GMX: acquistare su Young Platform da oggi si può!

Tutto quello che devi sapere sulla crypto GMX, per decidere se e come acquistare!

La crypto GMX è disponibile su Young Platform per l’acquisto, la custodia e la vendita.

Dopo dYdX (DYDX) arriva il token dell’applicazione decentralizzata (dapp) più utilizzata nel segmento derivati della DeFi. Scopri tutto su GMX e valuta se è una crypto che fa per te!

GMX: le cose da sapere

GMX è un exchange decentralizzato per il trading di derivati. Su questa piattaforma è possibile operare attraverso i perpetual futures con una leva finanziaria fino a 50x. GMX è stato inizialmente lanciato sulla Binance Smart Chain con il nome di Gambit Financial, ma ha poi cambiato nome per approdare su Arbitrum, il Layer 2 di Ethereum più utilizzato. Dall’inizio del 2023 è anche disponibile su Avalanche, la blockchain fondata da Emin Gün Sirer.

GMX ha distrutto la concorrenza, diventando il protocollo di derivati più utilizzato. È anche la dapp più popolare di Arbitrum e il ventiduesimo della classifica globale. Il token omonimo è necessario per partecipare alle decisioni di governance del progetto ma consente anche, a chi lo mette in staking, di ricevere una parte dei guadagni della piattaforma.

Come utilizzare GMX su Young Platform?

Ecco tutte le funzionalità disponibili per GMX su Young Platform e Young Platform Pro:

  • Acquisto e vendita con EUR
  • Acquisto ricorrente
  • Deposito da un altro wallet o invio attraverso il network Arbitrum
  • Creazione di un Salvadanaio Singola Valuta o Personalizzato

Investimenti: le differenze tra generazioni

Investimenti: generazioni a confronto

Quali sono le differenze nel modo di investire delle diverse generazioni? Gen Z, Millennials, Gen X e Boomer a confronto

Come cambiano gli investimenti tra le generazioni? Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato una ricerca di Doxa BVA commissionata da Invesco, una delle più grandi e famose società di investimenti al mondo, presentata quest’anno al tredicesimo salone del risparmio. 

Lo studio, svolto su un campione di 800 cittadini italiani, ha coinvolto quattro diverse generazioni di investitori: i Boomer (56 – 67 anni), la Generazione X (35-55 anni), i Millennial (25-34 anni) e la Generazione Z (18-24 anni). Gli intervistati hanno risposto a domande sulla loro relazione con il denaro, sul livello di cultura finanziaria e sulla propensione al risparmio e agli investimenti. 

Investimenti tra generazioni: cosa ci accomuna?

Dal confronto è emerso che, nonostante le generazioni siano intrinsecamente diverse come sono differenti i valori e gli obiettivi che muovono le loro scelte, esse sono accomunate da un forte senso di incertezza. La pandemia, la guerra, il cambiamento climatico e l’inflazione stanno condizionando gli investitori e i risparmiatori di tutte le età. Un intervistato su tre ha dichiarato di essere molto preoccupato per l’attuale instabilità, a causa del timore che la difficile situazione macroeconomica e geopolitica possa non risolversi in futuro.

L’idea di benessere per tutte le generazioni di investitori, coerentemente con quanto detto sui temi ritenuti prioritari, evidenzia l’influenza della pandemia e dell’attuale momento storico. Nella classifica delle necessità la salute è al primo posto per tutti, segue poi il reddito, e poi l’equilibrio tra vita professionale e privata. 

Tra i punti in comune emersi da questa ricerca c’è anche il bassissimo grado di fiducia nelle istituzioni, sia politiche che finanziarie. Il motivo principale di questo atteggiamento disilluso? La mancanza di dialogo e la conseguente ampia distanza percepita tra cittadini e gli organi politici.

Le differenze

Dopo aver trattato i principali motivi di preoccupazione per gli investitori italiani e le caratteristiche che gli accomunano vediamo, invece, le differenze. Come le diverse generazioni si approcciano al denaro, tra risparmio e investimento?

Come investono i Gen Z?

La maggior parte degli italiani che appartengono alla Generazione Z non investe. Prevalentemente perché le risorse finanziarie in mano a questa fetta della popolazione sono  limitate. Dallo studio di Doxa BVA è anche emerso che i Gen Z non si preoccupano eccessivamente della loro situazione finanziaria. La loro visione del denaro è, in generale, ancora molto semplice e legata alla gioia di spendere.

Data la loro giovane età, hanno una conoscenza limitata del mondo della finanza e non si considerano risparmiatori e investitori. Tuttavia, sono pronti ad imparare, e dimostrano una notevole curiosità e una consapevolezza delle proprie lacune su questa materia. Per colmarle, cercano formazione e informazioni mirate interrogando i familiari o navigando sul web.

Come investono i Millennial?

I Millennial sono una generazione di investitori caratterizzata da una grande ambizione. Vedono il denaro come un riflesso del loro successo personale, misurato attraverso gli obiettivi raggiunti e gli errori commessi. 

La maggioranza dei Millennial utilizza il proprio denaro per far fronte alle spese quotidiane e per perseguire obiettivi tangibili come l’acquisto di una casa o di un’auto. Ma è anche mossa dal desiderio di comprenderne a fondo il funzionamento e acquisire una solida cultura finanziaria. I giovani uomini sono attratti da opportunità finanziarie dinamiche e cosmopolite. Quelle che riscuotono più successo sono, secondo la ricerca di Doxa BVA, le criptovalute. 

Pensi di rientrare in questa categoria di investitori di nuova generazione all’avanguardia? Approfondisci il mondo crypto con Young Platform.

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Per quanto riguarda il risparmio invece, lo considerano un dovere etico, ma non sempre lo trovano gratificante. È comunque, secondo loro, importante sentirsi in controllo delle proprie finanze ma vedono il risparmio come un fastidioso impegno quotidiano, spesso bilanciato da piccoli acquisti impulsivi. 

Per i Millennials risparmiare significa principalmente limitare le spese in vista di investimenti importanti mentre raramente scelgono prodotti finanziari come i fondi pensione. Sono affascinati dall’idea di far fruttare il proprio denaro, ma spesso evitano di farlo direttamente per timore di prendere decisioni sbagliate e perdere il proprio capitale.

Gli investimenti della Generazione X

Gli individui che fanno parte della Generazione X si sono dimostrati i più propensi a diversificare i propri investimenti. Molti di loro però, soprattutto chi in passato non ha preso decisioni finanziarie oculate, si trova in difficoltà a causa dell’inflazione. Il loro potere d’acquisto si erodendo più di quanti ci si sarebbe potuto aspettare. Tuttavia, la maggior parte di loro non si spaventa e si dichiara pronto ad affrontare le sfide.

Per rimanere informati, iniziano da soli ma sono aperti al dialogo con consulenti bancari, amici esperti e gruppi di discussione, cercando un confronto basato sulla fiducia. Si tengono aggiornati attraverso il web e la televisione per comprendere l’attuale situazione finanziaria. Molti mettono da parte somme mensilmente, talvolta utilizzando piani di accumulo. In alcuni casi, dedicano parte delle rendite provenienti da seconde case e fanno affidamento su polizze vita.

Come investono i Boomer?

Gli investitori che hanno vissuto il boom economico si sono ritrovati immersi in un presente meno sicuro e tranquillo di quanto si aspettavano nei decenni passati. L’approccio tradizionale di accumulo a cui erano abituati sembra ormai obsoleto e sebbene la maggior parte di loro disponga di risparmi e rendite questi vengono erosi velocemente dall’inflazione.

Per cercare di migliorare la loro situazione finanziaria, i Boomer cercano di colmare il divario che sentono con le nuove generazioni. Molti di loro si sono dichiarati interessati a nuove opportunità finanziarie, come le criptovalute; mentre alcuni partecipano ai corsi di trading offerti dalle banche o a consulenze.


Dal confronto sugli investimenti delle generazioni è emerso che questi cambiano, ma, in realtà, non tanto quanto ci si potrebbe aspettare. Probabilmente a causa dell’avvento di internet che sta assottigliando le differenze e mettendo tutti sullo stesso piano. Chi l’avrebbe detto che i Boomer sono, insieme ai Millennial, la generazione più interessata a investire in criptovalute, un asset che sembrerebbe indicato per gli individui più giovani?

Base: cos’è e come funziona il Layer 2 di Coinbase

Base: cos’è e come funziona la blockchain di Coinbase?

Base, ad un mese dal lancio, è già uno dei Layer 2 di Ethereum più utilizzati. Scopri che cos’è in questo articolo

Che cos’è e come funziona Base? Il Layer 2 di Ethereum sviluppato da Coinbase, è già la nona blockchain più utilizzata del mondo crypto, nonostante la sua mainnet sia stata lanciata ad inizio agosto. Il merito potrebbe essere proprio di Coinbase, che sta convincendo una parte della sua base utenti ad interagire con il network.

La nuova rete Web3 costruita utilizzando lo stack di sviluppo di Optimism potrebbe essere caratterizzata da una eccessiva centralizzazione essendo sviluppata da uno dei più importanti e longevi exchange del mondo crypto?

Le origini di Base: perché tutto questo interesse?

Per capire che cos’è Base è necessario sapere che è stata sviluppata da Coinbase, la più grande azienda del mondo crypto dopo Binance. L’exchange ha svolto un ruolo cruciale ai fini dell’adozione delle criptovalute ed è oggi disponibile in più di 100 paesi. Oltre ad essere molto popolare e ad offrire un grande numero di prodotti ad un altrettanto ampia base clienti (circa 7,3 milioni), gestendo circa 130 miliardi di dollari di asset sulla sua piattaforma.

Appena è stata lanciata ha attirato subito l’interesse di un gran numero di appassionati. D’altronde Base vuole essere la blockchain che permette agli utenti di accedere ai servizi di finanza decentralizzata (DeFi). Pertanto in molti si aspettano che attirerà alcuni dei migliori sviluppatori blockchain del mondo.

Se ti interessa esplorare questo mondo innovativo hai bisogno di una piccola quantità di Ethereum. Se non possiedi già, puoi acquistarne qualcuno sul nostro exchange.

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Base: cos’è e come funziona

Base è un Layer 2 di Ethereum che utilizza la tecnologia degli optimistic rollup per garantire un output fulmineo e costi di transazioni bassissimi. I rollup sono pacchetti di transazioni  pubblicate sul Layer 1, ossia Ethereum, il quale garantisce l’integrità e la disponibilità dei dati. Il processo di elaborazione necessario prima della pubblicazione però avviene off-chain, poi i rollup vengono inviati al Layer-1 dai sequencer, dei nodi che ordinano le transazioni, presumendo che siano corrette. 

Il funzionamento di Base è pressoché identico a quello di Optimism, dato che questo Layer 2 è stato costruito utilizzando il suo stack di sviluppo. Questo blocco di memoria standardizzato e open-source che gli sviluppatori possono utilizzare per costruire altre reti è costituito da componenti software gestiti dalla Optimism Collective. L’obiettivo principale di questo stack è creare una “super chain”, ovvero una rete di blockchain Layer 2 che condividano la governance, gli aggiornamenti e i bridge.

La blockchain di Coinbase è inoltre compatibile con la Ethereum Virtual Machine (EVM), perciò gli sviluppatori che ci lavorano possono utilizzare tutti gli standard creati sulla blockchain di Ethereum.

La blockchain di Coinbase: rischio centralizzazione

Per comprendere a pieno che cos’è Base e come funziona bisogna parlare anche dei potenziali rischi e dei limiti di questo network. Il primo ha a che fare con la decentralizzazione, dato che Coinbase potrebbe esercitare una forte influenza sulla rete.

Secondo i termini di servizio infatti, ad oggi Coinbase è l’unico sequencer che opera su Base. Un sequencer è un nodo che riceve, registra e riporta le transazioni su un rollup. È il sequenziatore che accredita i fondi sul conto rollup dell’utente dopo aver ricevuto la prova del deposito sul contratto rollup. Inoltre l’exchange è anche il gestore del bridge principale che si può utilizzare per “raggiungere” il Layer 2.

Base non possiede token di governance, a differenza della maggior parte degli altri Layer 2 e difficilmente arriverà visto il rapporto della blockchain con la Securities and Exchange Commission (SEC). Mentre, come accade su tutti i Layer 2 di Ethereum, le gas fees necessarie a processare le transazioni si pagano in ETH. Questo potrebbe accrescere ancora di più il rischio centralizzazione, visto che gli utenti non possono, ad oggi, esprimersi sulle decisioni future del protocollo.

Ultimamente tantissimi attori del mondo crypto stanno lavorando a soluzioni di scalabilità per Ethereum. Ma quindi cos’è Base, soltanto l’ennesimo Layer 2? È difficile dirlo visto che è stato rilasciato da solo un mese, ma essendo sviluppato da una delle aziende pioniere del settore crypto potrebbe essere destinato a imporsi!

Bitcoin e la storia della moneta. Con Ferdinando Ametrano

La storia della moneta. Con Ferdinando Ametrano

Le monete fiat sono sempre state inefficienti? L’identità di Bitcoin: moneta universale o riserva di valore?

Che cos’è la moneta e qual è la sua storia? Il mondo del futuro ha bisogno di una nuova valuta comune più efficiente, sicura e decentralizzata?

Dal 1913, l’anno di fondazione della Federal Reserve, il dollaro ha perso più del 90% del suo potere d’acquisto. Ma gli esseri umani reputano ancora indispensabili i monopoli che regolano il funzionamento delle monete governative, mentre li considerano inaccettabili in qualsiasi altro tipo di mercato.

Questa lunga fase di stallo dell’evoluzione monetaria che dura da più di un secolo però, potrebbe essere prossima alla sua conclusione. Bitcoin ha le carte in regola per diventare la moneta universale? Oppure è meglio considerarla una riserva di valore?

Domani, martedì 12 settembre alle 18:30, in una chiacchierata a tema macroeconomia e sociologia risponderemo a queste domande insieme a un grande ospite: Ferdinando M. Ametrano.

CEO e co-fondatore di CheckSig e professore di Blockchain & Bitcoin Technology in diverse università europee, nonché grande esperto di economia e criptovalute.

Se ti serve un ripassino sul tema, dai un’occhiata a questi contenuti!

Imposta un promemoria per non perderti questa interessante live. Ci vediamo qua sotto!

Bitcoin previsioni: il bull market è ripartito a marzo secondo Arthur Hayes

Bitcoin previsioni: il bull market è iniziato

Secondo le previsioni su Bitcoin di Arthur Hayes il bull market è ripartito a Marzo 2023. Ma come si comporterà BTC nei prossimi mesi?

Le previsioni su Bitcoin di Arthur Hayes non sono mai scontate. Il fondatore ed ex CEO di BitMEX, in un discorso tenuto alla Blockchain Week di Seul, ha dichiarato che il bull market è ripartito da mesi, il 10 marzo 2023 per essere precisi.

Secondo Hayes, però, per assistere ad un’esplosione rialzista del mercato sarà necessario aspettare da sei a dodici mesi. Ma cosa si cela dietro a questa tesi, da dove arrivano le previsioni su Bitcoin, interessanti soprattutto alla luce dell’halving in arrivo nel 2024?

Perché il bull market è già iniziato?

Le previsioni su Bitcoin esposte dal celebre investitore durante la Blockchain Week di Seul erano già state anticipate all’interno di un’analisi pubblicata sul suo blog. Ma quali sono stati gli eventi scatenanti di questo bull market secondo Hayes? Il primo è l’istituzione del Bank Term Funding Program (BTFP), un fondo creato dalla Federal Reserve per aiutare istituti di credito in difficoltà.

In occasione del crollo delle banche americane (tra cui Silicon Valley Bank, Signature Bank, ecc…) la Federal Reserve (FED) ha utilizzato questo fondo per acquistare le obbligazioni detenute da quegli istituti di credito. Invece che comprarle al prezzo di mercato però (molto basso a causa dell’incremento dei tassi di interesse) le ha acquistate tenendo conto del loro valore nominale. In poche parole la FED ha iniettato liquidità nel mercato per salvare le banche sull’orlo del fallimento, contribuendo all’incremento dell’insostenibilità del sistema fiat.

Il secondo punto alla base delle previsioni su Bitcoin di Hayes è strettamente connesso al primo e riguarda sempre le obbligazioni americane (bond). Questi strumenti finanziari a breve inizieranno a scadere e il governo dovrà emetterne di nuovi al netto dei tassi di interesse attuali. Questo genererà un ulteriore incremento di liquidità all’interno dei mercati la quale, secondo Hayes, si sposterà sui asset considerati più rischiosi perché più volatili, come Bitcoin.

Bitcoin è stato creato per questo

Come evidenziato, dunque, le previsioni su Bitcoin di Arthur Hayes sono strettamente connesse al fallimento di alcuni istituti di credito americani avvenuto ad inizio 2023. Il CEO di BitMEX sa benissimo che Bitcoin è stato creato proprio per questo motivo, ovvero impedire che i fallimenti e gli intrecci delle banche commerciali e centrali danneggino l’economia. Non a caso il creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto ha inciso nel blocco genesi: “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”. 

Questo è il titolo di un articolo del Times sulla crisi finanziaria del 2008 che descrive l’intervento del ministro dell’economia britannico dell’epoca, Alistair Darling per salvare le banche. Il testo è stato scelto da Satoshi Nakamoto, come una sorta di dichiarazione di intenti per la creazione di una nuova forma di valuta digitale decentralizzata, che fosse immune alle manipolazioni delle banche centrali e dei governi.

Attraverso i bailout o alcuni surrogati come il Bank Term Funding Program (BTFP), infatti, le banche centrali e i governi salvano gli istituti di credito in difficoltà, ma influenzano negativamente la situazione economica globale.


Insomma, come già anticipato le previsioni su Bitcoin di Arthur Hayes non si sono dimostrate affatto scontate. Il CEO di BitMEX non ha parlato né di ETF spot su Bitcoin e nemmeno di Halving! Sarà soltanto il tempo, però, a dire se le sue stime si concretizzeranno oppure no.

Bitcoin Halving 2028, tutto quello che devi assolutamente sapere

Prossimo halving Bitcoin nel 2024: tutte le cose da sapere

Quando è previsto il prossimo halving di Bitcoin? Le cose da sapere per prepararsi all’evento!

Il prossimo halving di Bitcoin è previsto per il 2028, quando sarà minato il blocco numero 840.000. Perché è un evento tanto atteso? Cosa succederà dopo? Cerchiamo di fare chiarezza e di esaminare tutte le cose da sapere in merito.

Prossimo Halving Bitcoin 2028: a cosa serve questa operazione?

L’halving è il meccanismo interno al sistema di Bitcoin che regola la progressiva diminuzione delle ricompense elargite ai miner che validano i blocchi. Serve a ridurre le crypto in circolazione, per mantenere la scarsità. I miner infatti ogni volta che validano un blocco, ricevono una quota di BTC. L’halving è un elemento della tokenomics di BTC fin dalla sua creazione ed è gestito da un algoritmo. 

Quando avvengono gli halving e come si calcola la data esatta

Il prossimo halving di Bitcoin dovrebbe arrivare tra Marzo e Maggio 2028, in corrispondenza del blocco n° 210.000 rispetto all’halving precedente quindi al n° 1.500.000. È un evento che gli utenti potrebbero non notare dato che non altera in alcun modo lo stato della blockchain, solamente i miner se ne accorgono; ma nonostante questo tutti i crypto enthusiast aspettano questo momento con trepidazione. Nel momento in cui viene validato l’ultimo dei 210.000 blocchi, l’emissione di BTC si dimezza

Per calcolare quando avverrà il prossimo halving di Bitcoin è necessario moltiplicare il numero dei blocchi che devono essere validati da un halving all’altro (210.000) per il tempo necessario a farlo, che è in media di 10 minuti. Dopodiché bisogna dividere il numero che si ottiene per 60, ovvero il numero di minuti da cui è composta un ora. Facendo questo rapido calcolo si scopre che passano circa 35.000 ore da un halving all’altro, più o meno 1458 giorni ovvero un po’ di più di quattro anni. Per conoscere la data esatta del prossimo halving del 2028, bisogna osservare a che numero di blocco siamo giorno per giorno. 

Questi “dimezzamenti” non saranno infiniti, cesseranno quando verrà emessa la max supply (la fornitura massima) di Bitcoin, che ammonta a 21 di milioni BTC, presumibilmente intorno all’anno 2140. Ciò significa che la criptovaluta deve ancora affrontare circa 39 halving in 117 anni.

Quante saranno le ricompense dopo l’halving del 2028?

Un’altra informazione fondamentale sull’halving ha a che fare con le emissioni di Bitcoin nel tempo. I miner, nel momento in cui Bitcoin è stato creato (Gennaio 2009), ricevevano 50 BTC per ogni blocco validato. Il primo halving è avvenuto nel 2012 ed ha dimezzato le ricompense che sono diventate di 25 BTC. Il processo si è poi ripetuto nel 2016, nel 2020 e nel 2024, quando le ricompense per blocco sono diventate di 3,15 Bitcoin. In occasione del prossimo halving del 2028 queste diventeranno di 1.575 BTC.

Sull’exchange italiano Young Platform puoi seguire in tempo reale il prezzo di Bitcoin e monitorare l’impatto del prossimo halving.

Controlla il prezzo ora

Gli halving e il prezzo di Bitcoin 

Nel momento in cui si dimezzano le emissioni di questa crypto, Bitcoin diventa sempre più scarso e ciò indirettamente ha un impatto sul prezzo. Nei mesi successivi all’halving del 2012 il prezzo è aumentato quasi del 12.000%, mentre dopo quello del 2020 circa del 300%. Ovviamente l’halving non è l’unica causa di questi incredibili rally rialzisti del passato, ma in genere il prezzo di Bitcoin ha sempre risposto positivamente a questo evento ricorrente.

L’halving agisce anche sul tasso di inflazione di Bitcoin. Nel 2011, per esempio, BTC era soggetto ad una inflazione annua del 50%. Nel 2012 questa è diventata del 12%, mentre ad oggi si attesta attorno all’1,77%. Ci si chiede a questo punto, dove arriverà dopo il prossimo halving del 2028.

Nonostante quest’ultimo sia un evento automatico, non passa inosservato ma influenza fortemente l’ecosistema di Bitcoin e anche tutto il mondo crypto. Ad un anno dall’attesa operazione, ci troviamo ancora intrappolati nelle grinfie di questo bear market che sembra infinito. L’euforia che crescerà con l’avvicinarsi del prossimo halving di Bitcoin del 2028 aiuterà il mercato crypto a risollevare la testa?

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. Rimani aggiornato con noi sul prossimo halving di Bitcoin!

Dati sensibili: quali sono e come proteggerli? Una guida

Dati sensibili: quali sono e come proteggerli

Quali sono i dati sensibili? Le informazioni personali che rientrano in questa categoria disciplinata dal regolamento dell’Unione Europea

Quali sono i dati sensibili? Una domanda che le persone si pongono molto spesso, soprattutto quando sentono nominare questa particolare categoria di informazioni. La definizione normativa è mutata nell’ultimo periodo. Dopo l’introduzione del GDPR, il regolamento dell’Unione Europea che disciplina il modo in cui le aziende e le altre organizzazioni trattano i dati personali, i dati sensibili hanno infatti cambiato nome e ora vengono definiti particolari e sono un sottoinsieme dei dati personali.

In questo articolo scopriremo non soltanto quali sono i dati sensibili, quali informazioni rientrano in questa categoria, i rischi associati alla divulgazione, ma anche come proteggerli.

Dati sensibili: cosa sono?

I dati sensibili sono informazioni particolarmente personali, delicate e preziose. Vengono definiti sensibili (dopo l’introduzione del GDPR particolari) perché sono in grado di rivelare aspetti intimi della vita di una persona e possono essere utilizzati per danneggiare o discriminare un individuo. Per questo motivo le aziende devono trattarli con grande attenzione, raccoglierli solo se realmente necessari e conservarli in modo sicuro.

Quali sono i dati sensibili?

Definire quali siano esattamente i dati sensibili può essere complesso. In particolare perché le disposizioni normative sono variate nel tempo ed è cambiato anche il nome attribuito a questo tipo di informazioni. Il dati sensibili sono stati nominati per la prima volta del decreto legge 196 del 2003 e riguardavano le seguenti caratteristiche di un individuo:

  • L’origine razziale ed etnica
  • Le opinioni politiche
  • Le convinzione filosofiche e religiose
  • L’orientamento sessuale 
  • Lo stato di salute

Con l’introduzione del GDPR sono stati aggiunti i dati biometrici e genetici e l’appartenenza sindacale alle informazioni che possono essere trattate soltanto se in possesso di un’autorizzazione scritta del diretto interessato.

La differenza tra dati sensibili e personali

Spesso c’è molta confusione intorno al concetto di dati sensibili tanto che questo viene usato come sinonimo di: dati personali. In realtà se è vero che tutti i dati sensibili sono dati personali è invece falso il contrario. Alcuni dati personali (come il codice fiscale o l’indirizzo IP) non vengono definiti sensibili o particolari perché sono meno delicati e estrapolabili attraverso altre informazioni. 

In ogni caso, entrambe le tipologie di dati possono essere utilizzate per realizzare attacchi informatici. Se un attore malevolo dovesse entrare in possesso, ad esempio, di dati che riguardano la nostra salute potrebbe infatti ricattarci.

Dati sensibili: come proteggerli

Proteggersi dai malintenzionati che tentano di rubarci i dati sensibili è compito nostro. Per questo è necessario navigare in internet in modo consapevole prendendo tutte le precauzioni possibili. Ecco una veloce check list che puoi consultare per capire se stai utilizzando internet in modo sicuro:

  • Utilizzare password robuste: di lunghezza superiore agli 8 caratteri e composta da minuscole, maiuscole, simboli e numeri;
  • Rendere privati i profili social: per evitare phishing e social engineering;
  • Utilizzare un VPN: al fine di nascondere il proprio indirizzo IP e i siti che si consultano;
  • Non cliccare su link sospetti;
  • Criptare i file contenenti i dati più preziosi.

La crittografia è una delle tecnologie fondamentali per il mondo crypto e permette a questo settore di perseguire i suoi valori fondamentali: decentralizzazione e totale rispetto della privacy e dell’anonimato. Se ti interessano questo tipo di argomenti e vorresti approfondire puoi valutare di scaricare l’app di Young Platform.

Scopri Young Platform


Ora che sai quali sono i dati sensibili, come si differenziano da quelli personali e come proteggersi dai malintenzionati che cercano di impossessarsene puoi navigare un po’ più serenamente sul web consultando sia i siti tradizionali che le dapp (applicazioni decentralizzate) costruite sulle blockchain.

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 

Finanza decentralizzata, ETF e inflazione con Paolo Turati

presentazione live con ferrero e turati

Un approfondimento sui temi più caldi di quest’estate: ETF su Bitcoin, inflazione e finanza decentralizzata (DeFi)

La finanza decentralizzata (DeFi) ha le carte in regola per cambiare il modo in cui concepiamo il denaro. Ma cos’è e come funziona questa complessa e interessante applicazione della tecnologia blockchain? 

La discussione sugli ETF spot su Bitcoin ci sta accompagnando da tutta l’estate mentre sentiamo parlare di l’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse da più di un anno. 

Per approfondire questi temi abbiamo invitato uno dei più grandi esperti italiani di DeFi e mercati finanziari.

Giovedì 31 agosto alle 17:00 saremo in live con Paolo Turati, direttore del laboratorio di Finanza Decentralizzata (DeFi) della SAA (School of Management) di Torino e presidente del comitato scientifico della facoltà.

I temi trattati saranno tanti! Parleremo ovviamente di finanza decentralizzata e degli ETF spot su Bitcoin, ma anche di inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse.

Non perderti questa stimolante chiacchierata, attiva il promemoria!

I BRICS creeranno la loro moneta? È in arrivo la de-dollarizzazione?

bandiere dei brics

I BRICS creeranno una loro moneta accelerando il processo di de-dollarizzazione dell’economia mondiale?

La moneta dei BRICS arriverà? Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, durante il Summit di Johannesburg ha dichiarato di voler introdurre una valuta comune per il commercio e gli investimenti. L’obiettivo? Ridurre la vulnerabilità alle fluttuazioni dei tassi di cambio del dollaro.

Ma la domanda sorge spontanea: cosa potrebbe succedere all’economia mondiale se la moneta dei BRICS vedesse effettivamente la luce, soprattutto alla luce del ruolo giocato dal dollaro USA? 

Cosa sono i BRICS

Prima di affrontare il discorso sulla moneta dei BRICS, urge dare una definizione di questa sigla. Questi sono paesi che hanno maggiormente beneficiato della globalizzazione e le cui economie sono incredibilmente cresciute negli ultimi anni. Essi, per via della loro esclusione dalle conferenze mondiali, in particolare dal G7, hanno deciso di creare le loro istituzioni parallele e ora si giocano alla pari il primato con le potenze occidentali.

I membri originari di questa organizzazione sovrastatale sono Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Le iniziali dei nomi di questi paesi formano infatti la sigla BRICS, ma dal 1° gennaio 2024 il gruppo si espanderà. 

Entreranno a far parte dei BRICS anche l’Arabia Saudita, l’Argentina, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, l’Etiopia e l’Iran. Grazie a queste new entry essi diventeranno responsabili della produzione di circa il 36% del PIL mondiale e, insieme, ospiteranno il 47% della popolazione. I loro scambi “interni” sono arrivati nel 2022 a 762 miliardi di dollari. È facile comprendere quanto potrebbe cambiare l’economia globale nel caso in cui la moneta dei BRICS dovesse realmente nascere.

La moneta dei BRICS e la de-dollarizzazione

Durante la conferenza di Johannesburg i presidenti dei vari paesi hanno citato più volte la possibilità di introdurre la moneta dei BRICS, una valuta di riserva comune che possa sfidare il dollaro sui mercati internazionali. Il lancio resta un obiettivo per il futuro anche se non è ancora stata pianificata una strategia per introdurla. A quanto pare, però, essa non si sostituirà alle valute locali ma permetterà a questo blocco di svincolarsi dall’utilizzo di una moneta di un Paese terzo. 

La possibile nascita di una nuova valuta comune avrebbe infatti una conseguenza imponente, messa in evidenza a Johannesburg già dal leader russo Putin: la de-dollarizzazione. Nonostante sia chiaro che l’uomo abbia fatto “la voce grossa” a causa della recente esclusione della Russia dal sistema finanziario internazionale, le questioni presentate meritano un approfondimento. 

Putin ha presentato alcuni dati sulle quote di commercio delle valute, precisando come quella del dollaro americano si stia progressivamente riducendo. Inoltre ha ribadito che, secondo lui, il processo di abbandono dello USD sia irreversibile e si è espresso in favore dell’istituzione di una banca centrale dei BRICS volta a finanziare progetti infrastrutturali nei paesi in via di sviluppo.

Sulla questione si è espresso anche il co-fondatore di Rich Dad Company, Robert Kiyosaki. Secondo l’uomo che nel 2008 riuscì a prevedere il crollo di Lehman Brothers, la nascita di una comune moneta dei BRICS potrebbe significare il crollo del dollaro. Previsioni ovviamente personali, ma che hanno evidenziato perfettamente l’importanza delle discussioni sull’argomento. 

La conferenza di Johannesburg

Non si è parlato soltanto della moneta dei BRICS alla Conferenza di Johannesburg. I leader degli stati hanno aperto il Summit del 22 agosto parlando delle difficoltà che, ognuno dei paesi membri, sta affrontando sul piano economico. I topic principali sono stati: la crisi immobiliare in Cina, la guerra in Ucraina e, in generale, il rallentamento dell’economia globale

Il ministro dei trasporti del Sudafrica (paese ospitante) Sihle Zikalala, ha definito i BRICS una grande opportunità che garantisce ai paesi in via di sviluppo di cooperare sullo stesso piano delle grandi potenze del mondo. È ancora da capire se i partecipanti “minori” di questo blocco riusciranno ad emergere o se i BRICS soffriranno l’egemonia dei membri più sviluppati, su tutti Cina e India.

Il primo ministro indiano invece ha parlato prevalentemente del suo paese, descrivendo il ruolo che ricopre nell’economia globale e all’interno dei BRICS. Narendra Modi ha dichiarato che l’India ha tutte le potenzialità per diventare il primo Stato al mondo per produzione industriale e prodotto interno lordo (PIL).

Il leader cinese Xi Jinping si è invece espresso sulla guerra in Ucraina, dichiarando che, secondo lui, l’unico modo per porre fine al conflitto è attraverso una trattativa di pace. Inoltre, si è anche offerto come mediatore tra le parti. Ha poi parlato di multipolarità globale sostenendo che la Cina non punta a diventare un paese egemone ma appoggia completamente la democratizzazione delle relazioni internazionali.

Tornando al tema centrale della discussione, però, le conclusioni della conferenza sono state deboli: nonostante i colloqui sulla moneta dei BRICS siano stati intavolati, questo tema ha occupato molto meno spazio rispetto alle attese. Chi si aspettava l’arrivo imminente di una valuta comune per questi paesi in via di sviluppo è forse rimasto deluso. Il tema, però, continuerà ad attirare l’attenzione del mondo intero e, soprattutto, del dollaro americano.

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Rinegoziazione mutuo: tutto quello che devi sapere per revisionare un finanziamento

Rinegoziazione mutuo: tutto ciò che devi sapere

Rinegoziazione mutuo: cosa comporta questa pratica, quando è possibile attuarla e i costi

Attuare una rinegoziazione di un mutuo significa collaborare con la banca per ridefinire alcune condizioni del prestito che si è contratto. Questa pratica è volta a soddisfare le necessità dei clienti che possono cambiare nel tempo. Le esigenze variano a causa di fattori esterni, come l’aumento dei tassi di interesse che fa lievitare i costi di un finanziamento, o interni, come il bisogno di estinguere un mutuo prima del tempo o di ridurre l’onere delle rate.

La rinegoziazione di un mutuo è una possibilità che tutti i clienti delle banche che hanno richiesto un prestito possono valutare. Ecco come funziona e quando è conveniente richiederla.

Quando è conveniente chiedere una rinegoziazione mutuo?

Ci sono varie ragioni per considerare una rinegoziazione del tuo mutuo. Per esempio potresti avere la necessità di revisionare la durata di un finanziamento. Allungare la sua durata ti permette di affrontare rate più abbordabili, mentre pagare rate più salate ti consente di estinguerlo prima del tempo

Inoltre, potresti voler modificare la natura di esso passando da un mutuo a tasso fisso ad uno a tasso variabile per prevedere un aumento dei tassi di interesse, o viceversa perchè ti aspetti una diminuzione di questi ultimi.

L’incremento dei tassi è il tema macroeconomico del momento nonché la contromisura principale attuata dalle banche centrali per proteggersi dall’inflazione. Se vuoi metterti al riparo da questo fenomeno che erode il tuo potere d’acquisto puoi valutare di aggiungere Bitcoin al tuo portafoglio. 

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Richiedere la rinegoziazione mutuo: come procedere

Per avviare la procedura, devi stipulare un “accordo di rinegoziazione” con la banca. Tu e la banca siete gli unici protagonisti di questo “patto”, quindi non c’è bisogno di coinvolgere un notaio, poiché si tratta soltanto di una modifica parziale del contratto originale.

È però la banca ad avere il “coltello dalla parte del manico” in questa circostanza, visto che deciderà se concedere al cliente la rinegoziazione del mutuo dopo aver condotto un’analisi di fattibilità.

I vantaggi

La rinegoziazione del mutuo offre molti vantaggi, l’unico ostacolo che si deve affrontare per ottenere questa modifica è, come già anticipato, l’analisi di fattibilità della banca. 

Innanzitutto questa è un’operazione completamente gratuita; se la banca approva la tua richiesta, non ci saranno spese da sostenere (come spese di istruttoria o notarili). Perciò potrai ottenere condizioni più favorevoli sul tuo mutuo a costo, adattando la quantità e l’onere delle rate alle tue esigenze.

Infine, nel processo, non sono, di solito, richieste ulteriori garanzie da parte della banca, poiché quelle necessarie sono già state fornite al momento della stipula del contratto originario. Ora che sai che è possibile rinegoziare un mutuo e conosci il procedimento da svolgere puoi valutare se intavolare questa discussione con un dipendente della tua banca di fiducia.

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