posto della classifica dei paesi europei in cui si risparmia di più troviamo l’Austria. Uno studio del Vienna Institute for International Economic ha dimostrato come gli austriaci spendono per i loro bisogni primari (casa, trasporti, educazione e salute) soltanto il 30% del loro reddito mensile. Un dato considerevolmente inferiore rispetto alla media europea, che si attesta attorno al 50%. Al contempo però probabilmente si concedono qualche lusso in più dato che mettono da parte, ogni mese, “solo” l’8% circa del loro stipendio.

5° – Belgio

La propensione al risparmio degli abitanti del Belgio è in parte dovuta agli elevati salari percepiti. Il salario medio in questo paese è di circa 1.600€, superiore a quello della maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, compresa la Germania. Inoltre in Belgio vi è un elevato grado di consapevolezza finanziaria e un sistema fiscale che offre importanti vantaggi ai contribuenti e attua politiche che incentivano il risparmio a lungo termine. Secondo i dati dell’OCSE, in Belgio le famiglie riescono a risparmiare il 5% di quello che guadagnano al mese. 

I dati della ricerca però non si concentrano soltanto sulla quantità di denaro che le famiglie riescono a mettere da parte. Ma analizzano tanti altri fattori come i debiti che i cittadini contraggono con le istituzioni finanziarie (mutui e finanziamenti), il costo della vita e dei generi alimentari e quanto attentamente le famiglie valutino ogni spesa.

4° – Norvegia

Al quarto posto della classifica dei paesi più risparmiatori d’Europa troviamo la Norvegia. Un paese in cui il reddito pro capite medio è di circa 69.600€ all’anno. La ricchezza dei Norvegesi deriva principalmente dai giacimenti petroliferi presenti sul suo territorio e dalla produzione di energia rinnovabile.

La Norvegia ha un efficiente sistema di previdenza sociale che offre servizi e sussidi generosi per la popolazione. Le famiglie norvegesi riescono a risparmiare circa l’8% del reddito che percepiscono mensilmente.

3° – Germania

La Germania è nota per la sua stabilità economica e anche per la cultura del risparmio condivisa da tutti i suoi cittadini. Al Museo di Storia Tedesca di Berlino dal 2018 è possibile assistere ad una mostra dal titolo “Il risparmio – storia di una virtù tedesca”. Oltre a essere spunto di auto-riflessione per i tedeschi in visita, la mostra offre anche una finestra sulle radici storiche della prudenza finanziaria che caratterizza la nazione. 

Secondo i dati dell’OCSE, negli ultimi due decenni le famiglie tedesche hanno risparmiato costantemente più dell’8% del loro reddito fino a riuscire a mettere da parte circa il 10% delle loro entrate negli ultimi anni.

2° – Irlanda

Gli irlandesi stanno scalando la classifica dei paesi che risparmiano di più in Europa, in particolare dopo la pandemia di COVID-19. Secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica gli abitanti dell’Irlanda mettono da parte il 25% di quello che guadagnano, nel 2021 hanno risparmiato quasi 3,9 miliardi di euro, circa il 20% del reddito totale del paese. Prima della pandemia le famiglie irlandesi mettevano da parte in media il 10% del loro salario.

1° – Francia

Siamo arrivati in vetta alla classifica dei paesi che risparmiano di più in Europa, dove troviamo la Francia. Come già anticipato, la classifica stilata dall’OCSE non si concentra soltanto sulla quantità di denaro che le famiglie riescono ad accumulare. Se si guarda soltanto quel dato la Francia occuperebbe una posizione inferiore rispetto alla Germania, dato che i francesi riescono a risparmiare il 9% del loro reddito mentre i tedeschi l’11%.

Tuttavia l’OCSE ha considerato anche che il 94% dei francesi pondera attentamente ogni acquisto ed è alla costante ricerca di offerte e sconti soprattutto per quanto riguarda il denaro speso in generi alimentari. Il che fa di loro un popolo risparmiatore. 

E l’Italia?

Che posizione occupa l’Italia nella classifica dei paesi che risparmiano di più in Europa? Secondo la ricerca dell’OCSE il nostro paese occupa la 12° posizione.

I cittadini italiani riescono a mettere da parte, in media, il 4% del loro reddito mensile e solamente il 68% delle famiglie ha dichiarato di effettuare un’attenta valutazione prima di acquistare un prodotto.

E tu rifletti attentamente e analizzi tutte le offerte prima di comprare qualcosa o spendi i tuoi risparmi senza farti troppi problemi? 

Pianificare le spese mensili e accumulare qualcosa è una vera e propria arte che richiede costanza e forza di volontà. Il risparmio ha diverse sfaccettature, se vuoi mettere da parte anche i tuoi asset digitali, dai un’occhiata alla nuovissima funzione Salvadanaio! Che ti aiuta ad acquistare in maniera automatica e ricorrente le tue criptovalute preferite.

Cos’è il Lipstick effect? Ecco perché nelle crisi economiche si vendono più rossetti

Lipstick effect: cos’è

Diminuisce il potere d’acquisto dei cittadini e schizzano alle stelle le vendite dei rossetti. Ecco cos’è lipstick effect, un fenomeno paradossale che si verifica durante le crisi economiche

Che cos’è il lipstick effect e cosa ha a che vedere con le crisi economiche? Sembra un paradosso ma quando il potere di acquisto si riduce, cresce il consumo di cosmetici e di altri beni economici ma non necessari.

L’origine del lipstick effect risale ad Alan Lauder, figlio degli imprenditori del marchio cosmetico Estée Lauder e primo a parlare di questo effetto. Per corroborare la sua tesi sulle impennate delle vendite dei rossetti, ha creato anche un indice borsistico ad hoc per analizzare il movimento del prezzo dei cosmetici: il lipstick index o “l’indice del rossetto”. Scopri che cos’è il lipstick effect in tempo di crisi, quando è stato teorizzato e i fattori psicologici che lo causano.

Cos’è il lipstick effect e qual è l’origine 

Per capire che cos’è il lipstick effect dobbiamo fare un salto indietro alle origini e tornare ad uno degli anni più difficili della recente storia statunitense, il 2001. Il termine “lipstick effect” infatti è stato coniato durante la crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti d’America dopo l’attentato delle torri gemelle e lo scoppio della guerra in Afghanistan. In quel periodo Alan Lauder notò che le vendite dei suoi prodotti aumentavano nei periodi di crisi. La cosa lo stupì perché non si trattava di articoli di necessità. Insomma quando tutti gli altri settori dell’economia vacillavano, le vendite di trucchi e in particolare di rossetti non risentivano del crollo della domanda causato dall’inflazione.

Nonostante Lauder sia stato il primo ad aver spiegato che cos’è il lipstick effect, Winston Churchill probabilmente lo aveva già individuato tempo prima. Durante la Seconda Guerra Mondiale trovandosi costretto a razionare diversi prodotti, escluse categoricamente i cosmetici, secondo lui necessari per tenere alto il morale della popolazione.

Perché i rossetti sono beni “a prova di crisi economica”?

Chiarito che cos’è il lipstick effect e qual è l’origine della teoria possiamo provare a delineare le motivazioni psicologiche e sociologiche che lo provocano. Cosa spinge le persone ad acquistare beni non necessari  il cui simbolo principale è il rossetto? La chiave del fenomeno sta nel la gratificazione che si prova nei momenti successivi all’acquisto di qualcosa che soddisfa qualche nostra vanità. 

In periodi di crisi economica può capitare che il morale sia più basso, fiaccato da continue preoccupazioni per lo stato dei propri risparmi. Così l’acquisto di un prodotto che rimanda alla sfera estetica contribuisce a migliorare nettamente il proprio stato d’animo. 

In questi frangenti comprare rossetti, cosmetici o accessori che per quanto poco costosi non sono davvero necessari, diventa una strategia per sentirsi meglio. Può anche capitare che invece di acquistare il solito lucidalabbra, o lo stesso shampoo di sempre, si opti per un cosmetico di una marca più costosa; In altre parole un rossetto è un lusso accessibile che ci tira su di morale, in periodi in cui si “tira la cinghia” per tutte le altre spese. 

Anche le relazioni sociali contribuiscono ad alimentare il lipstick effect. Durante una crisi economica, le persone possono cercare di mantenere alta la propria autostima attraverso piccoli gesti, come l’acquisto di prodotti di bellezza. 

Infine il lipstick effect è anche un effetto del consumo compensativo, una pratica che spinge le persone a comprare oggetti per la cura personale per compensare l’insoddisfazione che deriva da rinunce più grandi. Durante i periodi più difficili i consumatori riducono nettamente le spese per i beni di alto valore. Non si compra un’abitazione o una macchina o un elettrodomestico, ma oggetti molto più economici ma gratificanti 

Il lipstick effect nel 2023

Perciò il boom delle vendite di cosmetici a cui assistiamo dal 2020 può essere spiegato dal lipstick effect. Secondo una ricerca di mercato di Circana le vendite dei prodotti di bellezza negli Stati Uniti hanno raggiunto i 30 miliardi di dollari lo scorso anno registrando un aumento del 4% rispetto al 2021. Anche i cosmetici di lusso non sono stati da meno, le vendite dei prodotti per la cura personale di Armani e Charlotte Tilbury sono aumentate del 15% rispetto ad un anno fa.

Ora dovresti avere ben chiaro cos’è il lipstick effect e come questo fenomeno porti le persone a farsi dei piccoli regali per sentirsi meglio nei momenti di crisi più duri.
Il lipstick effect racconta quanto le nostre emozioni influenzino il modo in cui gestiamo il denaro. Anche quando la situazione economica ci porta a risparmiare il più possibile, sentiamo il richiamo a concederci un regalo. Bilanciare i nostri desideri alla necessità di mettere da parte qualcosa non è sempre una passeggiata, ma ci sono degli strumenti e delle strategie che ci possono aiutare in questa missione.

Come si effettua il calcolo dello stipendio netto? Ecco la guida pratica

Calcolo stipendio netto: ecco come fare

Quanto guadagni davvero? Scopri come fare il calcolo dello stipendio al netto delle detrazioni fiscali e delle imposte sul reddito

Sai come effettuare il calcolo dello stipendio netto? Molto probabilmente conosci la tua retribuzione annua lorda, ovvero la RAL, ma sai realmente quanto guadagni, ovvero quanto denaro riceverai nel corso dell’anno? 

Conoscere il tuo stipendio netto è molto importante dato che parte del tuo salario verrà trattenuto dallo Stato attraverso le imposte sul reddito e le contribuzioni previdenziali. Questo calcolo ti permette di conoscere il denaro che hai a disposizione per affrontare le spese quotidiane e quanti soldi puoi dedicare ai tuoi investimenti. Scopri come si esegue il calcolo dello stipendio netto in questa guida!

Che cos’è lo stipendio netto?

Per scoprire come svolgere l’esatto calcolo dello stipendio netto è innanzitutto necessario capire di cosa stiamo parlando. Si tratta dell’importo effettivo che viene accreditato sul conto bancario di un lavoratore. Spesso il valore netto può discostarsi significativamente da quello lordo, che viene indicato sul contratto di lavoro o sulla lettera di assunzione. Per essere in grado di effettuare il calcolo è quindi indispensabile conoscere i fattori che influiscono sul suo valore finale, come spese e agevolazioni. 

Cosa influisce sul tuo stipendio?

Vediamo ora quali sono i principali fattori che influenzano il valore dello stipendio e impongono il calcolo del netto dal lordo: imposte sul reddito, contribuzioni previdenziali e le detrazioni fiscali.

  • Le detrazioni fiscali sono agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione.
  • Le imposte sul reddito rappresentano l’importo che ogni lavoratore deve versare allo Stato in base alle aliquote fiscali stabilite. L’imposta sul reddito che devono pagare le persone fisiche si chiama IRPEF ed è progressiva, ovvero la sua aliquota varia in relazione all’ammontare del reddito imponibile. Ad esempio se il reddito imponibile di un lavoratore è inferiore a 15.000€ esso pagherà un’aliquota del 23% mentre se è compreso tra i 15.000€ e i 28.000 pagherà il 25% e così via.
  • Le contribuzioni previdenziali sono invece gli importi che il lavoratore deve obbligatoriamente versare all’INPS e che verranno, in parte, restituiti al lavoratore attraverso la pensione. Queste contribuzioni vengono solitamente trattenute direttamente dallo stipendio lordo prima del calcolo dello stipendio netto. Le percentuali delle contribuzioni previdenziali possono variare a seconda del paese e del regime previdenziale adottato, in italia, per i lavoratori dipendenti sono del 9,19%.

La procedura per calcolare lo stipendio netto

Ora che sai quali fattori devi considerare per il calcolo del proprio stipendio netto,  vediamo il procedimento “passo dopo passo”:

  1. Calcolare lo stipendio lordo: ovvero l’importo totale dello stipendio prima delle detrazioni fiscali e delle contribuzioni previdenziali. Questa è la RAL (retribuzione annua lorda) che hai concordato con il tuo datore di lavoro quando hai firmato il contratto.
  1. Determinare le contribuzioni previdenziali che devi pagare: ad esempio le assicurazioni sociali e i contributi pensionistici obbligatori e trovare di conseguenza il reddito imponibile.
  1. Calcolare l’imposta sul reddito (IRPEF) moltiplicando il reddito imponibile per l’aliquota: attraverso questa operazione si trovano le imposte lorde, a cui andranno poi sottratte le detrazioni fiscali. Ci sono anche altre imposte sul reddito sempre di questo tipo come l’IRPEF regionale e quello comunale. In questo articolo li tralasceremo per semplificare il procedimento.
  1. Identificare le detrazioni fiscali: è necessario raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le detrazioni fiscali a cui hai diritto. Queste possono includere detrazioni per i figli a carico, spese mediche, interessi sui mutui o altre più specifiche previste dalla legislazione fiscale in vigore. Sottraendo l’ammontare totale di questi benefici dalle imposte lorde si individuano le imposte nette.
  1. Ricavare la retribuzione netta: sottraendo al reddito imponibile l’imposta netta e sommando eventuali bonus (ad esempio l’ex bonus Renzi di 100€ per i lavoratori che percepiscono un reddito inferiore ai 28.000€ ).

Calcolo stipendio netto: esempio pratico

Se non hai ancora compreso a pieno come effettuare il calcolo dello stipendio netto potrebbe essere utile un esempio pratico. Quanto denaro riceve effettivamente  un lavoratore che percepisce una RAL di 20.000 € e che possiede due figli a carico che gli garantiscono delle detrazioni fiscali per 2.000€ all’anno?

  1. Calcolo del reddito imponibile

Reddito imponibile = retribuzione lorda – contributi INPS a carico del dipendente (9,19%)

20.000€ – (9,19% x 20.000€) = 

20.000€ – 1.838€ = 18.162€

  1. Calcolo dell’imposta lorda (IRPEF)

25% di 18.162€ = 4.540,5€

  1. Calcolo dell’imposta netta = IRPEF – detrazioni fiscali

4.540,5€ – 2.000€ = 2.540,5€

  1. Stipendio netto = reddito imponibile – imposta netta + eventuali bonus

18.162€ – 2.540,5€ = 15.621,5€

Ora che sai quali sono i passaggi principali per effettuare il calcolo dello stipendio netto non ti resta che provare tu stesso in modo da assimilare bene il procedimento da svolgere. In questo modo, nel caso tu debba valutare un’offerta di lavoro, potrai sapere con esattezza quanto denaro riceverai sul tuo conto corrente.

Avalanche Summit 2023: cosa è successo alla conferenza crypto di Barcellona

Avalanche Summit 2023: le news sulla conferenza crypto di Barcellona

L’Avalanche Summit 2023 è stata un successo! Scopri cosa è accaduto durante l’evento più importante dell’anno per la blockchain della crypto AVAX 

L’Avalanche Summit è la principale conferenza annuale della blockchain della crypto AVAX, dedicata a tutti coloro che la sviluppano e la utilizzano. È l’evento in cui vengono presentati gli ultimi aggiornamenti e le novità della blockchain fondata da Emin Gün Sirer e dove incontrare sviluppatori e manager della sedicesima criptovaluta più capitalizzata del mercato e di altri interessanti progetti Web3

Avalanche Summit 2023: cos’è la conferenza crypto di Barcellona?

L’Avalanche Summit è l’evento IRL (“In real life”) più importante dell’anno per la blockchain della crypto AVAX. Dal 3 al 5 maggio si è svolta la seconda edizione, che come l’anno scorso si è dimostrata molto di più di una semplice conferenza. Oltre agli speech di tanti protagonisti del Web3, come quello del CEO e fondatore di Avalanche, Emin Gün Siren, ci sono stati anche workshop e presentazioni interattive.

L’evento si è tenuto dal 3 al 5 maggio nel suggestivo quartiere Poble Espanyol, a Barcellona. Una sorta di museo a cielo aperto situato su una delle colline della città: Montjuïc. Tra i partner della conferenza tanti grandi nomi dell’industria blockchain come Cricle, Chainlink e The Graph

Gli speech dei personaggi più attesi

Durante l’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona sono intervenuti più di 300 speakers, sui diversi palcoscenici dell’evento: Eco-Dome, Mainnet Stage, Teather Stage, Subnet Stage, Auditorium e Monastery.

Quali sono stati gli speech più importanti dell’evento? Scopri le funzionalità, le collaborazioni e le novità annunciate all’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona.

Mercoledì 3 Maggio:

  • La cerimonia di apertura della conferenza crypto di Barcellona ha visto protagonisti il CEO e fondatore di Avalanche, Emin Gün Sirer, e il presidente di Ava Labs, John Wu;
  • David Palmer, il responsabile dell’area blockchain di Vodafone, ha presentato all’Avalanche Summit 2023 le possibili applicazioni della tecnologia blockchain nel settore delle reti telefoniche mobili e in quello dell’Internet of Things (IoT);
  • All’Avalance summit di Barcellona è stato intervistato  Stani Kulechov, fondatore e CEO di Aave, da Jacquelyn Melinek una giornalista di TechCrunch, sul futuro delle stablecoin. In particolare di quella di Aave ,GHO, che verrà rilasciata nei prossimi mesi;
  • Bryan Pellegrino CEO e co-fondatore di Layer 0, ha presentato questa blockchain basata sulla tecnologia Zero Knowledge. Layer Zero è stata anche sponsor del party dell’exchange decentralizzato TraderJoe di mercoledì 3 maggio;
  • La prima giornata dell’Avalanche Summit 2023 si è chiusa in bellezza con l’annuncio del metaverso di Alibaba Cloud (Cloudverse) presentate da Raymond Xiao, l’head of international Web3 solutions dell’azienda cinese;

Giovedì 4 Maggio:

  • Il secondo giorno ha avuto luogo la conferenza di Defi Kingdoms, uno dei giochi play-to-earn che ha riscosso più successo nel settore. Il presidente, noto con lo pseudonimo di Dreamer –, ha presentato la sua visione del futuro del gaming su blockchain annunciando una nuova versione del gioco play-to-earn;
  • Il presidente di Ava Labs, John Wu e Jeff Hasselman, Web3 global head di Amazon Web Service hanno descritto come AWS e Ava Labs stanno lavorando per rendere più scalabili le infrastrutture tecnologiche di governi e imprese grazie alla blockchain;
  • Emin Gün Sirer ha annunciato la tecnologia Coin Operated Agents (COA), in arrivo a breve sulla blockchain della crypto Avax. Questa nuova funzionalità si servirà dell’ intelligenza artificiale per permettere agli utenti di scrivere il codice degli smart contract e di pubblicarli sulla rete di Avalanche formulando richieste in linguaggio umano. 

Venerdì 5 Maggio:

  • Uno degli eventi salienti della terza giornata dell’Avalanche Summit 2023 è stato quello condotto da Thodoris Karakostas, blockchain partnership manager, e Max Melcher, product manager di Chainlink, che hanno spiegato gli ultimi aggiornamenti dell’oracolo più famoso e utilizzato e annunciato i dettagli di una funzionalità disponibile per ora sulla testnet di Avalanche: Chainlink Functions. Uno strumento che permetterà di importare gli API delle applicazioni e dei siti web tradizionali sulle dapp Web3;

Come già anticipato l’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona, è stato molto di più di un semplice convegno. Oltre al grande numero di presentazioni e speech “frontali” ci sono stati anche tantissimi workshop dedicati agli sviluppatori ma non solo. 

Dei veri e propri laboratori dove acquisire tantissime nozioni, sia teoriche che pratiche sulla tecnologia blockchain e le sue applicazioni. Chi ha assistito all’Avalanche Summit ha imparato ad ottimizzare il suo portafoglio DeFi grazie alla lezione di Jesus Rodriguez CEO di IntoTheBlock, e ha scoperto come il Web3 sta ridisegnando la cultura degli esports (gaming) grazie al workshop dedicato del 3 maggio.

Inoltre, alla fine di ogni giornata ci sono state feste e eventi dove i partecipanti all’Avalanche Summit 2023, la conferenza crypto di Barcellona hanno potuto conoscersi e divertirsi insieme dal vivo in modo da rendere la community della crypto AVAX ancora più coesa.

Cosa sono i buoni fruttiferi postali e quanto rendono?

Buoni fruttiferi postali: cosa sono e calcolo del rendimento

Cosa sono e come funzionano i buoni fruttiferi postali? Qual è il loro rendimento nel 2023 e come si effettua il calcolo?

Cosa sono i buoni fruttiferi postali e come avviene il calcolo del loro rendimento? Strumenti finanziari che esistono dal 1924, emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) per conto delle Poste Italiane, e garantiti dallo Stato.Sono uno dei capisaldi del risparmio all’italiana e vengono scelti da tantissimi investitori perché garantiscono un rendimento stabile e garantito e possiedono un bassissimo grado di rischio. Scopri allora cosa sono i buoni fruttiferi postali, le loro caratteristiche principali, il rendimento e le modalità di calcolo.

Buoni fruttiferi postali, cosa sono? Caratteristiche principali 

Cosa sono i buoni fruttiferi postali e perché milioni di risparmiatori li acquistano ogni anno? I buoni fruttiferi postali sono titoli di debito a medio e lungo termine emessi dalle Poste Italiane. Quando un individuo investe in questo tipo di strumenti finanziari presta il suo denaro alle Poste o allo Stato e in cambio viene ricompensato con degli interessi stabiliti al momento dell’acquisto del buono. Alla scadenza, gli investitori hanno la possibilità di riscattare il capitale inizialmente investito, insieme agli interessi maturati. 

Questi strumenti di investimento, poiché garantiti dallo Stato italiano, sono considerati molto sicuri. Ciò significa che chi li acquista è praticamente certo di ricevere il rimborso del capitale investito e i relativi interessi. I buoni fruttiferi postali offrono anche un rendimento garantito, dato che i tassi di interesse stabiliti al momento dell’acquisto del buono rimangono fissi. Questo permette agli investitori di effettuare in anticipo il calcolo del profitto che otterranno al momento del riscatto. 

I buoni fruttiferi postali possono essere acquistati attraverso gli uffici postali o il sito delle Poste Italiane. Sono quindi strumenti comodi e pratici anche per gli investitori meno esperti.

Rendimento buoni fruttiferi postali: il calcolo

Ora che sai cosa sono i buoni fruttiferi postali vediamo come si effettua il calcolo del rendimento, l’aspetto principale da considerare quando si decide se vale la pena acquistarli.

  1. Determinare l’importo che si vuole investire: ovvero la somma di denaro che si deposita all’acquisto del buono. Essendo strumenti riservati ad individui con bassa propensione al rischio non garantiscono ritorni molto alti (secondo il principio finanziario del rischio/rendimento. 
  1. Identificare il tasso di interesse: cioè il rendimento percentuale che viene stabilito all’acquisto del buono fruttifero postale. Questo valore indica l’interesse percentuale che verrà pagato al risparmiatore nel corso dell’investimento.
  1. Considerare la durata dell’investimento: il periodo di tempo durante il quale l’investitore manterrà il proprio capitale investito.
  1. Applicare la formula dell’interesse composto: dato che gli interessi maturati restano all’interno del buono fino al riscatto, contribuiscono ad incrementare, di anno in anno, il capitale investito. Perciò il rendimento dei buoni fruttiferi postali può essere calcolato utilizzando la formula dell’interesse composto:

Rendimento annuo lordo = capitale iniziale * (1 + tasso di interesse)^durata – capitale iniziale

Supponendo di aver investito 5.000€ in un buono fruttifero postale con un tasso di interesse annuo del 3% e una durata di 5 anni, il calcolo per determinare il rendimento previsto alla scadenza del buono è il seguente:

5.000 * (1 + 0,03)^5 – 5.000 = 5.796,37€

5.796,37 – 5.000 = 796,37€

  1. Considerare le tasse: è importante tenere presente che gli interessi generati dai buoni fruttiferi postali sono soggetti a una tassazione agevolata. Pertanto, quando si calcola il rendimento effettivo, è necessario considerare l’aliquota fiscale applicabile agli interessi maturati, che è del 12,5%. Una percentuale nettamente più bassa rispetto a quella che riguarda, ad esempio, le azioni e le obbligazioni che sono tassate al 26%.

Rendimento dei buoni fruttiferi postali nel 2023

Ora che abbiamo definito cosa sono, vale la pena di farsi qualche altra domanda su questi strumenti. Quali sono i buoni fruttiferi postali che rendono di più? Esistono in diverse forme  che rispondono alle svariate esigenze degli investitori. Vediamo un breve elenco di quelli, ad oggi, più remunerativi:

  1. Buono dedicato ai minori: un buono fruttifero postale dedicato ai minorenni di durata variabile dato che scade nel momento in cui l’intestatario raggiunge la maggiore età. Offre un rendimento annuo lordo a partire dal 2,5% e fino al 4,5% a seconda del tempo per il quale si detiene.
  1. Buono Rinnova: dedicato a chi possiede già dei buoni fruttiferi postali scaduti e li ha rinnovati entro il 20 settembre 2022. Ha una durata di sei anni e garantisce un rendimento annuo lordo del 3,25%. Probabilmente le Poste Italiane ne emetteranno una nuova versione nei prossimi mesi dedicata a quelli che scadranno nel 2023. 
  1. Buono 4×4: il buono più a lungo termine, della durata di ben sedici anni e che garantisce un rendimento del 3%. È possibile prelevare il capitale investito (vendendo il buono) non prima di quattro anni e i rendimenti effettivi annui lordi garantiti sono: 1,50% dopo 4 anni; 2,00% alla fine di 8 anni; 2,25% al termine del dodicesimo anno; 3,00% alla fine dei 16 anni.

Ecco cosa sono i buoni fruttiferi postali, qual è il loro rendimento e le modalità per il calcolo dello stesso. Questi strumenti finanziari sono utili ai risparmiatori che vogliono limitare al massimo il rischio e la volatilità del proprio portafoglio.

Smartphone Solana: tutto sul mobile per crypto e blockchain

Smartphone Solana: com’è Saga, il cellulare Android crypto

La blockchain nel palmo della mano? L’8 maggio arriverà  lo smartphone Android di Solana integrato con le crypto

Lo smartphone di Solana è in arrivo e con esso si potrà avere la blockchain e le crypto sempre a portata di mano. In collaborazione con OSOM, Solana è infatti pronta a rilasciare, l’8 maggio, il suo telefono Android con caratteristiche tecniche all’ultimo grido e completamente integrato con il mondo crypto. Il cellulare, chiamato Solana Saga, è stato progettato per rendere l’accesso al Web3 semplice e immediato. Scopri allora cos’è come funziona lo smartphone di Solana, il cellulare Android ideato per gli appassionati di crypto, NFT e Web3!

Sapevi che Solana è una delle blockchain più veloci con 4 transazioni al secondo? Tieni d’occhio il suo valore sull’exchange Young Platform.

Scarica l’app

Smartphone Solana: cos’è e come funziona Saga

In collaborazione con Osom, Solana ha annunciato Saga, uno smartphone Android integrato con la blockchain e compatibile con tutte le applicazioni decentralizzate. L’azienda produttrice, Osom, è una startup creata da alcuni dipendenti della scomparsa Essential, che ha progettato cellulari  dedicati alla privacy e alla sicurezza. 

Le caratteristiche tecniche dello smartphone Solana Saga sono di tutto rispetto e non hanno nulla da invidiare agli altri top di gamma. Lo schermo OLED da 6,67 pollici ha un refresh rate di 120Hz, assicurando quindi l’assenza di sfocature anche nei video più concitati. Dispone inoltre di 512 GB di memoria e di 12 GB di RAM per far funzionare anche le dapp più pesanti. Fiore all’occhiello sono la fotocamera principale da 50 MP e l’eccellente processore Snapdragon 8 Plus Gen1, ultimo arrivato sul mercato e che garantisce la privacy dell’utente. Infatti, grazie alle funzionalità di questo processore, lo smartphone di Solana è in grado di tenere al sicuro chiavi private e seed phrases ma allo stesso tempo di farle interagire con le applicazioni decentralizzate qualora ce ne sia bisogno. 

Il primo dapp store della storia

Ogni esemplare di Solana Saga che verrà rilasciato l’8 maggio 2023, possederà al suo interno, il primo dapp store per smartphone della storia. A differenza dell’App Store di Apple e del Play Store di Google, quello di Solana non applicherà commissioni. Sarà completamente gratuito e costruito su Arweave, un protocollo di archiviazione decentralizzato. Solana ha pensato anche agli sviluppatori creando Solana Mobile Stuck, il toolkit per realizzare dapp compatibili con Android e messe in vendita direttamente nello store di Saga. “Il mondo ha bisogno di compagnie hardware che si concentrino sul supporto del Web3” ha riferito Jason Keats, CEO e fondatore di Osom. “Costruire l’ecosistema del futuro senza essere legati al passato è davvero entusiasmante”.  

Una delle dapp su cui Solana è già al lavoro propone una chat open source e decentralizzata in stile Whatsapp. Questo progetto nasce dalla collaborazione con Dialect, un protocollo per la messaggistica Web3.

Segui le novità su Solana e l’impatto sul prezzo.

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Perché comprare uno smartphone crypto? Rispondono i fondatori di Solana

Lo smartphone di Solana è davvero necessario? Secondo i fondatori di Solana, decisamente sì! E sperano di essere pionieri mettendo le basi di una rivoluzione che è ormai imminente. “Quasi 7 miliardi di persone utilizzano smartphone nel mondo e più di 100 milioni di queste persone possiedono asset digitali, e questi numeri continueranno a crescere” ha detto con fiducia Anatoly Yakovenko, uno dei fondatori di Solana. “Saga vuole creare uno standard per tutti i dispositivi hardware che si interfacciano col Web3”. Le parole di Yakovenko sono chiare: la domanda da farsi non è se uno smartphone integrato con la blockchain sia utile, ma quando tutti arriveremo ad averne uno in tasca!

“Abbiamo scelto il nome Saga perché crediamo che la storia delle crypto sia ancora agli albori” ha affermato Raj Gokal, co-fondatore di Solana. “Questo smartphone è un passo avanti nella storia, e crediamo che sia fondamentale per migliorare la comprensione e l’adozione di questa nuova tecnologia” ha continuato. Grazie a Saga, capire e usare la blockchain sarà facile e intuitivo, come scaricare un’applicazione dal Play Store o fare un pagamento con l’NFC del proprio smartphone. 

Privacy e innovazione tecnologica: Solana Saga è uno smartphone Android proiettato nel futuro e integrato con Web3 e crypto, e che potrebbe essere il primo di una lunga serie di cellulari di ultima generazione. Immagina di trasferire criptovalute, pagare la pizza e fare acquisti online tutto dalla stessa interfaccia e in maniera completamente decentralizzata. Il futuro della blockchain passa attraverso gli smartphone? Lo scopriremo a Marzo 2023, quando lo smartphone di Solana verrà finalmente distribuito!

Il lancio di Solana Saga

Per più di un anno è stato possibile pre-ordinare lo smartphone di Solana e alla fine della prossima settimana sarà finalmente disponibile al pubblico.  Il device ha un prezzo di circa 1.000$, chi l’ha ordinato in anticipo otterrà benefici aggiuntivi tra cui degli NFT in edizione limitata, del merchandising e altri vantaggi ad oggi ancora segreti. 

Siamo curiosi di vedere dal vivo lo smartphone di Solana, il primo cellulare Android creato appositamente per il mondo crypto. Sarà innovativo come la tecnologia su cui si basa?

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 

Come calcolo l’inflazione con l’indice dei prezzi al consumo? Spiegazione teorica ed esempio pratico

Calcolo inflazione: ecco come fare

Come calcolare l’inflazione? Scopri le formule per il calcolo dell’indice dei prezzi al consumo (CPI), il suo principale indicatore 

Come avviene il calcolo dell’inflazione? Una domanda lecita alla luce del  recente aumento dei prezzi che sta erodendo il potere d’acquisto dei cittadini e delle imprese. Il tasso è una stima dell’inflazione di un paese che deriva da alcuni indicatori, il cui principale è il Consumer Price Index (CPI). Scopri dunque, tramite una spiegazione teorica e un esempio pratico, come avviene il calcolo dell’inflazione a partire dall’indice dei prezzi al consumo.

Calcolo inflazione: cos’è l’indice dei prezzi al consumo (CPI)?

Prima di comprendere tecnicamente come avviene il calcolo dell’inflazione occorre fare qualche precisazione teorica sul CPI. L’indice dei prezzi al consumo misura la variazione dei prezzi di un paniere (insieme) di beni e servizi (come generi alimentari o le spese per l’energia elettrica), che rappresentano le abitudini di consumo della popolazione in un dato territorio geografico. È l’indicatore più utilizzato per il calcolo dell’inflazione perché monitora l’andamento dei prezzi nel tempo.

Il CPI rappresenta una buona approssimazione della complessiva variazione dei costi nell’economia di uno Stato. Quando ascoltando il telegiornale senti che l’inflazione è al 5%, quello è il dato dell’indice dei prezzi al consumo.  

L’indice dei prezzi al consumo, definito Consumer Price Index (CPI) in ambito internazionale, ha diverse sfumature. Il CPI in Italia si chiama “Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC)”, ma esistono anche “l’Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI)” e “Indice armonizzato dei prezzi al consumo (HICP)”. Quest’ultimo viene utilizzato anche dalla Banca Centrale Europea dato che mette a confronto i dati sui prezzi di tutti i paesi dell’Eurozona. 

In questo articolo, per spiegare il calcolo dell’inflazione, useremo il termine CPI in maniera generica per riferirci a tutti gli indici dei prezzi al consumo. La differenza tra questi indicatori è determinata solo dal diverso paniere di beni e servizi a cui fanno riferimento.

Il CPI secondo l’ISTAT

Per effettuare correttamente il calcolo dell’inflazione è fondamentale scegliere un paniere di riferimento, il quale deve essere rappresentativo della spesa media delle famiglie. Questo insieme deve quindi includere beni e servizi che vengono acquistati regolarmente (generi alimentari, abbigliamento, biglietti per i mezzi di trasporto, energia elettrica …). La selezione di beni e servizi da inserire nel paniere spetta alle agenzie di statistica, in Italia se ne occupa l’ISTAT.

Il CPI viene calcolato attraverso un processo di ponderazione. In altri termini viene assegnato un “peso” relativo a ciascun bene o servizio all’interno del paniere, in base a quanto influenza in media la spesa totale delle famiglie. Se in media, le famiglie italiane spendono il 20%  in generi alimentari, allora questa voce varrà circa il 20% dell’indice dei prezzi al consumo. L’assegnazione dei “pesi” viene effettuata sulla base di indagini a campione, sui dati di spesa delle famiglie e tramite dei sondaggi.

Calcolo inflazione dal CPI: ecco come fare

Insomma l’indice dei prezzi al consumo è il dato che mostra l’andamento dell’inflazione facendo la media ponderata dei prezzi dei beni e servizi di un singolo paniere. Per effettuare il calcolo si seguono i seguenti passaggi:

  1. Si sceglie il paniere rappresentativo;
  2. Si stabilisce il peso dei vari beni e servizi presenti all’interno del paniere;
  3. Si rilevano i prezzi di ogni bene e servizio del paniere;
  4. Si moltiplicano i prezzi per i pesi relativi dei beni e dei servizi e si sommano i risultati ottenuti;
  5. Si divide il risultato per il valore dello stesso paniere dell’anno o del periodo di tempo precedente.

L’indice dei prezzi al consumo viene calcolato a intervalli regolari, ad esempio mensilmente o trimestralmente, per monitorare l’andamento dei prezzi nel tempo e rilevare l’eventuale presenza di inflazione o deflazione. Il CPI viene inoltre utilizzato come parametro di riferimento per adeguare le pensioni, gli stipendi e gli affitti.

Un esempio pratico di calcolo del CPI

Per comprendere a pieno la formula del CPI per il calcolo dell’inflazione possiamo utilizzare un esempio pratico. Vediamo come determinare l’indice dei prezzi al consumo di un paniere, inventato da noi, composto da soltanto tra beni: pane, latte e uova. 

Supponiamo che il prezzo medio del pane nel 2022 fosse di 2,00€ al kg, mentre nel 2023 è di 2,10€. Quello del latte è invece passato da 1,50€ a 1,60€ e quello delle uova da 3,00€ a 3,50€. Il peso rispettivo di questi beni all’interno del paniere è: 40%, 30% e 30%.

Innanzitutto dobbiamo calcolare il valore dell’intero paniere per i due anni moltiplicando il prezzo dei beni per il peso che hanno nel paniere e sommandoli:  

Valore del paniere 2022 = (2,00 € x 40%) + (1,50 € x 30%) + (3,00 € x 30%) = 2,10 €

Valore del paniere 2023 = (2,10 € x 40%) + (1,60 € x 30%) + (3,50 € x 30%) = 2,46 €

Poi dobbiamo calcolare il rapporto tra il valore del paniere nel 2023 e il 2022:

Rapporto dei valori del paniere = Valore del paniere 2023  / Valore del paniere 2022 = 2,46 € / 2,10 € = 1,17

E infine moltiplichiamo questo valore per 100 in modo da ottenere il CPI:

CPI = 1,17 x 100 = 117

Quindi, l’indice dei prezzi al consumo per il 2023 di questo paniere inventato è 117, per ricavare il tasso di inflazione espresso in percentuale basta dividere il risultato per dieci. In questo modo si avrà una stima dell’inflazione nel 2023 per il nostro paniere di beni e servizi. Ovviamente il paniere di uno stato è molto più ampio, per esempio quello dell’indice nazionale per l’intera collettività (NIC) contiene più di 100 beni e servizi diversi.


Insomma, per rispondere alla domanda “come calcolo l’inflazione” abbiamo compreso cosa sono gli indici dei prezzi al consumo, ma anche quali sono i principali e come si determinano. Inoltre abbiamo anche scoperto com’è composto un paniere di beni e servizi e come si calcola il “peso” di questi ultimi in un determinato territorio geografico.

Che cos’è la trappola della liquidità. Perché è un problema per l’economia e come si scongiura

Trappola della liquidità: che cos’è e come uscirne

Scopri che cos’è la trappola della liquidità e come può essere superata durante le crisi economiche 

Sai cosa si intende per trappola della liquidità o liquidity trap? Questa espressione è stata coniata dal celebre economista John Maynard Keynes per descrivere una situazione economica stagnante che si verifica quando consumatori, banche e imprese smettono di investire risparmiando tutta la liquidità che possiedono. Scopri nel dettaglio che cos’è la trappola della liquidità da cosa è causata e le misure che i governi attuano per combatterla.

Trappola della liquidità: cos’è?

La trappola della liquidità è un fenomeno economico che si verifica quando calano e si interrompono gli investimenti. È spesso una conseguenza di una crisi economica e avviene quando le persone e le imprese preferiscono trattenere la liquidità invece che investire in attività produttive. Il comportamento che porta alla trappola della liquidità viene descritto dagli economisti con i termini “risparmio ozioso” o “risparmio sterile”. 

Perché questo rappresenta un problema? Se si protrae per lunghi periodi può generare una stagnazione che se combinata a un alto tasso di inflazione genera la condizione economica peggiore in assoluto: la stagflazione. Ovvero uno scenario caratterizzato da un’inflazione recessiva che limita drasticamente la crescita, fa salire il prezzo di beni e dei servizi e la disoccupazione.

La trappola della liquidità è molto difficile da combattere, in particolare se si verifica quando i tassi di interesse sono già molto bassi, vicino allo zero, e quindi già favorevoli per gli investitori. In queste situazioni alcuni meccanismi tradizionali che le istituzioni monetarie utilizzano per stimolare le persone a comprare e investire non sono più efficaci. Ad esempio la BCE (Banca Centrale Europea) o la Federal Reserve non possono ulteriormente abbassare i tassi di interesse e sono quindi costrette a ricorrere ad altre contromisure come acquistare titoli di stato o stampare denaro.

Quando e perché si verificano le trappole della liquidità?

Per comprendere appieno cos’è la trappola della liquidità è necessario individuare le cause che la generano. Innanzitutto è necessario precisare che non è un evento comune ma anzi si verifica molto raramente. La prima causa individuata dagli economisti ha a che fare con la deflazione, un fenomeno che comporta il crollo dei prezzi dei beni e dei servizi. A causa della deflazione le persone potrebbero scegliere di non spendere il proprio denaro perché convinte che i prezzi saranno più bassi in futuro. Perché acquistare oggi un oggetto che tra due mesi costerà meno? 

Inoltre se questo fenomeno non viene tenuto sotto controllo si può innescare un circolo vizioso che porta ad un calo della produzione e dei salari. Le imprese, disincentivate dal crollo del prezzo dei beni e servizi, produrranno di meno e di conseguenza saranno costrette ad abbassare i salari. Questo potrebbe condizionare i consumatori che preferiranno risparmiare la loro liquidità alimentando così la trappola.  

La trappola della liquidità può essere anche causata dalla riluttanza a concedere prestiti delle banche. Se il settore degli istituti di credito attraversa un periodo di crisi, le banche potrebbero diventare restie nel concedere prestiti. Questo è accaduto dopo la crisi finanziaria del 2008.

Ci sono anche altri possibili motivi che le scatenano come l’eccessiva propensione al risparmio dei cittadini e la relativa avversione all’investimento. 

Come uscire dalla trappola della liquidità?

Ora che sai che cos’è la trappola della liquidità, è arrivato il momento di scoprire come contrastarla. Uscirne è una delle sfide più dure per le istituzioni finanziarie come la Banca Centrale Europea o la Federal Reserve. Tuttavia ci sono diverse strategie che vengono attuate dai governi e dalle Banche Centrali per contrastarla, stimolare la crescita e favorire gli investimenti:

  1. Politiche fiscali espansive: aumentare la spesa pubblica e ridurre le tasse per incentivare la domanda e stimolare la crescita economica.
  1. Politiche di quantitative easing: come già anticipato quando i tassi di interesse sono già a livelli molto bassi, le banche centrali possono adottare altri tipi di politiche monetarie espansive (di quantitative easing) che prevedono l’acquisto di titoli di stato. Questo può aumentare la liquidità disponibile sui mercati finanziari e stimolare gli investimenti.
  1. Investimenti pubblici: i governi possono anche investire in progetti pubblici a lungo termine (infrastrutture, ricerca e sviluppo…) per creare posti di lavoro e stimolare la crescita economica. Questi investimenti possono essere finanziati attraverso l’emissione di obbligazioni che offrono rendimenti più alti rispetto a quelli garantiti dai tassi di interesse.
  1. Cooperazione internazionale: può aiutare ad uscire dalla trappola della liquidità, poiché una crescita economica globale può contribuire ad aumentare la domanda di beni e servizi e stimolare gli investimenti. Inoltre, le nazioni possono lavorare insieme per coordinare le politiche monetarie e fiscali per garantire una maggiore stabilità finanziaria a livello mondiale.

Sapere che cos’è la trappola della liquidità è importante per comprendere il funzionamento della nostra economia. Questo fenomeno è infatti tanto raro quanto pericoloso, soprattutto se si verifica in periodi in cui i tassi di interesse sono molto bassi.

10 espressioni del trading che non puoi non conoscere

Espressioni di trading da conoscere: ecco quali sono

Short squeeze, breakout, dead cat bounce… Scopri 10 espressioni utilizzate nel trading per descrivere situazioni, strumenti e tecniche di investimento 

Qual è la prima regola per essere un trader? Parlare in modo incomprensibile. Stiamo scherzando, ma se ti sei mai affacciat* al mondo del trading avrai scoperto che ha un lessico tutto suo. Termini come short squeeze o pump and dump possono essere difficili da comprendere se si è alle prime armi, ma non sono così complessi come sembrano. Scopri quali sono le espressioni più utilizzate nel trading e qual è il loro significato.

1. Short squeeze

Fra tutte le espressioni del trading da conoscere, short squeeze è quella utilizzata per descrivere un rapido aumento del prezzo di un asset generato dalla chiusura di un gran numero di posizioni short. Questo fenomeno si verifica quando il prezzo di un asset sale e i trader che lo stavano shortando (vendendo “allo scoperto”, ovvero senza possederlo) sono costretti a chiudere le loro posizioni. 

Chiudere una posizione short però equivale a effettuare un acquisto. Di conseguenza la chiusura di tante operazioni di short selling genera un circolo virtuoso di acquisti che spinge ancora di più il prezzo verso l’alto. Questo fenomeno può portare a un significativo rialzo del prezzo dell’asset, “squeeze”perché “spreme” finanziariamente i trader che hanno shortato l’azione o la crypto in questione.

2. Pump and dump

I pump and dump sono a tutti gli effetti delle truffe. Queste frodi vengono “organizzate” da investitori o trader che si mettono d’accordo per “pompare” (far salire) artificialmente il prezzo di un’azione o una criptovaluta. Così facendo attirano l’attenzione sull’asset, che spesso viene acquistato da altri trader ignari della manipolazione di mercato in corso. Quando i truffatori hanno generato un profitto che li soddisfa vendono contemporaneamente gli asset causando un forte crollo del prezzo. L’espressione “pump and dump” è composta da due termini che presi singolarmente indicano un forte aumento (pump) e un altrettanto violento crollo del prezzo (dump). 

3. Dead cat bounce

Fra le espressioni di trading da conoscere anche c’è anche dead cat bounce o “rimbalzo del gatto morto”,utilizzata per descrivere un debole rimbalzo del prezzo di un’azione o di una criptovaluta prima che essa torni nuovamente a muoversi a ribasso. 

È possibile che i trader che hanno venduto un asset durante un crollo significativo del prezzo decidano di acquistarlo nuovamente fuorviati da un parziale recupero. Questa ripresa però potrebbe dimostrarsi un dead cat bounce, ovvero un rimbalzo solo temporaneo che non rappresenta una vera e propria inversione di tendenza.

4. Stop Loss

Lo stop loss è un ordine di mercato che gli investitori utilizzano per proteggere il loro capitale. Con questa espressione di trading si intende un limite di prezzo imposto dal trader stesso. Il suo funzionamento è molto semplice: quando il valore dell’asset tocca il livello prestabilito la posizione si chiude. L’obiettivo di questo strumento, importantissimo per i trader, è quello di limitare le perdite, come protezione nel caso in cui dovessero verificarsi movimenti di prezzo imprevisti.

5. Breakout

Anche il breakout (letteralmente “scoppio, rottura”) rientra tra le espressioni del trading da conoscere assolutamente. Esso si verifica quando il prezzo di un asset rompe una specifica area di resistenza o supporto ed esce da un range (un’ area) di prezzo che lo aveva ospitato per un certo periodo di tempo.

6. Tanking

Questa espressione del trading si riferisce ad un’azione o una crypto che sta perdendo valore molto velocemente. È un sinonimo di crunching e di crashing, termini utilizzati dai trader per descrivere il movimento a ribasso di un asset che sembra impossibile da arginare.

7. Trendline

Nella lista delle espressioni di trading da annotare poi, come non citare le trendline, linee tracciate sul grafico di un asset per evidenziare la direzione dell’andamento. Una trendline può essere utile per segnalare un livello di prezzo che funge da supporto o da resistenza o semplicemente per descrivere in modo più preciso il movimento sul grafico di una crypto o un’azione. 

8. Leva finanziaria (leverage)

La leva finanziaria è un meccanismo che permette ai trader di operare con importi superiori a quelli che realmente possiedono. Ad esempio, grazie ad una leva finanziaria 10x un trader può acquistare 10.000$ di un asset depositando soltanto 1.000$. I restanti 9.000$ gli verranno prestati dal broker o dall’exchange.

9. Scalping

Lo scalping è una tecnica di trading che prevede l’apertura e la chiusura di numerose posizioni nel corso di una sola giornata o addirittura di poche ore, al fine di trarre profitto da piccoli movimenti di prezzo. Solitamente per guadagnare dai micro movimenti di prezzo delle azioni o delle criptovalute i trader si servono anche della leva finanziaria. 

In questo modo aumentano il potenziale profitto di ogni singola operazione utilizzando il capitale degli exchange o dei broker. Per fare scalping e utilizzare la leva finanziaria è necessario essere dei trader di esperienza, poiché sono tecniche che comportano un rischio elevato di perdere il proprio capitale.

10. Market sentiment

Ultima, ma non per importanza tra le espressioni di trading da conoscere,  market sentiment, ossia l’opinione sulle condizioni del mercato dei trader o degli investitori. Esso può essere influenzato da una serie di fattori, tra cui, il prezzo degli asset, le novità sulla regolamentazione o i dati macroeconomici. 

Uno degli indicatori più famosi che misura il sentiment di mercato del mondo crypto è il fear and greed index. Questa metrica interpreta il livello di “avidità” e paura del mercato basandosi sui volumi di scambio, sulle posizioni di trading aperte sugli exchange e sui dati di social media e motori di ricerca.

Ora che sai quali sono le espressioni di trading più utilizzate ed hai acquisito il lessico base di un trader puoi continuare ad approfondire questa materia. C’è ancora tantissimo da scoprire!

Business angel: chi sono e qual è il loro ruolo

Business angels: cosa sono? Definizione e significato del termine

Hai mai sentito parlare dei business angels? Imprenditori “informali” che sostengono le startup e le aiutano ad espandersi

Sai cosa sono i business angels? Imprenditori che affiancano le startup e le aziende emergenti, e le sostengono sia finanziariamente che strategicamente. Se sei interessato al mondo delle startup e dell’imprenditoria è probabile che tu li conosca; ma nel caso non li avessi mai sentiti nominare non ti preoccupare. Ecco che cosa sono i business angels, come guadagnano e perché sono molto importanti per le giovani imprese.

Chi sono i business angels?

La traduzione italiana di business angels è investitori privati o “informali”. Essi sono imprenditori di esperienza che affiancano le startup o le aziende nelle fasi iniziali di vita. Queste figure forniscono finanziamenti e supporto alle giovani imprese in cambio di quote aziendali. Grazie alla loro esperienza personale sono in grado di offrire alle startup non solo il denaro di cui necessitano per crescere, ma anche consigli preziosi e supporto strategico.

Gli investitori privati, di solito, prendono molto a cuore la causa di cui si occupano, motivati dal desiderio di aiutare i giovani colleghi a realizzare il proprio sogno e ovviamente dal potenziale profitto che potrebbero trarre nel caso in cui l’azienda in cui hanno investito arrivi al successo. 

Qual è la differenza tra business angels e venture capital

Chiedendosi cosa sono i business angel ci si potrebbe confondere con i venture capital (VC). Nonostante abbiano alcune caratteristiche in comune, sono due figure imprenditoriali diverse. La differenza principale è legata alla natura dei finanziamenti che offrono alle startup. Essi sono investitori privati che finanziano personalmente le giovani aziende in cambio di quote aziendali. Questo significa che il denaro che utilizzano proviene direttamente dalle loro tasche. I fondi di venture invece sono istituzioni o imprese e raccolgono capitale anche da esterni. In altre parole, i business angels, al contrario dei VC, si assumono in prima persona il rischio dei propri investimenti.

Per questo motivo i VC investono, in genere, più denaro rispetto ai business angels ma sono solitamente meno coinvolti nella gestione quotidiana delle startup, mentre preferiscono concentrarsi su quella strategica di medio-lungo periodo. Ovviamente questa non è una regola scritta, è possibile che alcuni business angels si comportino come fondi di venture capital e viceversa.

Come guadagna un business angels

Ora che sai cosa sono i business angels è il momento di scoprire come guadagnano. Il profitto di un BA deriva principalmente dalla vendita della propria quota di partecipazione dell’azienda che ha supportato. Se la startup in cui l’imprenditore ha investito si espande e la sua capitalizzazione di mercato cresce, può scegliere di vendere la sua quota (che è nel frattempo aumentata di valore) e realizzare un profitto. 

I business angels possono guadagnare anche in altri modi. Ad esempio alcuni di loro beneficiano della distribuzione di una parte degli utili dell’azienda che affiancano, i cosiddetti dividendi. Inoltre alcuni investitori formali possono essere assunti dalla startup e ricevere un compenso per il ruolo di consulenti o membri del consiglio di amministrazione. In ogni caso il guadagno di un business angels è quasi sempre direttamente proporzionale al successo ottenuto dalla giovane impresa in cui investe, perciò è essenziale scegliere con cura la startup da sostenere.
In conclusione, ecco dunque spiegato cosa sono i business angels e qual è il loro ruolo nella società. Questi investitori informali sono un importante motore per lo sviluppo e l’innovazione, e consentono di massimizzare le possibilità di successo delle giovani imprese. Senza di loro, molte startup innovative probabilmente non si sarebbero mai affermate.